Legittimo impedimento: la Camera al voto

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Di Pietro: "Una legge degna di un paese barbaro e dittatoriale". Bersani invita il premier a rinunciare. L'Udc si astiene. Favorevole il Pdl e la Lega

"Solo in un Paese barbaro e dittatoriale si può immaginare che un presidente del Consiglio si faccia
fare una legge apposita per non farsi processare". A dichiararlo è stato Antonio Di Pietro, nella sua dichiarazione di voto alla Camera sul legittimo impedimento. Il premier, ha insistito, si è fatto fare "decine e decine di leggi alla bisogna, aggirando la Costituzione e la buona fede degli elettori".

Il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha invitato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a rinunciare al legittimo impedimento e a farsi processare. "Il presidente del Consiglio a questo punto della sua
quindicennale vicenda poterebbe compiere un atto di responsabilità", ha insistito, e mettere "prima di tutto l'Italia, affrontare a viso aperto le situazioni fruendo dell'attuale quadro di garanzie che valgono per tutti i cittadini".

Il voto sul legittimo impedimento è previsto dopo le ore 18. Ieri l'opposizione ha dato battaglia in aula, non ricorrendo però mai al voto segreto. "Non nel nostro nome", ha attaccato il vicesegretario del Pd Enrico Letta, mentre il leader dell'Idv Antonio Di Pietro considera che a ministri e premier "sarebbe più giusto dare la precedenza e non l'impedimento" a comparire davanti alla legge.

Nel corso della giornata si è votato sui vari emendamenti, votazione che ha visto quasi sempre l'Udc schierarsi a fianco della maggioranza. Pd e Pdl hanno mantenuto le rispettive posizioni sul disegno di legge: il centro destra ne ha difeso la legittimità, mentre il centrosinistra è tornato, anche per bocca del capo gruppo Dario Franceschini, a sottolineare come il Parlamento discuta di legittimo impedimento mentre davanti a Montecitorio manifestano gli operai dell'Alcoa.




Nei giorni scorsi, nella guerra di posizione che si è aperta alla Camera, l'Udc ha scelto una collocazione che, alla prova dei fatti, è molto più vicina alla maggioranza che al Pd e, a maggior ragione, all'Idv (a cominciare dal voto contrario sulle pregiudiziali presentate dagli altri due partiti di opposizione).
Così, mentre i pezzi grossi dei democratici (D'Alema, Fassino, Enrico Letta, Rosi Bindi, oltre al capogruppo Franceschini) intervenivano ieri in aula per esprimere il rifiuto di questa "leggina", è stato lo stesso Pierferdinando Casini ad alzarsi per confermare che il suo partito ritiene necessario "prendere il toro per le corna". Ossia, trovare una soluzione che permetta a Silvio Berlusconi di gestire la doppia posizione di presidente del consiglio ed imputato.

La logica che il Pd rifiuta, Casini la accetta e la fa propria, sia pure come "male minore", e rivendicando alla propria posizione di essere una prova di "senso dello Stato".

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