Riconosciuta come forma d’arte dall’Unesco, che ha iscritto questa pratica rurale nel Patrimonio dell’umanità, è uno dei primi esempi di manifattura umana, sia per fini abitativi che agricoli. Utile a prevenire il dissesto idrogeologico, sta lentamente scomparendo
Custodisce il Dna del nostro paesaggio rurale. È uno dei primi esempi di manifattura umana, presente in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che agricoli, sempre realizzata in perfetta armonia con l'ambiente circostante, e per questo simbolo di una relazione armoniosa fra uomo e natura. Diversi concetti ma che possono essere ricompresi in un'unica parola: arte. Ed è proprio come forma di arte che l'Unesco il 28 novembre 2018 ha iscritto la pratica rurale dei muretti a secco nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell'umanità. Ecco cos’è questa tecnica antica e perché è stata premiata.
La tecnica
La tecnica del muretto a secco riguarda la realizzazione di costruzioni con pietre posate una sull'altra senza l'utilizzo di altri materiali e di leganti (malta o cemento), se non un po' di terra. La stabilità delle strutture è assicurata dall'attenta selezione e posizionamento dei sassi. Anche se le tecniche variano in base al terreno e alle diverse regioni, regola generale vuole che si scavi una trincea di fondazione pari all’intera lunghezza del muro che si vuole realizzare, in modo da creare una base che deve essere realizzata rigorosamente sempre a secco con le stesse pietre. La posa delle prime pietre deve essere fatta su uno strato di terreno che deve risultare il più possibile compatto e solido. Come ha spiegato anche l’Unesco nelle sue motivazioni, i muretti a secco "svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura".
Dove è diffuso
Tutte le grandi culture del passato hanno fatto ricorso ai muri a secco, dai Greci ai Romani alle altre popolazioni del bacino mediterraneo fino alle culture del'Europa continentale, dell'America Latina (soprattutto in Perù) e della Cina. In Italia sono presenti da Nord a Sud: in Valtellina, nella Costiera amalfitana, a Pantelleria, nelle Cinque terre, in Salento e nella Valle d'Itria.
Un’arte che sta scomparendo
Tuttavia questa antica pratica sta scomparendo, per la mancanza di manodopera specializzata. Per questo sono nate diverse scuole sul territorio nazionale che cercano di preservarne la millenaria cultura artigiana. Un esempio si trova in Trentino. La Scuola trentina della pietra a secco, istituita nel 2013 all'interno dell'Accademia della Montagna, è composta da un gruppo di lavoro che include diverse figure professionali - dal maestro artigiano al geometra, dall'architetto all'ingegnere.