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Dalla Turchia alla Corea del Nord: i Paesi che non festeggiano il Natale

Mondo
In Marocco il Natale non è considerata una giornata festiva (Getty Images)

Negli Stati a maggioranza musulmana la ricorrenza non è celebrata e in alcuni casi è addirittura vietata. Nella lista, però, si inseriscono anche diverse dittature "atee" e le nazioni a prevalenza ortodossa, dove la festa è posticipata al 7 gennaio

Nonostante il Natale sia una festa cristiana, nel mondo molti Paesi con tradizioni religiose diverse hanno adottato la celebrazione. Motivo per il quale, ad esempio, ormai da decenni anche in Giappone, dove la maggior parte della popolazione è buddhista o shintoista, sono arrivate le tradizionali luminarie, gli addobbi, gli alberi e ovviamente Babbo Natale. L’adozione della festività, nella gran parte dei Paesi non a tradizione cristiana, è avvenuta dietro una spinta commerciale, che ha aperto le porte a riti e usanze tipicamente occidentali. Un po’ quello che è successo in Italia con Halloween. Ma vediamo nello specifico gli Stati che hanno resistito a questa tendenza e dove la festività ancora non si celebra ufficialmente.

Marocco, Turchia e gli altri Paesi a maggioranza musulmana

In tutti i Paesi a maggioranza islamica il Natale non è una giornata festiva, quindi i posti di lavoro e le scuole sono regolarmente aperti. Nonostante Gesù compaia nel Corano, il libro sacro non prevede festeggiamenti per la sua nascita. Negli Stati moderati, come molti di quelli nordafricani, tra cui il Marocco, ma anche ad esempio in Turchia, i festeggiamenti delle minoranze cattoliche sono tollerati e chi vuole può prendersi giorni di ferie per celebrare al meglio la ricorrenza. Parzialmente diversa la situazione negli Stati del Golfo Persico (Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Bahrain, Kuwait, Iraq e Iran). Mentre in Arabia Saudita la natività di Gesù è contrastata dall'ideologia wahhabita, che vuole impedire ai cittadini di essere "contaminati" dai festeggiamenti altrui, in Iran ci sono chiese cristiane dove le minoranze possono pregare, sebbene il Natale non si festeggi ufficialmente. Discorso diverso per gli Emirati Arabi, dove la ricorrenza è stata spogliata di tutti i significati religiosi diventando un’occasione folcloristica e di divertimento. In questi giorni la capitale Dubai, non a caso, è ricca di addobbi spettacolari e alberi di Natale. In generale, però, in quasi tutti questi Paesi per i fedeli è sempre preferibile festeggiare in privato, evitando eccessive manifestazioni pubbliche.

Il Sud-Est Asiatico

Situazione simile anche nel Sud-Est Asiatico, dove si passa da Stati come la Thailandia che è piuttosto liberale nei confronti dei festeggiamenti natalizi ad altri Paesi dove è vietata qualsiasi manifestazione che richiami la natività di Gesù. Nel 2015, nel Brunei, il sultano Hassanal Bolkiah ha addirittura "vietato" tutte le tipologie di festeggiamento in pubblico, perfino l'invio degli auguri. Per i trasgressori è prevista una condanna fino a 5 anni di carcere.

Cina e Corea del Nord

Nella Repubblica Popolare Democratica di Corea, meglio conosciuta come Corea del Nord, è vietata qualsiasi attività o culto di carattere cristiano, quindi anche il Natale. Inoltre questa minoranza negli ultimi anni è stata perseguitata dalle autorità del regime di Kim Jong-un. Nella vicina Cina, invece, il regime comunista tollera la celebrazione in qualità di evento commerciale, sebbene gli apparati del partito tengano sotto controllo le esagerazioni non vedendo di buon occhio le tradizioni importate dall’occidente.

Il Natale ortodosso

Infine ci sono i Paesi a maggioranza cristiano ortodossa. Questi ultimi utilizzano il calendario giuliano, e non quello gregoriano come i cattolici e i protestanti, motivo per il quale festeggiano il Natale non il 25 dicembre ma il 7 gennaio. Tra questi Paesi c'è la Russia. Con il passare degli anni, però, molti Stati a maggioranza ortodossa hanno comunque spostato la celebrazione al 25 dicembre, mentre altri (come Bielorussia, Eritrea, Libano, Moldavia e Ucraina) hanno adottato entrambe le date.

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