Referendum: la riforma elettorale si studia su Facebook

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Sul social network gli utenti si chiedono perché votare sì o invece schierarsi con il no. Ma molti puntano il dito contro l’eccessiva complessità dei tre quesiti. Ed ecco che nascono decine di gruppi per capire la riforma elettorale

di Chiara Ribichini

“Il Referendum contro l'attuale legge elettorale, il Porcellum, deve diventare una battaglia civile di tutti gli italiani contro il male che infesta le istituzioni della nostra Repubblica, contro la corruzione e l'arroganza di tutta la nostra classe politica. E' una battaglia che deve essere vinta, per riportare la democrazia nel nostro Paese”. E’ questo il dictat di Referendum Legge elettorale 2009, (per visualizzare i link bisogna essere registrati, ndr) uno dei tanti gruppi di Facebook dedicati ai tre quesiti sui quali gli italiani sono chiamati ad esprimersi il prossimo 21 e 22 giugno.
E sulla rete gli utenti si spaccano: pro o contro la riforma della legge elettorale che prevede, in sintesi, il premio di maggioranza non più alla coalizione ma alla lista più votata (sia alla camera che al Senato), l’innalzamento della soglia di sbarramento e il divieto di candidature multiple.

Perché votare sì? “Perché aumenterebbe la stabilità politica, perché gli sbarramenti sono fondamentali se non vogliamo 30 Partiti in Parlamento che fanno i loro giochetti, perché se vincesse il no, sarebbe non solo un passo indietro della democrazia, ma un regalo a mini partiti che ricevono soldi pagati con le nostre tasse” si legge nella descrizione di Mai più partiti parassiti.
Di tutt’altro parere gli iscritti al gruppo No al referendum elettorale, Legge Truffa! La Lega ha salvato la democrazia. Qui, in una nota, si elencano punto per punto tutte le motivazioni per cui essere contrari.
Nella bacheca del gruppo Porcellum con il referendum, Mariangela spiega il perché del suo no: “Con il referendum, se approvato, la legge elettorale diverrebbe peggiore. E' vero che non ci sarebbe più la possibilità di candidarsi in più circoscrizioni, ma i candidati sarebbero sempre scelti dai capipartito. In più non potrebbero esistere più di due partiti concorrenti veri, i cui componenti in parlamento sarebbero scelti dall'alto. Un bel capolavoro! Aiutatemi a farlo capire!”. 

Qualcuno mette in guardia dal rischio che il referendum possa avere ripercussioni anche sul secondo turno delle amministrative. “Mi raccomando, stiamo attenti. Invece di non andare per niente a votare alle urne in caso di ballottaggio, rifiutiamo solo le 3 schede del referendum, altrimenti è chiaro che la totalità dei sindaci/delle province del Nord al ballottaggio non potrà andare al centrodestra e quindi alla Lega, la quale potrebbe perdere diversi seggi” scrive Giovanni.  E che l’astensionismo possa essere il protagonista di domenica e lunedì sembra essere chiaro agli utenti. Il gruppo Legge elettorale: i tre referendum del 21 giugno lancia un vero e proprio appello ad andare a votare.  C’è anche chi propone di votare solo per il terzo quesito (il divieto di candidature multiple), “perché è l'unico sistema per far comprendere al governo che gli italiani vogliono cambiare la legge elettorale ma non nel modo in cui richiede lo stesso referendum” spiega Simone. E aggiunge: “Dico di votare il terzo perché credo che sia quello in cui possiamo essere tutti d'accordo indipendentemente dal partito che si vota”.

Ma su Facebook non si trovano soltanto pareri pro o contro la riforma della legge elettorale, ma anche spiegazioni dettagliate sui quesiti, su cosa prevede l’attuale legge elettorale e cosa cambierebbe nel caso in cui vincesse il sì.
Gaspare, un palermitano, ha pubblicato una spiegazione dettagliatissima ripresa anche da altri utenti. Il gruppo Referendum elettorale- Legge elettorale ha come suo obiettivo principale proprio quello di informare.
Esigenze che nascono dall’eccessiva complessità dei quesiti, come molti internauti sottolineano “ ..Da presidente di seggio penso proprio di non lavorare molto domenica prossima... il problema è sempre lo stesso degli ultimi referendum: la materia è troppo tecnica per poterla spiegare a chi, non per propria colpa, non ha una laurea in giurisprudenza con dottorato di ricerca in diritto costituzionale” scrive Giampaolo sulla bacheca di 21 giugno per il voto sì ai 3 referendum per un maggioritario vero. E il rischio è che proprio per questa difficoltà di comprensione molti elettori non si rechino alle urne.

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