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Cos'è il Talmud? Storia e significato di uno dei testi sacri ebraici

Mondo

Harry Freedman

E' stato definito il pilastro centrale che regge l’intero edificio spirituale e intellettuale della vita ebraica. Un libro di Harry Freedman edito da Bollati Boringhieri ne racconta la storia. Ne pubblichiamo un estratto

Ogni nazione ha le sue leggi. Solo poche nazioni registrano in maniera sistematica il processo, le discussioni filosofiche e le argomentazioni giuridiche che hanno condotto alla loro scrittura. Ognuno sa che le leggi sono lì per un motivo, ma queste ragioni non significano molto per la vita quotidiana della gran parte delle persone. Per gli ebrei è diverso. Lo studio del processo che ha condotto alla compilazione delle leggi assume lo stesso valore della conoscenza delle leggi stesse. Anzi, si dice che studiarle è perfino più importante che rispettarle. Perché studiarle conduce a rispettarle.

Gli ebrei sono conosciuti come il Popolo del Libro. Tuttavia, a dire il vero, sono il popolo dei Due Libri. Il libro più antico, la Bibbia ebraica, è considerato la sacra parola rivelata di Dio. Ma il libro più recente, il Talmud, che è stato realizzato dagli uomini, è il più significativo per capire il giudaismo.

La Bibbia ebraica, nota come Primo o Antico Testamento, è la base della religione ebraica. È la base della credenza ebraica e l’origine della sua etica, dei rituali e della legislazione sociale. Ma la Bibbia si occupa di concetti, di principi e di aspetti generali; raramente si esprime nel dettaglio a proposito dei suoi comandamenti. Il Talmud è il verbale delle discussioni che ebbero luogo nel corso di molti secoli e che trattarono dei principi stabiliti nella Bibbia e diedero alla religione la sua forma definitiva.

Ci sono molte cose della Bibbia che non hanno avuto alcuna rilevanza nella pratica religiosa degli ultimi duemila anni. Ad esempio il sistema relativo ai sacrifici, il trattamento di una malattia sconosciuta messa in relazione in modo sbagliato alla lebbra, oltre a molte leggi legate all’agricoltura. Di contro, il Talmud contiene una grande quantità di materiale che potrebbe essere basato sulla Bibbia, ma che non è immediatamente riconducibile a essa. Ad esempio le discussioni in materia di governo e regolamentazione della società, l’esercizio pratico delle regole rituali, le relazioni familiari, i contratti e la legislazione economica. Contiene anche molto materiale che nella Bibbia non c’è. Medicina, astronomia, folklore, sesso e umorismo, solo per menzionare alcuni temi.

Un testo che definisce la religione ebraica

Il Talmud (la parola significa «studio», oppure «insegnamento») definisce la religione ebraica. Adin Steinsaltz, forse il più grande fra i commentatori del Talmud della nostra epoca, lo descrive come «il pilastro centrale che regge l’intero edificio spirituale e intellettuale della vita ebraica». Non si tratta di un libro facile. È un testo estremamente complesso, fortemente logico e molto spesso impenetrabile. Per gran parte della sua storia, lo studio del Talmud è stato inteso dagli ebrei come un esercizio intellettuale fine a se stesso. Un esercizio che, per il fatto che conduce lo studente all’essenza della conoscenza umana e dell’esperienza, porta con sé profondi benefici spirituali.

Il Talmud è un testo enorme. Contiene un milione e ottocentomila parole che compongono trentasette volumi. Sebbene tratti di diritto, non è propriamente un codice legislativo. È il verbale che registra le discussioni che avvennero nelle accademie babilonesi fra il iii e il v secolo della nostra era, discussioni che erano basate su un libro chiamato Mishnah, che a sua volta è la codificazione della legislazione ebraica prodotta fra il ii e il iii secolo.

Il Talmud non venne scritto in forma di libro; le persone che hanno animato le discussioni registrate nelle sue pagine non avevano idea che alcune generazioni dopo qualcuno avrebbe sistemato in un testo coerente quel materiale. Una discussione tipo che compare nel Talmud contiene le opinioni di persone che potrebbero essere vissute anche a distanza di molti secoli l’una dall’altra, ma che vengono riunite assieme come se partecipassero a una conversazione reale.

