Chi è Ahed Tamimi, attivista simbolo della resistenza palestinese

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Ahed Tamimi, in una foto del gennaio 2018 (Ansa)

La 17enne palestinese è tornata in libertà dopo 8 mesi di carcere. Aveva preso a calci alcuni soldati israeliani nel suo villaggio, lo scorso dicembre. Già volto di alcune proteste nel 2012 e nel 2015, è cresciuta in una famiglia protagonista della lotta anti-Israele

Ha schiaffeggiato due soldati israeliani, ha scontato otto mesi di carcere, e ora è stata rilasciata. Torna così in libertà Ahed Tamimi, la 17enne palestinese simbolo della lotta popolare contro l’occupazione israeliana. Già protagonista di alcune proteste anti-Israele nel 2012 e nel 2015, il suo volto è stato ritratto anche sul muro che separa il territorio israeliano dalla Cisgiordania. Dietro al murales c’è la mano dell’artista italiano Jorit Agoch, fermato dalla polizia di Betlemme a fine luglio.

L'aggressione ai soldati israeliani nel 2017

Ahed Tamimi è diventata famosa per il suo gesto di protesta contro i soldati israeliani, alla fine del 2017. Il 19 dicembre è stata arrestata per aver schiaffeggiato, spintonato e preso a calci - insieme alla cugina e alla madre - due militari di Israele che si trovavano accanto alla casa di famiglia, a Nabi Salih, villaggio a 20 km a Nord-Ovest di Ramallah. L’aggressione è stata ripresa in un video, diventato poi virale. Per il gesto, la giovane è stata condannata a 8 mesi di reclusione da una Corte militare israeliana (sono circa 6.500, tra cui 350 minorenni, i palestinesi nelle carceri israeliane, secondo i dati dell'Anp). Come ha scritto Amnesty International, Ahed è stata giudicata colpevole di quattro dei 12 capi d’accusa a suo carico: incitamento, assalto aggravato e impedimento a ciascuno dei due soldati di portare avanti il suo lavoro. Ed è stata condannata a pagare anche una multa di 5000 shekel (1150 euro). Per il suo rilascio, si sono battute associazioni e difensori dei diritti umani, finché  l’Autorità carceraria israeliana ha fatto sapere di poter ridurre i termini di detenzione dopo una "valutazione speciale". Così Ahed è tornata in libertà, il 29 luglio, con 21 giorni di anticipo sulla data stabilita, come anticipato da suo padre Bassem. E non ha perso tempo. Appena tornata a casa sua, ha assicurato: "La resistenza continuerà finchè la occupazione sarà stata rimossa''.

Una famiglia protagonista delle proteste

Ahed è cresciuta in una famiglia protagonista delle proteste anti-israele, nel cuore di un villaggio - quello di Nabi Salih - della cosiddetta zona C, la porzione di Cisgiordania su cui le autorità israeliane hanno maggiore controllo. Suo padre è un esponente di al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. Lui e la madre della ragazza sono stati arrestati più e più volte nel corso degli anni. L’adolescente, già nel 2012, era stata ripresa mentre agitava il pugno contro soldati israeliani, guadagnandosi così un incontro con il leader turco Recep Tayyip Erdogan. E ancora, nel 2015, era stata fotografata mentre mordeva la mano di un militare nel tentativo di impedire l'arresto del fratello. Già quattro anni fa, la giovane aveva le idee chiare sulla situazione palestinese. Intervistata dalla giornalista Harriet Sherwood, spiegava: "Vogliamo liberare la Palestina. Vogliamo vivere come persone libere. I soldati sono qui per proteggere i coloni e impedirci di avere la nostra terra". Secondo il padre, la ragazza è "timida", ma decisa a "respingere l'occupazione". E vorrebbe studiare legge, proprio per difendere la famiglia e il suo villaggio. 

Un murales in onore di Ahed

Nei giorni prima della sua liberazione, il volto di Ahed come simbolo della lotta palestinese è comparso sul muro che separa Israele dalla Cisgiordania. I suoi ricci biondi e gli occhi chiari svettano nell’opera di 4 metri dello street artist napoletano Jorit Agoch. Ma l’italiano, proprio per il suo murales, è stato fermato - con un altro ragazzo italiano e un palestinese - dalla polizia di Betlemme. È sospettato di aver "imbrattato e danneggiato la Barriera di difesa", come hanno fatto sapere le autorità israeliane.

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