Vortice politico ai massimi livelli quello scatenato dalle parole dal premier a Bonn. Dal presidente della Repubblica a quello della Camera, dai leader dell'opposizione all'Anm è un coro di voci critiche
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Le parole sulla giustizia, pronunciate da Berlusconi a Bonn, hanno scatento in poche ore uno scontro politico e istituzionale ai massimi livelli. In una nota del Colle si legge che il presidente della Repubblica "esprime profondo rammarico e preoccupazione. Il capo dello Stato continua a ritenere che, specie per poter affrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l'Italia abbia bisogno di quello 'spirito di leale collaborazione' e di quell'impegno di condivisione che pochi giorni fa il Senato ha concordemente auspicato". A prendere le distanze con forza dal cavaliere è anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale "le parole di Silvio Berlusconi, secondo cui la Consulta sarebbe un organo politico, non possono essere condivise; mi auguro che il premier trovi modo di precisare meglio il suo pensiero ai delegati del congresso del Ppe per non ingenerare una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo". Mentre dal Pdl si cerca di fare quadrato intorno al presidente del Consiglio, l'opposizione è compatta nell'attaccarlo. Per il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, si tratta di "parole non condivisibili e fuori dalle righe". E se Bersani ravvisa in esse un esempio inequivocabile di che cosa sia il populismo, per Antonio Di Pietro sono la dimostrazione di una dittatura oramai presente in Italia. Preoccupazione anche dall'Anm, che non accetta "classificazioni e inquadramenti. Per fortuna la Costituzione prevede per tutti i poteri adeguati organi di garanzia".
Guarda l'intervento di Berlusconi a Bonn
Le parole sulla giustizia, pronunciate da Berlusconi a Bonn, hanno scatento in poche ore uno scontro politico e istituzionale ai massimi livelli. In una nota del Colle si legge che il presidente della Repubblica "esprime profondo rammarico e preoccupazione. Il capo dello Stato continua a ritenere che, specie per poter affrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l'Italia abbia bisogno di quello 'spirito di leale collaborazione' e di quell'impegno di condivisione che pochi giorni fa il Senato ha concordemente auspicato". A prendere le distanze con forza dal cavaliere è anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale "le parole di Silvio Berlusconi, secondo cui la Consulta sarebbe un organo politico, non possono essere condivise; mi auguro che il premier trovi modo di precisare meglio il suo pensiero ai delegati del congresso del Ppe per non ingenerare una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo". Mentre dal Pdl si cerca di fare quadrato intorno al presidente del Consiglio, l'opposizione è compatta nell'attaccarlo. Per il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, si tratta di "parole non condivisibili e fuori dalle righe". E se Bersani ravvisa in esse un esempio inequivocabile di che cosa sia il populismo, per Antonio Di Pietro sono la dimostrazione di una dittatura oramai presente in Italia. Preoccupazione anche dall'Anm, che non accetta "classificazioni e inquadramenti. Per fortuna la Costituzione prevede per tutti i poteri adeguati organi di garanzia".
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