
Usa Weekly News, dall'insediamento di Biden-Harris al (non) saluto di Donald Trump
Una cerimonia insolita, straordinaria. Ricca di emozioni. In cui la parola “unità” è stata ripetuta spesso. Insieme agli aggettivi “preziosa” e “fragile”, con chiaro riferimento alla democrazia statunitense. Joe Biden e Kamala Harris sono ufficialmente, dal 20 gennaio, Mr President e Madam Vice President. Vediamo i momenti salienti di questa settimana americana caratterizzata, ovviamente, dall'insediamento del nuovo Commander-in-Chief.
“Usa Weekly News" è ideata e curata da Valentina Clemente

Il (mancato) passaggio di consegne. Non solo tra Trump e Biden - Lasciare la Casa Bianca e trasferire i poteri fa parte dell’iter che tutti i Presidenti uscenti hanno seguito. La transizione dei poteri da Donald Trump a Joe Biden, però, non è mai avvenuta. Almeno formalmente. Nessun dossier su alcun tema. Nemmeno sui social media. Sembra, però, che il tycoon-presidente abbia lasciato una lettera molto bella al suo successore: contenuti che il destinatario non ha voluto rendere pubblici proprio perché molto personali

E non c’è stata neanche la tradizionale accoglienza alla Casa Bianca il giorno dell’insediamento del nuovo presidente: Joe e Jill Biden hanno dovuto attendere 10 secondi davanti alla porta d’ingresso, rimasta chiusa. Donald e Melania Trump avevano lasciato la residenza la mattina del 20 gennaio, proprio per non accogliere la nuova coppia presidenziale, salutando i pochi presenti dicendo "Torneremo, in qualche modo"

Il primo atto di Biden presidente: il giuramento dei suoi nuovi collaboratori - Poche ore dopo il discorso di insediamento e prima dei festeggiamenti, Joe Biden ha fatto fare il giuramento ai suoi nuovo collaboratori. Una cerimonia virtuale, svoltasi senza difficoltà: Mr President, davanti a quattro grandi schermi, ha parlato ai nuovi membri dello staff della Casa Bianca e ai dipendenti delle agenzie federali, dicendo che il lavoro che li aspetta sarà difficile

Biden ha anche detto loro di essere rispettosi l’uno con altro, perché ogni persona, qualsiasi sia la sua origine, deve essere trattata nel miglior modo possibile. Il presidente ha anche ricordato al gruppo che conta su ciascuno di loro per ripristinare l'anima del Paese, un pensiero ripetuto spesso da Joe Biden durante la campagna elettorale e anche dopo la sua vittoria nelle elezioni di novembre. “Ricordatevi – ha concluso il presidente- che noi lavoriamo per le persone. Io lavoro per loro. Loro mi pagano lo stipendio. E fanno la stessa cosa a voi. Impegniamoci”

Il mio primo lavoro? Andare (a lavorare) a piedi! - È stata questa la risposta data da Kamala Harris a un giornalista, appena scesa dall’auto che l’ha accompagnata a Capitol Hill insieme al marito Doug Emhoff. La decisione di Biden e Harris di scendere dalle loro auto per proseguire a piedi è stata accolta con sorpresa, viste le recenti misure di sicurezza, attuate dopo i fatti del 6 gennaio. Questa passeggiata, però, è una consuetudine dal 1977, quando Jimmy Carter uscì inaspettatamente dalla sua limousine per raggiungere il Congresso a piedi

Bill Clinton, George W.Bush e Barack Obama all’insediamento di Joe Biden - Tre presidenti diversi, non solo per la loro fede politica. Presenti al giuramento di Joe Biden per un motivo che li ha sempre uniti: l’amore per il Paese. “Ciò che abbiamo in comune è più importante di quello che ci divide. Bisogna ascoltare anche le persone con cui siamo in disaccordo. Lavorando insieme si raggiungono traguardi importanti”, ha detto Obama. Bush ha definito “generosa” l’America, con persone dal cuore grande. E a Biden ha detto: “Presidente, i suoi successi sono di tutti”

