Arrestato per voto di scambio Salvatore Ferrigno, candidato del Centrodestra a regionali

Sicilia
Foto dal profilo Facebook di Salvatore Ferrigno

È accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Insieme a lui sono finiti in carcere il boss Giuseppe Lo Duca e Piera Lo Iacono, accusata di aver fatto da intermediaria tra il politico e la mafia

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Salvatore Ferrigno, candidato al Parlamento regionale siciliano alle prossime elezioni, è stato arrestato dai carabinieri di Palermo per scambio elettorale politico-mafioso. Insieme a lui sono finiti in carcere il boss Giuseppe Lo Duca e Piera Lo Iacono, ex assessore comunale accusata di aver fatto da intermediaria tra il politico e la mafia. L'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Ferrigno è candidato con i Popolari Autonomisti di Raffaele Lombardo, lista della coalizione che sostiene l'ex presidente del Senato Renato Schifani nella corsa alla presidenza della Regione siciliana. Ieri invece era stata arrestata per corruzione la candidata alle regionali per Fratelli d'Italia Barbara Mirabella (LO SPECIALE DI SKY TG24: VERSO IL VOTO - GLI AGGIORNAMENTI LIVE - TUTTI I VIDEO - CASA ITALIA: LE INTERVISTE AI LEADER POLITICI - TROVA IL TUO PARTITO: IL QUIZ DI SKY TG24 - TROVACOLLEGIO - SEGGIOMETRO - COME SI È ARRIVATI AL VOTO?).

Chi è Salvatore Ferrigno

Ferrigno ha 62 anni e un passato di militanza in Forza Italia. È originario di Carini, centro del palermitano, ed è stato parlamentare azzurro nel 2006, eletto nella circoscrizione estera per il Nord e Centro America. Tra i fondatori dell'associazione Azzurri nel mondo of California, ha vissuto molti anni a Filadelfia e ha fatto il broker assicurativo. Durante la legislatura in cui è stato deputato nazionale è stato componente della commissione Difesa. Nel 2008 l'allora presidente della Regione Raffaele Lombardo lo nominò consulente per i rapporti tra la Regione e i siciliani all'estero. Slogan della sua campagna per le regionali: "Il cambiamento è adesso. Coraggio, cominciamo".

Le accuse

Secondo gli inquirenti, Ferrigno avrebbe promesso favori e denaro all'esponente di Cosa nostra in cambio di voti. A sostegno dell'accusa ci sono diverse intercettazioni ambientali, alcune di pochissimi giorni fa. L'inchiesta, coordinata dalla Dda, nasce da un'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Salvatore Di Gesare, sui clan mafiosi della provincia di Palermo. Alle scorse amministrative di giugno finirono in carcere, sempre con l'accusa di scambio elettorale politico mafioso, i candidati al Consiglio Comunale di Palermo Francesco Lombardo e Pietro Polizzi, entrambi del centrodestra. Anche a loro la Procura contestò di aver stretto un patto con la mafia che prevedeva appoggio ai clan in cambio del sostegno elettorale.

Il presunto accordo

Secondo le accuse, nel presunto patto siglato tra Ferrigno e il boss di Carini Giuseppe Lo Duca c'era anche una somma di denaro. I due si sarebbero accordati inizialmente su 20mila euro per ognuno di quattro paesi del palermitano in cui il mafioso avrebbe dovuto sostenere l'aspirante deputato regionale, poi la somma era scesa a cinquemila.

Le intercettazioni

"Piera io posso corrispondere al momento di tre al massimo quattro paesi e basta e sono: Carini, Torretta, Cinisi e Terrasini", affermava Lo Duca parlando con Piera Lo Iacono. La donna, anche lei finita in cella viene descritta dal gip come una persona "intrisa di una sconcertante cultura mafiosa". Nel contrattare la somma da riscuotere in ogni paese per il sostengo elettorale il boss prosegue: "Gli dici che avendo una persona che già ci siamo capiti pure chi è, avendo questa amicizia, non meno di cinque (5mila euro, ndr) a paese. A ogni paese gli devo lasciare la metà". Secondo il gip "la spartizione della somma con ciascun rappresentante di Cosa nostra di ogni paese era necessaria al fine di garantire un introito economico all'articolazione mafiosa che si sarebbe dovuta mobilitare e di assicurare il dovuto riconoscimento ai mafiosi di quei comuni".

Scambio di denaro filmato dai carabinieri

Le telecamere piazzate dai carabinieri di Palermo lo scorso 17 settembre hanno ripreso la consegna di denaro da parte di Ferrigno a Loiacono. I soldi, secondo i pm, erano destinati a Lo Duca. Quando Ferrigno e la Loiacono si sono incontrati in un bar di Carini "alle 20:18 - scrivono i carabinieri - si aveva modo di riprendere Ferrigno nell'atto di prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloni per poi consegnarla alla Loiacono che repentinamente riponeva tutto nella borsa". Le cimici piazzate nell'auto di Loiacono confermano che la donna aveva ricevuto da Ferrigno mille euro con la promessa di ulteriori consegne di soldi."E Peppe si accontenta?" chiede alla Loiacono, riferendosi a Lo Duca, l'uomo che è con lei in auto. "E se non si accontenta non posso fare più niente", risponde l'indagata.

Gip: "A rischio il principio democratico"

Il gip che ha disposto l'arresto parla di "ineluttabile e urgente intervento di natura cautelare per scongiurare il pericolo che il diritto-dovere del voto sia definitivamente trasfigurato in merce di scambio assoggettata al condizionamento e all'intimidazione del potere mafioso". Secondo il magistrato, "ne deriverebbe la conseguente grave violazione del principio e del metodo democratico del quale il libero e incondizionato esercizio del voto costituisce il caposaldo".

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