Oceans day, la biodiversità nel mare della Sicilia

Sicilia

Raffaella Daino

Se ci sono uomini che trattano il mare come una discarica, altri uomini dedicano la vita a studiare modi per proteggerlo

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Fondali ricchi di coralli e specie marine dai colori e dalle forme sorprendenti. E poi d’improvviso carcasse d'auto, plastica e oggetti di ogni tipo. La bellezza e il degrado. Come sulla terraferma, anche in mare, intorno alla Sicilia, nel nostro Mediterraneo ricco di biodiversità e scrigno di tesori rimasti nascosti per millenni, come le due navi romane cariche di anfore, i cui relitti sono stati scoperti a Ustica e a Isola delle Femmine a 80 metri di profondità. Una risorsa da cui proviene la metà dell'ossigeno che respiriamo, ma che l'azione dell'uomo sta mettendo duramente a rischio con abitudini ancora difficili da sradicare come l’abbandono indiscriminato di plastica e rifiuti sulle coste e sulle spiagge e di reti e attrezzi da pesca in mare. Ma se ci sono uomini che trattano il mare come una discarica, ce ne sono altri che dedicano la vita ad osservarlo e a studiare modi per proteggerlo.

Il controllo e il monitoraggio dell’Arpa

L’Arpa, agenzia regionale per la protezione dell’ambiente sugli habitat dei fondali marini ha squadre di operatori impegnati in una azione di controllo e monitoraggio costante lungo i 1.637 km di estensione delle coste della Sicilia, che rappresenta il 22% dell’ intera estensione costiera dello Stato italiano. “I dati hanno messo in evidenza uno stato di qualità del mare siciliano complessivamente ottimo” dice Vincenzo Infantino, il direttore di Arpa Sicilia “e sebbene questa preziosa risorsa, in alcune specifiche zone, soffra della significativa azione dell’uomo dovuta alla presenza di importanti aree industriali, ad un rilevante sforzo di pesca o alla deficitaria depurazione degli scarichi, continua tuttavia a regalare sorprendenti scorci di bellezza per la ricchezza dei suoi fondali, delle coste e del patrimonio sommerso nel suo complesso. Non sono infrequenti, nelle indagini visive e strumentali effettuate lungo i fondali, il rinvenimento di vaste aree con habitat quali il coralligeno che continua a mostrare una moltitudine di specie animali e vegetali che animano la ricchezza di un organismo tanto prezioso quanto delicato come il nostro mare, la cui tutela deve essere un imperativo per l’intera comunità. Tra i progetti che portiamo avanti, uno riguarda lo studio sulle microplastiche nelle diverse matrici ambientali (acqua, sedimenti e pesci) i cui risultati sono in fase di elaborazione e verranno presto divulgati. Sul piano della cooperazione internazionale, siamo impegnati in varie iniziative in collaborazione con Tunisia e Malta per il ripristino e la valorizzazione di habitat marini di pregio, come la Posidonia oceanica”.

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Le immagini del documentarista sub

Dall’inquinamento al surriscaldamento, il mare cerca di resistere a ogni minaccia. Lo sa bene chi ha un occhio sempre puntato su questi fondali e con la sua macchina fotografica ci racconta un mondo ancora in parte inesplorato e certamente da proteggere; il documentarista sub Riccardo Cingillo che  tante immagini straordinarie ci ha regalato negli ultimi mesi, le aragoste e il loro canto inedito registrato sui fondali di Isola delle femmine nel silenzio che caratterizzava i mesi del lock down o le reti da pesca abbandonate che formano sott’acqua impressionanti muri e colonne in cui la popolazione marina rimane impigliata. Sue sono le prime immagini dei relitti delle navi romane scoperte nel tratto di mare di fronte alla costa palermitana, di cui l’ultimo, quello di Isola, individuato durante una delle spedizioni oceanografiche dell’Arpa e filmato per un documentario durante una spedizione con un team di esperti e diverse istituzioni coinvolte, oltre all’Arpa anche Regione Siciliana, Soprintendenza del Mare, Guardia costiera di Messina e Palermo, i Diving Mare Nostrum e Center Saracen.

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Riccardo Cingillo

Tra i tanti premi e riconoscimenti ricevuti, Cingillo è stato di recente insignito del prestigioso Tridente d’oro e nominato Accademico dell’Accademia internazionale di Scienze e tecniche subacquee per la divulgazione e responsabile  della divisione subacquea di Marevivo Sicilia.

“Vivo più sott’acqua che in superficie e ho trasformato la mia passione in un mestiere” dice Cingillo.  “ll mio ruolo è quello di raccontare e descrivere la biodiversità sui fondali marini di cui ancora si conosce forse appena il 2%. Il mare è minacciato da pesca intensiva, rifiuti gettati in acqua, scarichi abusivi, cambiamenti climatici e credo che far conoscere la ricchezza che il mare offre e i rischi che corre sia il modo migliore per difenderlo. Esplorando i fondali del Mediterraneo mi sono reso conto del degrado che caratterizza le zone  dove più forte è l’impatto dell’uomo. Penso che creare nuove aree marine protette possa essere una soluzione per proteggere il nostro mare e lasciarlo alle nuove generazioni nelle stesse condizioni in cui i nostri nonni lo vedevano”.

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