Gisèle Pelicot, la storia del processo per gli stupri di Mazan che ha sconvolto la Francia

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Introduzione

Si è chiuso con una condanna a 20 anni - il massimo della pena - il procedimento a carico di Dominique Pelicot, che è stato "dichiarato colpevole" degli stupri aggravati contro l'ex moglie Gisèle Pelicot. Nel processo sugli stupri di Mazan, oltre a lui, sono stati dichiarati colpevoli anche i 50 co-imputati: gran parte di essi sono stati ritenuti colpevoli di “stupro aggravato in riunione e somministrazione" di droghe a Gisèle Pelicot.
 

Il caso della donna di 72 anni - che è stata drogata per 10 anni dal marito che poi la faceva violentare senza contropartita da sconosciuti, reclutati e convocati su un sito di incontri che ora è stato bandito, assistendo e riprendendo le violenze - ha profondamente scosso l’opinione pubblica francese

Quello che devi sapere

Il caso di Gisèle Pelicot

  • Gisèle Pelicot, 72 anni, per un decennio è stata drogata dal marito che poi la faceva violentare da sconosciuti, assistendo e riprendendo le violenze. L’incubo della donna è durato fino al 20 novembre 2020, quando i poliziotti di Carpentras la convocarono in commissariato. Agli inquirenti la donna, ignara delle violenze subite, confermò di essere la moglie di Dominique Pelicot, un "tipo chic, un marito super", senza sospettare nulla. Poi le vennero mostrate quelle immagini. Le forze dell'ordine avevano rinvenuto in totale circa 4mila tra foto e video, meticolosamente conservati e catalogati dal marito. Immagini di circa 200 stupri subiti in dieci anni

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La scoperta e il processo

  • La scoperta delle violenze è avvenuta quando il marito era stato visto in un centro commerciale a filmare sotto le gonne delle clienti. Gli inquirenti, esaminando il suo computer, hanno scoperto le foto e i video della moglie in stato di incoscienza violentata dagli sconosciuti. Oltre all’ormai ex marito, sono 50 le persone finite a processo, che rappresentano solo una parte degli uomini reclutati per violentare la donna (altri non sono stati identificati). La maggior parte di loro ha violentato la donna priva di conoscenza una volta, altri sono tornati fino a sei volte e nella maggioranza dei casi non portavano nemmeno il preservativo

Per approfondire: Processo stupri in Francia, Gisèle Pelicot: "In aula mi sento umiliata"

Dieci anni di violenze

  • Le autorità hanno recensito gli atti di violenza dal 2011, quando la coppia viveva ancora nella regione di Parigi, fino al 2020 quando ormai si era trasferita a Mazan, una cittadina di circa 6mila abitanti nel sud della Francia. Ogni volta l'uomo somministrava alla moglie un potente ansiolitico. Ai convenuti venivano fornite istruzioni precise per non svegliare la donna: né profumi né odore di sigaretta, scaldarsi le mani sotto l'acqua calda. La vittima non si è resa conto di niente e ha appreso tutto quello che le era capitato a 68 anni

“Io drogata e stuprata come una bambola di pezza”

  • Nel corso del processo Gisèle Pelicot ha raccontato dinanzi ai magistrati il calvario di cui è rimasta vittima per dieci anni. La donna si è rifiutata di guardare i filmati in possesso degli inquirenti fino al maggio 2024 con l'approssimarsi del processo, su consiglio dei suoi legali: “Mi sono vista inerte, a letto, mentre mi violentavano. Scene da horror. Usata come una bambola di pezza”, ha detto in aula. “Mi è crollato il mondo addosso, cinquanta anni di vita”. E ha aggiunto che i video sono “uno più atroce dell'altro", descrivendo "scene di barbarie, di stupri. Sono stata sacrificata sull'altare del vizio”.

La sottomissione chimica

  • Durante la testimonianza resa in aula, Gisèle Pelicot ha raccontato tra l'altro dei suoi misteriosi problemi di salute di cui non capiva la causa. Per anni, ha detto, aveva avuto strani vuoti di memoria e altri problemi di salute e pensava che potesse avere l'Alzheimer: "Parlo per ogni donna che è stata  drogata senza saperlo: sto riprendendo il controllo della mia vita per denunciare i rischi della sottomissione chimica". E ha insistito affinché il processo si svolgesse pubblicamente, per mettere in guardia tutte le donne.

La confessione di Dominique Pelicot

  • Dominique Pelicot nel corso del processo ha confessato i crimini commessi: "Confesso tutti i fatti di cui sono accusato, senza eccezioni”, ha detto in aula. “Sono uno stupratore”. Poi, rivolgendosi verso il banco degli accusati dove sedevano alcuni dei 50 co-imputati nel processo, ha aggiunto: “Lo sono come loro. Tutti loro conoscevano lo stato di mia moglie prima di venire, sapevano tutto, non possono dire di no”. L’uomo ha sostenuto che “anche se sembra paradossale, io non ho mai considerato mia moglie come un oggetto, anche se purtroppo i video mostrano il contrario. Mi pento di quello che ho fatto, chiedo perdono, anche se quello che ho fatto è imperdonabile".

“Cambiare rapporti tra uomini e donne”

  • L’accusa aveva chiesto per Dominique Pelicot il massimo della pena: “Vent'anni sono tanti, perché sono vent'anni di una vita, qualunque sia l'età dell'imputato. Ma sono anche troppo pochi vista la gravità dei fatti che sono stati commessi e ripetuti”, ha detto Laure Chabaud, vice pm al processo. Nella sua requisitoria, il pubblico ministero e i suoi collaboratori hanno affermato che "il nodo" del processo per gli stupri di Mazan "è cambiare fondamentalmente i rapporti fra uomini e donne".

Le condanne agli imputati

  • Dominique Pelicot è stato "dichiarato colpevole" degli stupri aggravati contro l'ex moglie Gisèle Pelicot, nel processo sugli stupri di Mazan e condannato al massimo della pena, 20 anni di carcere. Sono inoltre stati dichiarati tutti colpevoli i 50 co-imputati nel processo. Gran parte di essi sono stati ritenuti colpevoli di “stupro aggravato in riunione e somministrazione" di droghe a Gisèle Pelicot. La vittima ha detto di “rispettare” la sentenza dei giudici, criticata, in particolare, da diversi movimenti femministi che la considerano troppo morbida.

Gisèle Pelicot: “Ho lottato per i miei figli e i miei nipoti”

  • Gisèle Pélicot dopo le sentenze ha detto: “Penso alle vittime” di stupro “non riconosciute, le cui storie restano spesso nell'ombra. Voglio che sappiate che condividiamo la stessa lotta”. La donna ha aggiunto di avere “fiducia nella nostra capacità di cogliere collettivamente un futuro in cui ognuno, donne e uomini, possano vivere in armonia, nel mutuo rispetto e nella comprensione”. E poi ha spiegato che “questo processo è stato una prova molto dura. Penso ai miei tre figli. Penso ai miei nipotini perché loro sono il futuro ed è per loro che ho condotto questa lotta". Infine “voglio esprimere la mia più profonda gratitudine a tutte le persone che mi hanno sostenuta durante questa prova. Ringrazio l'associazione di aiuto alle vittime il cui sostegno senza sosta è stato inestimabile”.

Per approfondireStupri Mazan, le parole di Gisele Pelicot dopo la sentenza. VIDEO