Catania, mafia: colpo a clan Santapaola-Ercolano, ordinanza per 56

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Il provvedimento è stato eseguito da oltre 400 militari a Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone e San Michele di Ganzaria, e in tre paesi del Siracusano: Lentini, Carlentini e Francofonte

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Su delega della Procura distrettuale di Catania, i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Siracusa hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 56 indagati ritenuti, con alto grado di probabilità, di essere affiliati o contigui alle famiglie mafiosa Santapaola-Ercolano, di Caltagirone e Ramacca e al clan Nardo di Lentini. Il provvedimento è stato eseguito da oltre 400 militari a Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone e San Michele di Ganzaria, e in tre paesi del Siracusano: Lentini, Carlentini e Francofonte.

L'operazione

L'operazione, denominata Agorà, fa il punto sulla attuale situazione delle famiglie di Cosa nostra tra Catania e Siracusa. Il provvedimento del Gip etneo è stato notificato, al momento, a 41 le persone destinatarie di misura cautelare in carcere, e a nove di misure non detentive. Gli arrestati sono gravemente indiziati, con 26 diversi capi d'imputazione, di associazione mafiosa, traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti, numerose estorsioni pluriaggravate, illecita concorrenza, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di beni. Reati tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Contestualmente, è stato notificato anche un decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore di 10 milioni di euro, per nove società attive nei settori dell'edilizia, della logistica e dei servizi cimiteriali nonché dei beni e conti correnti ad esse riconducibili. Sequestrati anche 108 chili di marijuana, di 2,6 chili di cocaina e 57 chili di hashish.

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Siracusa, 16 giugno 2022: Su delega della Procura distrettuale di Catania, i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Siracusa hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 56 indagati ritenuti, con alto grado di probabilità, di essere affiliati o contigui alle famiglie mafiosa Santapaola-Ercolano, di Caltagirone e Ramacca e al clan Nardo di Lentini. Il provvedimento è stato eseguito da oltre 400 militari a Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone e San Michele di Ganzaria, e in tre paesi del Siracusano: Lentini, Carlentini e Francofonte.
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Le indagini

Alle indagini hanno contribuito le dichiarazioni di 16 collaboratori di giustizia. Nell'attuale fase del procedimento, in cui non è stato ancora instaurato il contraddittorio tra le parti, le indagini, avviate nel 2016 come naturale prosecuzione del procedimento "Chaos", ritiene la Procura distrettuale etnea, hanno "cronologicamente disvelato le criticità, i nuovi rapporti di forza e gli equilibri raggiunti tra le famiglie di cosa nostra operanti nei territori di Catania, Caltagirone e Siracusa, e segnatamente la famiglia Santapola-Ercolano, la famiglia La Rocca, la famiglia di Ramacca e il clan Nardo". Secondo la Dda di Catania, grazie alle indagini di carabinieri del Ros e del comando provinciale di Siracusa, è stata "documentata la riorganizzazione interprovinciale del sodalizio mafioso che, pur dopo l'esecuzione delle ordinanze adottate nell'ambito del procedimento Chaos, è riuscito a mantenere l'operatività nei tradizionali settori delle estorsioni, del recupero crediti e della cessione di stupefacenti". Secondo l'accusa, è stata anche "accertata la capacità dei clan di infiltrarsi nell'economia lecita (nel settore dei trasporti su gomma e in quello dell'edilizia) e di influenzare i processi decisionali degli enti locali (come nell'ipotesi dell'alterazione delle procedure per l'affidamento dei servizi cimiteriali nel comune di Vizzini e nelle ipotesi degli affidamenti per la manutenzione stradale curati dal comune di Caltagirone)".

Il clan e gli appalti al Comune di Caltagirone

La famiglia di Caltagirone "esercita un'attività pressoché monopolistica nel settore degli appalti". Secondo la Dda di Catania, "con altro grado di probabilità allo stato degli atti", ha "in Gioacchino Francesco 'Gianfranco' La Rocca, figlio dello storico capomafia "Ciccio" deceduto nel dicembre 2020, "l'indiscusso vertice a capo di un nutrito gruppo criminale". Questo è quanto si legge in una nota della Procura distrettuale etnea sull'operazione Agorà dei carabinieri. Secondo l'accusa, sarebbe stato "documentato come alcuni dipendenti dell'amministrazione comunale, non destinatari di provvedimento cautelare, ma ai quali verrà noti-ficata l'informazione di garanzia, consapevoli di chi rappresentasse l'impresa Ciriacono 'modellavano' i bandi così da favorire le aziende, destinatarie di sequestro preventivo, e quindi Gianfranco La Rocca". Per la Dda di Catania "particolarmente significativa appare inoltre la vicenda relativa alla gestione dei servizi cimiteriali nel comune di Vizzini, scaturita dalla volontà di Gesualdo Briganti, gravemente indiziato di essere esponente di spicco del clan Nardo di Lentini, di inserirsi nella gestione dell'appalto attraverso una società a lui riconducibile, ma in violazione di accordi risalenti nel tempo che attribuivano il servizio, sebbene ricadesse in un'area di influenza del clan siracusano, alla ditta La Cutrera onoranze funebri srl, di fatto - contesta la Procura distrettuale di Catania - riconducibile a Gianfranco La Rocca". La questione, ricostruisce la Dda, "veniva poi risolta a seguito di più interlocuzioni tra i vertici dei due gruppi mafiosi che stabilivano come la ditta riconducibile a La Rocca avrebbe continuato la gestione dei servizi, cedendo tuttavia una percentuale dei profitti al clan Nardo e a Cosa nostra catanese".

Droga ed estorsioni erano affari comuni clan

Inoltre, da quanto emerso dalle indagini la famiglia Santapaola di Catania e il clan Nardo di Lentini (Siracusa), entrambi appartenenti a Cosa nostra, facevano affari insieme, nel traffico di droga e nel controllo del tessuto imprenditoriale, ma avevano anche contrasti economici in settori di interesse comune. Le cointeressenze tra i due gruppi criminali, ricostruisce in una nota la Dda di Catania, erano rivolte anche al controllo del tessuto imprenditoriale. Nel complesso, scrive in una nota la Procura, l'attività investigativa ha dimostrato, per ciò che emerge dall'attuale fase del procedimento, come "i destinatari della misura restrittiva mantenessero attiva la propria rete di controllo su diversi settori economici e sociali, operando mirate estorsioni i cui ricavi erano da dividere in basi a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria". Gli interventi delle cosche sfociano in monopoli in alcuni settori, creando attriti 'economici' e 'territoriali' I contrasti tra il clan Nardo e la famiglia Santapaola-Ercolano erano affrontati a Catania e anche i potenziali conflitti erano ricomposti "nel rispetto della tradizionale alleanza tra le due compagini mafiose", come nel caso di un'azienda che ha dovuto pagare la protezione i entrambe le cosche.

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