Crocifisso per legge

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Arresto fino a sei mesi o sanzioni fino a 1000 euro per chi rimuove o si rifiuta di esporre il simbolo religioso negli uffici pubblici. Ecco la proposta presentata da nove senatori del Pdl

di Serenella Mattera

L’arresto fino a sei mesi, o un’ammenda da 500 a 1.000 euro. Sanzioni non da poco, per chi rimuove o si rifiuta di esporre il crocifisso. Le prevede una proposta di legge presentata da nove senatori del Popolo della libertà, per contrastare ogni “inaccettabile” tentativo di bandire il simbolo religioso dalle pareti degli edifici pubblici. E che chiede perciò al Parlamento di imporne la presenza “in luogo elevato e ben visibile a tutti”.

In Italia manca una legge. L’esposizione del crocifisso è prevista solo da una circolare ministeriale del 1926 per i tribunali, e da due regi decreti del ‘24 e del ’28 per le scuole. E così negli ultimi anni in tanti, da Adel Smith, alla signora di origini finlandesi cui a novembre ha dato ragione la Corte di Strasburgo, fino al giudice Luigi Tosti, radiato per aver fatto lo sciopero delle udienze contro la presenza del crocifisso in aula, hanno chiesto la rimozione del simbolo religioso. E hanno aperto un dibattito ogni volta più acceso tra chi, come loro, contesta la violazione dei principi di libertà di religione e laicità dello Stato, e chi invece sostiene che il Cristo in croce sia un emblema delle radici storico-culturali dell’Italia.

Di quest’ultimo avviso sono i nove senatori del Pdl, che chiedono di mettere fine a ogni polemica con una legge. E nel loro testo elencano puntualmente, calcolando anche i costi per lo Stato (51.646 euro), i luoghi in cui il crocifisso deve essere esposto: scuole e università, uffici pubblici, Comuni, Province e Regioni, circoscrizioni e comunità montane, seggi elettorali, carceri e tribunali, ospedali, ma anche stazioni, porti, aeroporti, sedi diplomatiche e uffici italiani all’estero.

Meno restrittiva la proposta di legge presentata da 23 colleghi del Pdl alla Camera.
Prevede una sanzione disciplinare per chi si rifiuti di affiggere negli uffici pubblici non solo il crocifisso, ma anche la foto del presidente della Repubblica. Insieme. Perché entrambi simboli “della nostra storia democratica e della nostra cultura comune”.

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