"Sono sempre stato diffidente nei confronti di chi dalla mattina alla sera parla di antimafia. Sono pericolosi, pericolosi”, ha affermato il governatore intervenendo al convegno in memoria di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta assassinati trenta anni fa nella strage di via D'Amelio
"Sono sempre stato diffidente nei confronti di chi dalla mattina alla sera parla di antimafia. Sono pericolosi, pericolosi. Perché fanno la lista dei buoni e dei cattivi, perché si ergono ad avere una superiorità genetica, perché fanno gli antimafiosi per mestiere, perché si auto-accreditano una sorta di passaporto: questa parabola per molti dei professionisti dell'antimafia è durata poco e si è conclusa nelle aule di giustizia, nelle pagine di cronaca nera e giudiziaria dei giornali. Erano mestieranti, il più pulito aveva la rogna", ha affermato il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, al convegno a Palermo organizzato da FdI per il trentesimo anniversario della strage di via D'Amelio, nella quale vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.
Musumeci: “Smascherati i mestieranti dell'antimafia di sinistra e M5S”
"Certa sinistra, ma anche il mondo del populismo grillino, ha tentato in questi anni di accreditarsi un ruolo di mestieranti dell'antimafia per delegittimare gli avversari: li abbiamo smascherati, abbiamo dimostrato che l'antimafia di mestiere ormai in Sicilia non trova più terreno fertile per attecchire. Lo abbiamo fatto con coraggio e determinazione. Noi di destra sappiamo cosa è l'antimafia militante", ha proseguito Musumeci.
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“La mafia mi condannò a morte”
"Io avevo 39 anni quando la mafia mi condannò a morte, una sentenza che non venne eseguita per due ore: quando i servizi intercettarono la telefonata e sventarono l'attendato dinamitardo davanti casa mia - ha aggiunto Musumeci - ero colpevole di avere sottratto alla mafia un appalto di 52 miliardi di lire per un centro sportivo che si doveva realizzare ai piedi dell'Etna. Da allora sono stato sotto scorta. Ma non ne abbiamo mai fatto un mestiere, anzi l'abbiamo evitato. Per noi di destra, l'antimafia è nel codice genetico"