Tre colonne

Le edizioni moderne del Talmud sono stampate con decine di commenti, e un’edizione del Talmud occupa nella libreria un posto paragonabile a quello di una buona enciclopedia. È un testo arcano e oscuro, scritto in una prosa libera e fluente, senza punteggiatura, in due lingue diverse e con tracce di altre lingue che vengono mescolate e si alternano senza un ordine apparente. La sua logica è densa eppure perfetta, è più interessata all’analisi dei problemi che non alla loro soluzione, spesso evita di giungere a conclusioni definitive, e perfino quando giunge a una decisione questa può essere difficile da comprendere. Il Talmud possiede una sua struttura generale, estesa a ognuno degli argomenti che discute, ma le sue strutture interne sono difficili da interpretare e il testo è capace di aprire delle parentesi che durano pagine e pagine prima di tornare, quando lo fa, all’argomento originario.

Una pagina tradizionale del Talmud non assomiglia a quella del libro che avete ora tra le mani. È scritta su tre colonne fondamentali, con l’aggiunta di commenti scritti sia sul margine destro, sia sul sinistro. La colonna centrale, scritta in grassetto, contiene il testo principale. Questa colonna in genere include alcune righe tratte dalla Mishnah, su cui si fonda il commento del Talmud, seguite dalla discussione talmudica.

Delle tre colonne principali, quella verso l’interno, vicina alla legatura, contiene il commento di Rashi, il grande commentatore vissuto in Francia nell’xi secolo. Lo incontreremo al momento opportuno. La colonna esterna contiene un altro commento di origine francese, leggermente più tardo, detto dei Tosafisti. Entrambi questi commenti sono scritti in corsivo. La grafia utilizzata è chiamata «scrittura Rashi», non perché lui effettivamente la utilizzasse, ma perché è il tipo di carattere che i primi stampatori veneziani utilizzarono per il suo commento, e da quel momento si è mantenuta in questa forma.

Le tre colonne non vanno sempre in parallelo dalla cima al fondo della pagina. Gli stampatori avevano l’esigenza di far corrispondere i commenti al testo principale del Talmud, in modo da semplificare il compito del lettore, che in tal modo aveva a disposizione testo e commento nella stessa pagina. Capita così che spesso una delle colonne termini a volte ben più in basso nella pagina rispetto all’altra colonna, che finisce prima, e a volte entrambe le colonne cominciano al di sopra del testo; ne deriva che il testo principale è completamente circondato dal commento. Inoltre, i margini presentano ulteriori commenti o riferimenti al testo biblico o ad altri brani del Talmud che sono citati nel testo.

"Il Talmud dice che..."

Si può dire che il Talmud è il pilastro centrale della vita ebraica, e studiarlo può produrre profondi benefici spirituali, ma gran parte degli ebrei non ha mai preso in mano, per non dire studiato, un solo volume dell’opera. Lo studio serio del Talmud è un’attività esoterica, fatta per gente che ha un interesse scientifico o religioso, una mente predisposta e una grande capacità di concentrazione. Ma il fatto che solo poche persone lo abbiano studiato non significa che se si sente una frase che inizia con le parole «il Talmud dice che...» la gente non tenderà le orecchie per ascoltare. Può non esserci il desiderio o l’opportunità di studiarlo, ma la gente vuole sapere cosa dice. Il Talmud è un libro fatto così. (c) 2016 e 2020 Bollati Boringhieri editore, Torino. Traduzione di Gadi Luzzatto Voghera

Tratto da Harry Freedman, Storia del Talmud , Bollati Boringhieri, pp.292, euro 14

Harry Freedman è scrittore e docente. Ha conseguito un dottorato sull’antica traduzione aramaica della Bibbia. Fra le sue precedenti pubblicazioni ricordiamo The Murderous History of the Bible Translations (2016), The Gospels’ Veiled Agenda. Revolution Priesthood and the Holy Grail (2009). Ha steso contributi per la Encyclopedia of Modern Jewish Culture (Oxford University Press) e ha scritto per il «Jewish Chronicle», il «Jewish Quarterly», «Judaism Today» e «Huffington Post».

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