Bettino Craxi, risate amare

Politica
La vignetta che Giorgio Forattini disegnò in occasione della morte di Bettino Craxi
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Icona con Andreotti della scena politica italiana degli anni '80 è stato uno dei bersagli preferiti degli autori di satira. Un confronto che non è stato esente da spine

di David Saltuari

Bettino Craxi e la satira, un rapporto quanto meno conflittuale. A differenza di Giulio Andreotti, l'altra grande icona della politica degli anni Ottanta, che sul rapporto con le sue prese in giro costruì un personaggio sornione e furbo, Craxi non ha mai dato l'idea di amare molto le sue parodie. D'altra parte sarebbe stato difficile visto l'immagine pubblica del leader socialista: forte, autorevole, fisicamente imponente. Un'immagine che lasciava poco spazio all'autoironia.

Giorgio Forattini, il più autorevole vignettista di quegli anni, su quest'immagine ci costruì un personaggio: posizione ducesca e stivali da federale,  Forattini diede una rappresentazione un po' irriverente del compiacimento con cui Craxi imponeva anche visivamente la propria figura davanti alle platee e sulla scena politica italiana.
A parte un Giorgio Spadolini, eternamente nudo, Craxi fu in questo modo tra i primi personaggi di Forattini a meritarsi un "costume" ricorrente. Negli anni seguenti il disegnatore romano ne avrebbe creati altri, come il prete Prodi o il bruco Veltroni, ma nel decennio della Milano da bere l'unico a "meritarsi" un costume forattiniano fu il leader socialista.
Un'immagine che, negli anni di Tangentopoli, Forattini ebbe anche modo di ribaltare in senso tragico. Se negli anni del trionfo disegnare Craxi come un gerarca era una presa in giro del suo stile autoritario (o presunto tale), negli anni del declino per Forattini il leader socialista divenne la vittima di una novella Piazzale Loreto.

Forattini del resto fu anche querelato da Craxi. Con altri comici i rapporti non furono molto più facili. Beppe Grillo si vide per lungo tempo chiuse le porte della Rai per una sua battuta su una visita di Stato di Craxi in Cina, con Claudio Martelli che chiede al leader del PSI: "ma se qui sono tutti socialisti a chi rubano?" (la potete vedere qui). Più benevola l'imitazione fatta da Bagaglino, dove Pierluigi Zerbinati, nelle vesti del leader socialista si limitava praticamente a fare da spalla a un Oreste Lionello Andreotti.

Ben prima che i magistrati di Milano iniziassero a indagare sui finanziamenti illeciti al Partito Socialista ci aveva già pensato la satira ad avanzare qualche sospetto sulla leicità di tutti i movimenti di cassa del PSI. I più espliciti, irriverenti e caustici erano però quelli di Cuore, il settimanale di resistenza umana nato come inserito satirico dell'Unità e diventato, ben presto, uno dei giornali più creativi di quegli anni. Anticipando l'uso di titoli a effetto (stile usato oggi anche dai quotidiani più compassati) non c'era settimana in cui non venisse tirato in ballo il Partito Socialista. Il più famoso, finito anche sulle magliette per la sua fulminea sinteticità, fu "Scatta l'ora legale, panico tra i socialisti". Ma ci fu anche "Pensiero stupendo", scritto sopra l'immagine di un Craxi dietro le sbarre, oppure "Hanno la faccia come il culo" quando la Camera negò l'autorizzazione a procedere nei confronti del leader socialista.

Tangentopoli si stava però avvicinando e anche la satira sembrava avvertire un'aria da caduta degli dei. Così, mentre Paolo Rossi cantava Ad Hammamet e immaginava una Milano all'incontrario dove "gli assessori non rubano", il gruppo comico genovese dei Broncoviz anticipava il tramonto del PSI con la parodia di un celebre spot di gelati: "Ti ricordi che festa con la Craxata dell'Antica Segreteria del Corso? dicevano. Via del Corso, intanto dove aveva sede il Partito Socialista, diventava un luogo del passato.

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