Gruppo anti-Berlusconi su Facebook, "reati pesanti"

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Maroni: denunceremo gli utenti. Il direttore del Servizio Polizia Postale e Comunicazioni Antonio Abruzzese a SKY TG24 parla degli scenari che si aprono dopo l'apertura dell'indagine della Procura di Roma sull'attività del gruppo sul social network

La pagina di Facebook contenente le minacce al premier Silvio Berlusconi verrà chiusa e le persone che hanno postato commenti saranno denunciate. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, oggi a L'Aquila, nel corso di una conferenza stampa.

"Abbiamo dato disposizioni perché il sito contenente minacce al premier apparso su Facebook venga subito chiuso e denunciati alla magistratura quelli che sono intervenuti", ha detto il ministro, il quale ha ribadito la "massima attenzione da parte delle forze dell'ordine per questi fatti".

La procura di Roma, che ieri ha aperto un fascicolo d'inchiesta con l'ipotesi di reato di minacce gravi sulla vicenda, oggi ha dato mandato alla polizia postale di chiedere al social network con sede in California di oscurare le pagine contenenti le minacce relative al gruppo contro Berlusconi. La procura capitolina ha anche sollecitato Facebook a fornire dati sui responsabili delle minacce. Ieri il fascicolo era stato aperto dal procuratore Giovanni Ferrara e dall'aggiunto Nello Rossi, che coordina il gruppo "Reati criminalità informatica", e dal pm Andrea De Gasperis.

Sempre ieri, era intervenuto anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, sollecitando l'apertura di un'inchiesta sul gruppo di Facebook. Oggi si è pronunciato il ministro dell'Interno, che ha annunciato la chiusura della pagina, misura resa necessaria dal rischio che qualcuno possa dare seguito alle minacce contenute nella pagina.

"Non credo che esista un paese del mondo dove qualcuno può scrivere su un sito 'uccidiamo il premier' ", ha detto Maroni. "E' apologia di reato, anzi peggio. E' un problema di cultura: se passa il messaggio che uno può scrivere impunemente queste cose, c'è poi il rischio che a qualcuno venga in mente di metterle in atto", ha concluso il ministro. Il gruppo, creato senza clamori nel settembre 2008, era stato portato a nuova vita da un nuovo amministratore, che in breve aveva visto iscriversi oltre 15 mila persone.

"Quello che è sicuro è che per i responsabili si configurano reati pesanti per la giustizia italiana". Così il direttore del Servizio Polizia Postale e Comunicazioni Antonio Abruzzese a SKY TG24 parla degli scenari che si aprono dopo l'apertura dell'indagine della Procura di Roma sull'attività del forum "Uccidiamo Berlusconi" contro il premier sul social network Facebook, i cui iscritti sarebbero almeno 15mila.

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