Missili contro caccia stealth: il confronto tra gli arsenali di Iran e Israele

La guerra tra Israele e Iran scoppiata il 13 giugno scorso con gli attacchi di Tel Aviv contro le difese aeree e i centri di ricerca del programma nucleare di Teheran prosegue con un crescendo di raid sul suolo della Repubblica Islamica e con la continua risposta balistica delle forze armate iraniane contro lo Stato Ebraico. A cinque giorni dall’inizio dello scontro, Tel Aviv sembra mirare apertamente alla “decapitazione” della leadership iraniana e all’intensificazione della campagna di bombardamenti sui siti strategici e le infrastrutture critiche iraniane, una mossa che Luigi Toninelli di Ispi ricorda inserirsi “nel quadro della Dottrina Octopus, il cui obiettivo è colpire direttamente la testa del cosiddetto Asse della resistenza, ovvero l’Iran, dopo anni di operazioni mirate contro i suoi tentacoli, gli alleati regionali”. Al contrario, la reazione di Teheran prende nel mirino i centri di Tel Aviv e Haifa, mirando con particolare attenzione alle preziose raffinerie di petrolio israeliane sulla costa mediterranea. Questa guerra combattuta, vista la distanza geografica tra due contendenti non confinati, essenzialmente per via aerea è anche un confronto di mezzi operativi e di strategie. Essenzialmente, ad oggi Israele fa affidamento su una schiacciante superiorità aerea, mentre l’Iran punta sull’uso dei missili balistici per rispondere. Un confronto tra gli armamenti a disposizione aiuta a capire il terreno di scontro. Aviazione: i caccia moderni di Israele contro l’aviazione di Teheran Il “tridente” offensivo con cui Israele sta colpendo l’Iran è basato su tre caccia di fabbricazione americana: gli storici F-15 e F-16, potenziati per poter ospitare serbatoi aggiuntivi e volare a lunga distanza, sono utilizzati essenzialmente per missioni di bombardamento a lungo raggio su obiettivi statici. Le armi utilizzate dagli F-15 e dagli F-16 sono quelle che gli analisti militari definiscono di tipo stand-off, lanciabili da distanza dagli aerei, come i missili da crociera “Popeye” e le bombe guidate plananti Sdb che, scrive The War Zone, sono visibili agganciate a questi caccia nei video diffusi dall’Israel Air Force Al contempo, il fiore all’occhiello dell’aviazione di Tel Aviv sono i moderni F-35 “Adir”, attrezzati per sfruttare le caratteristiche stealth per inserirsi in profondità sul territorio nemico e usare munizioni volte a colpire obiettivi mirati: tra queste, sono segnalate in particolar modo le bombe a guida di precisione come la GBU-31 Jdam utilizzata per sopprimere le difese aeree e i radar iraniani. A questa capacità balistica si aggiunge quella data dai droni, sia gli Heron della Iaf sia quelli che il Mossad avrebbe fatto decollare direttamente dall’interno del territorio iraniano per colpire le batterie di S-300 russi usati da Teheran per contrastare i caccia di Tel Aviv. Sul piano aeronautico, l’Iran non ha a disposizione un’analoga potenza di fuoco: diversi video mostrano che la sua aviazione, formata principalmente da caccia americani F-14 e F-4 risalenti a prima della Rivoluzione khomeinista del 1979, è stata in larga parte colpita al suolo. Israele ha consolidato una superiorità aerea palese nei cieli iraniani che però va di pari passo con un altro fronte, quello missilistico, su cui la Repubblica Islamica intende controbilanciare le azioni dei nemici sul suo territorio. L’arma balistica di Teheran L’arsenale missilistico di Teheran appare ad oggi il più importante strumento con cui l’Iran può infliggere danni a Israele. Breaking Defense ha censito che i circa 2mila missili a disposizione dell’Iran sono divisi su almeno diciannove modelli, undici dei quali con raggio superiore ai 1.000 km. Tra questi, quelli lanciati su Israele includono “missili a propellente liquido basati su collaborazioni con la Corea del Nord, come il Ghadr e il Khorramshahr”, ma anche altri, “come il Kheibar Shekan, sono dotati di veicoli di rientro manovrabili con alette di controllo e sistema di navigazione satellitare, per aumentarne la precisione e consentire loro di manovrare all'interno dell'atmosfera”. Israele oppone a questo arsenale il suo scudo anti-missile, basato sull’architettura dell’Iron Dome, pensato per intercettare le minacce da corto raggio, ed esteso con i sistemi Fionda di Davide e Arrow, per garantire tre diversi gradienti e altrettanti stadi di potenziale intercettazione. A questi si sommano due dispositivi forniti dagli Usa: i missili Patriot e il sistema anti-missili balistici Terminal High Altitude Area Defense , fondamentali nei giorni scorsi per consolidare l’intercettazione di parte dei vettori iraniani che, da soli, gli israeliani non avrebbero potuto fermare con il proprio dispositivo di origine nazionale. Una guerra a distanza La guerra, dunque, si combatte con scambi di colpi a distanza perché la distanza geografica e l’assenza di comuni aree marittime impediscono ai contendenti di bersagliare il nemico su altri domini. Obiettivo di Israele è spingere l’Iran al collasso paralizzandone i centri nevralgici con l’arma aerea, mentre Teheran reagisce asimmetricamente bersagliando le città e le infrastrutture israeliane con l’obiettivo di alzare il prezzo al governo di Benjamin Netanyahu per la conduzione della guerra e far venire meno il senso di sicurezza degli israeliani. Il fattore chiave sarà il tempo: prevarrà la spinta israeliana a colpire in profondità il territorio iraniano o Teheran riuscirà a ristabilire una deterrenza credibile? Quanto a lungo potranno durare le scorte di armamenti che l’Iaf può usare per colpire gli obiettivi sul suolo della Repubblica Islamica e l’arsenale di missili iraniani? Queste domande saranno cruciali per capire l’esito della guerra a distanza che sta infiammando il Medio Oriente mentre Iran e Israele mettono in campo il meglio dei loro arsenali in uno scontro che ad appena pochi giorni dall’inizio ha già raggiunto livelli di elevata intensità.

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