Puglia, l'ora delle primarie. Dal web la spinta per Vendola

Politica
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
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Domenica si vota per scegliere il candidato del centro sinistra nella corsa alla Regione. Nichi sfida Boccia, in un remake delle primarie del 2005 vinte dall'attuale governatore. Su Facebook messaggi d'incitamento, ma anche qualche critica al Pd

di Daniele Troilo

Se è vero che la Puglia è il laboratorio del centro sinistra in Italia allora sarà il caso di dare una sistematina a qualche bullone. Perché qualcosa negli ultimi tempi si è rotto. A cinque anni dalle storiche primarie, che hanno poi trascinato Nichi Vendola alla guida della Regione, domenica 24 gennaio i pugliesi tornano alle urne per scegliere il candidato da opporre a quello del centro destra (LEGGI TUTTI I DETTAGLI SULLE PRIMARIE). Francesco Boccia contro Nichi Vendola. Tutto vero, mica un deja vu: sembra un paradosso ma l’intellighenzia di sinistra ha scelto di opporre al presidente uscente lo stesso sfidante da lui battuto nel 2005 in una folgorante campagna elettorale.
Era gennaio, proprio come adesso. Da una parte Boccia, il volto presentabile della sinistra pugliese. Giovane, faccia pulita, curriculum impeccabile. Dall’altra Vendola, omosessuale e comunista. In una regione del Sud piena di pregiudizi non sarebbe servito nemmeno sfogliare l’eventuale curriculum.
Ma Vendola, furbo e intelligente, decide di recitare la parte di se stesso: diverso, quindi migliore degli altri politici. La mossa si rivela vincente e viene replicata anche nella sfida contro Fitto, il rivale superfavorito del centro destra per la corsa alla Regione. Il passaparola sul web è micidiale e nelle città italiane popolate da studenti fuorisede la campagna elettorale pugliese prende il sopravvento su quella locale. A Macerata, a Torino, a Perugia, come in molte altre città universitarie, capita di camminare per le strade e vedere affissi sui muri volantini con la faccia di Vendola. E oggi Nichi, consapevole dell’importanza avuta dal web e dal movimento studentesco nella sua vittoria del 2005, ci riprova con un messaggio su You Tube dedicato proprio agli studenti fuorisede.

Guarda il video:



Su Facebook c’è anche un gruppo che raccoglie tutte le informazioni per aiutare gli studenti fuorisede a tornare in Puglia domenica per votarlo. Ma proprio come cinque anni fa, anche ora Vendola viene dato per spacciato. Gli scandali che hanno scosso la sua giunta, l’inchiesta della procura che potrebbe coinvolgerlo e che pende sulla sua testa da mesi come una spada di Damocle sono troppo anche per lui. Un sondaggio sventolato da D’Alema lo darebbe sconfitto contro qualsiasi altro candidato di centro destra. Serve l’appoggio dell’Udc, ma il partito di Casini non sopporta Vendola. Sul web però la macchina a sostegno del governatore pugliese si è rimessa in moto come cinque anni fa. Se tanti dirigenti si affannano in queste ore a manifestare il loro appoggio a Boccia, il popolo di Internet sembra andare in un’altra direzione. “Se Vendola è il candidato, l’Udc non si allea con il Pd. E chi se ne f…! - strilla Giuseppe Valente su Facebook – Dovremmo rinunciare a lui per avere Boccia più i voti democristiani? No Grazie”. In rete c’è anche chi non nasconde la delusione per il caos creato intorno a queste primarie. “Ormai la frittata è fatta – dice Salvatore Curreri – L’ennesima occasione persa per non farci del male”. Chiaro il riferimento al pasticcio della candidatura alle primarie avanzata, e poi ritirata dopo non poche polemiche, dal sindaco di Bari Michele Emiliano.

Tuttavia il sostegno a Vendola arriva anche stavolta da chi con la Puglia non c’entra niente. Daniela Di Gennaro ammette: “Nichi ti sostengo anche se non posso votarti”. E Angelo Colaneri: “Pur essendo molisano tifo per Vendola”. Lui ringrazia e sogna il bis. La sua campagna elettorale punta ancora sulla diversità. Lo slogan che campeggia sul suo sito è: “Solo con(tro) tutti”. In ogni caso “solo”. Insomma, dopo cinque anni al potere sembra che tanti continuino a non associarlo al Palazzo. E questo forse è anche merito di chi al Palazzo proprio non ce lo vuole.

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