Dov’è finito il pulsante "Diet Coke", nello Studio Ovale? Quando Joe Biden si è seduto per la prima volta al Resolute Desk (la scrivania principale all’interno dello Studio Ovale), lo Studio Ovale era già stato rapidamente ridecorato secondo i suoi gusti. Un ambiente completamente opposto rispetto a quello del suo predecessore: colori, foto, quadri diversi. Ma non solo. Alcuni giornalisti hanno notato che manca un elemento fondamentale sulla scrivania del presidente, elemento che ha scandito per quattro anni il lavoro di Donald Trump: il tasto Diet Coke

Il 45mo presidente aveva un pulsante che, se toccato, in pochi secondi faceva arrivare un maggiordomo con una (o più) lattina di Diet Coke su un vassoio d’argento. Un tasto che, a detta di alcuni cronisti che hanno incontrato il tycoon in più occasioni, incuteva un po’ di timore: spesso gli hanno chiesto se fosse il pulsante nucleare, ma lui chiudeva il discorso prima accennando una smorfia di sorriso e poi spingendolo, facendo arrivare la fresca bevanda (che lui beveva più volte al giorno)

Attenzione, però: non è stato Trump ad aggiungere questo tasto rosso. Si mormora che sia stato installato da Lyndon B. Johnson che, così, poteva essere avvisato in tempo dell’arrivo della moglie. Biden sembra aver declinato l’idea di avere sulla scrivania quel magic button, ma potrebbe sempre cambiare idea. Anche se la First Lady ha già detto che il marito predilige Coca Zero, Joe Biden adora i gelati. E si sa, avere la possibilità di ordinare un cono o una coppetta in pochi secondi è un’opzione molto allettante…Chissà cosa deciderà il nuovo presidente!

Il pallone aerostatico “Baby Trump” entra al Museum of London - “Baby Trump” è il nome del pallone gonfiato realizzato da alcuni amici che, incontratisi in un pub di Londra nel luglio 2018, volevano dare un forte segnale di protesta contro la visita dell’allora presidente americano nella capitale inglese. Il risultato fu una caricatura di Donald Trump, in versione bambino urlante, con il pannolino, con uno smartphone in mano e con una lunga ciocca di capelli gialli

Il Trump “pallone gonfiato” è volato su Westminster, il 13 luglio 2018, quando migliaia di manifestanti riempirono le strade del centro di Londra per protestare contro la visita The Donald a Londra. Di quel pallone aerostatico sono state fatte alcune copie: una è stata realizzata a San Francisco nel settembre del 2019. Un’altra ha toccato i cieli di Tuscaloosa, Alabama, due mesi dopo (ma è stata tagliata e sgonfiata da un presunto sostenitore di Trump)

Trump termina la sua presidenza con 35 copertine di Time - Nonostante tutte le difficoltà, le prese in giro, le lotte intestine, il passaggio di consegne mai effettuato, Donald Trump termina il suo mandato presidenziale con un record: 35 copertine di Time. È il quarto presidente in assoluto nella storia della rivista ad averne ottenute così tante, soltanto dopo Richard Nixon (55), Ronald Reagan (46) e Bill Clinton, che ne ha avute 40

La prima cover del Time dedicata a Trump arrivò il 16 gennaio 1989, 28 anni prima del suo insediamento a presidente. Il titolo era “This man may turn you green with envy – or just turn you off. Flaunting it is his game, and Trump is his name” (ovvero: quest’uomo potrebbe farvi diventare verdi d’invidia o semplicemente cancellarvi. Ostentare è il suo gioco e Trump è il suo nome)

Il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump fu presentato ai lettori di Time nell’agosto 2015, quando il fotografo Martin Schoeller e il Direttore Paul Moakley portarono un’aquila alla Trump Tower per un ritratto. Durante la campagna elettorale del 2016, Time mise in copertina Donald Trump per ben sette volte. A queste cover ne seguirono altre nel 2017. E anche nell’ultima c’è un chiaro riferimento al tycoon. La foto della copertina dal titolo "Deal with it" è di Martin Schoeller