Chi è Abiy Ahmed, il premier etiope premio Nobel per la pace 2019

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Nato nel 1976, è tra i più giovani e più popolari leader africani. È il promotore dello storico accordo che ha messo fine allo stato di guerra con l'Eritrea. Ha anche favorito la riappacificazione interna, con la liberazione di migliaia di prigionieri politici  

Fautore della pace tra il suo Paese e l’Eritrea, il premier dell’Etiopia Abiy Ahmed Ali è il premio Nobel per la pace 2019, "per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea". Abiy Ahmed Ali è nato il 15 agosto 1976 a Beshasha ed è di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario del Paese, ma anche il più ai margini in Etiopia. (I PREMI NOBEL PER LA PACE PIÙ IMPORTANTI DELLA STORIA)

La carriera nell’esercito

Di confessione protestante, Abiy Ahmed è nato da un padre musulmano e una madre cristiano ortodossa. Ha un passato nell’esercito, dove ha iniziato come operatore radio. Poi ha scalato i ranghi e la carriera militare lo ha portato a raggiungere il grado di tenente colonnello. È stato anche inviato con i Caschi blu dell’Onu in Ruanda, dopo il genocidio dell’etnia Tutsi.

Gli studi e i primi incarichi

Durante l’esperienza nell’esercito Abiy Ahmed ottiene una laurea in ingegneria informatica. In seguito studia anche a Londra, dove ottiene un master in “Transformational leadership”, poi una laurea in filosofia e un dottorato presso l’Istituto di studi sulla pace e sulla sicurezza nella capitale etiope Addis Abeba. Nel 2008 contribuisce a fondare l’Agenzia etiope per la sicurezza delle reti, che guiderà per due anni.

La carriera politica

Fin da giovanissimo Abiy Ahmed è appassionato di politica. Il suo attivismo lo porta a soli 15 anni a militare per l’Odp, il partito democratico Oromo. Viene eletto in Parlamento nel 2010 e riconfermato nel 2015. Il primo importante incarico di governo gli viene affidato nel 2015, quando è nominato ministro della Scienza e della Tecnologia. Lascia però dopo soltanto 12 mesi e intanto diventa segretario del suo partito. Nel frattempo Abiy Ahmed è diventato uno dei leader più popolari in Etiopia, capace con le sue capacità diplomatiche di ottenere importanti risultati nella mediazione tra i diversi gruppi etnico-religiosi etiopi.

L’elezione a premier e lo storico accordo con l’Eritrea

Nell’aprile 2018 Abiy Ahmed viene eletto premier e diventa a 41 anni il più giovane leader africano. Si fa da subito promotore di politiche di sviluppo, in politica interna, ma i risultati più notevoli li ottiene in politica estera: apre subito il dialogo con gli storici “nemici” dell’Eritrea, con cui in quel momento è ancora in vigore uno "stato di guerra" che ha continuato a esistere anche dopo la fine del conflitto tra i due Paesi durato dal 1998 al 2000. Nel luglio 2018 firma uno storico accordo con l'Eritrea: grazie all'intesa con il presidente eritreo Issaias Afeworki, è stata riaperta la frontiera chiusa nel 1998, sono state aperte ambasciate nelle rispettive capitali e ripristinati i collegamenti. Il governo di Abiy Ahmed ha rinunciato alle rivendicazioni territoriali all'origine del conflitto e ha sostenuto l'applicazione dell'accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000. Un’altra delle prime decisioni assunte da premier è stata quella di liberare migliaia di prigionieri politici, tra i quali anche alcuni esponenti di primo piano dell’opposizione, riaprendo inoltre il dialogo con gli oppositori in esilio.

Il premio Nobel per la pace 2019

L'11 ottobre 2019 Abiy Ahmed viene insignito del premio Nobel per la pace. Questa la motivazione: "Per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea". Il governo etiope ha celebrato l'assegnazione del premio con una nota dell'ufficio del primo ministro in cui si spiega che l'Etiopia "è fiera in quanto nazione" e che la decisione è "una testimonianza senza tempo degli ideali di unità, cooperazione e coesistenza reciproca che il premier ha costantemente sostenuto".

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