Presidenziali Usa 2028, i Repubblicani cercano l'erede di Trump

Negli Stati Uniti non è mai troppo presto per pensare ai prossimi candidati alle elezioni presidenziali. Il voto si tiene ogni quattro anni, ma l’annuncio delle candidature e il processo di selezione attraverso le primarie iniziano infatti anche molti mesi prima. Al momento, una delle più grandi incognite in vista del 2028 è capire chi potrebbe succedere a Donald Trump alla guida del Partito Repubblicano, sempre se l’attuale presidente non troverà un modo per realizzare il suo desiderio di rimanere al potere oltre il limite costituzionale di due mandati. JD Vance è il favorito? Pochi giorni fa, Politico ha rivelato che il segretario di Stato Marco Rubio avrebbe confidato ai suoi collaboratori che il vicepresidente JD Vance è il favorito per la candidatura repubblicana alle presidenziali del 2028, e che lui stesso lo sosterrebbe qualora decidesse di correre. Lo stesso Donald Trump aveva più volte indicato sia Vance che Rubio come i suoi due più probabili successori, arrivando a suggerire che potrebbero correre insieme come candidato presidente e vicepresidente. Un sondaggio di Politico conferma il vantaggio di Vance tra gli elettori del Partito Repubblicano: il 35% di chi ha votato Trump nel 2024 lo indica come il candidato preferito, mentre solo il 2% cita Rubio. Tuttavia, il 28% degli intervistati vorrebbe un terzo mandato di Trump, segno che la base repubblicana resta ancora fortemente legata al presidente, e almeno una parte di essa sosterrebbe la sua candidatura per un terzo mandato. In ogni caso, una cosa è sicura: chiunque aspiri a guidare i repubblicani nel 2028 dovrà mantenere una linea politica coerente la visione attuale. Gli altri candidati Nel frattempo, altre figure all’interno del Partito Repubblicano o del mondo conservatore hanno già espresso il loro interesse a una futura candidatura. Un approfondimento del Washington Post ha messo in fila più probabili i contendenti, analizzandone i punti di forza e di debolezza. Dopo Vance e Rubio, spiccano il primogenito del presidente Donald Trump Jr., il governatore della Florida Ron DeSantis e il senatore texano Ted Cruz . In piena tradizione reale , pur non avendo mai ricoperto incarichi pubblici il figlio maggiore del presidente è considerato da parte della base repubblicana l’erede naturale del movimento MAGA . DeSantis, reduce dalla sfida persa contro Trump nelle primarie del 2024, resta abbastanza popolare tra i conservatori e potrebbe tentare di rilanciare la sua candidatura una volta concluso il mandato da governatore nel 2027. Cruz, invece, cerca di mantenere un equilibrio tra fedeltà al presidente e autonomia, appoggiando Trump ma senza esimersi dal criticarlo su temi come le minacce alla libertà di parola e le politiche protezioniste. Le figure più controverse Ci sono poi alcune figure considerate dal Washington Post più controverse o outsider. Tra queste c’è Kristi Noem, ora segretaria alla Sicurezza interna. Una fedelissima di Trump, Noem ha fatto propria la politica delle deportazioni di massa degli immigrati irregolari, mostrandosi determinata e spietata: un comportamento che potrebbe avere enorme appeal soprattutto sulla base più radicale dell’elettorato trumpiano. Altri nomi sono Robert F. Kennedy Jr., ora segretario alla Sanità e figura divisiva per le sue posizioni anti-vax e le polemiche che hanno portato alle dimissioni di diversi esperti del settore, e Tulsi Gabbard, ex-democratica, filorussa, oggi direttrice dell’intelligence nazionale, accusata di avere politicizzato l’agenzia e diffuso teorie del complotto contro l’ex presidente Barack Obama. L'alternativa al trumpismo Infine, una possibile alternativa al trumpismo potrebbe arrivare da figure più moderate come Spencer Cox, governatore dello Utah. Tuttavia, gli analisti ritengono che candidati di questo tipo, come anche la principale avversaria di Trump alle primarie repubblicane del 2020 Nikki Haley o l’ex vicepresidente Mike Pence, abbiano scarse possibilità di successo in un partito ancora saldamente ancorato alle posizioni radicali di Trump.

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Gianluca De Feo