Fifa, nasce il "Peace Prize": premio su misura per Donald Trump?

Fra meno di un mese, il 5 dicembre, la Fifa, l’organizzazione Mondiale del calcio, consegnerà per la prima volta il suo Peace Prize, un premio che non riguarderà né calciatori, né allenatori, né squadre, né niente che abbia a che fare con un campo, un pallone e due porte. Al contrario premierà persone, di qualunque tipo, che si siano distinte per il loro impegno per la pace, tema che, a ben guardare, non è lontano dai valori che il calcio, con le sue partite, spesso tra nazioni rivali, promuove e, in parte, costruisce. “Il calcio - ha dichiarato il numero uno dell’organizzazione, lo svizzero Gianni Infantino - aiuta la pace in un mondo diviso, ma lo fa solo un po': per questo abbiamo bisogno di leader che segnino questo gol". Dunque la pace si costruisce, ma poi, per renderla vera, servono i bomber della pace e della politica. E a loro sarà assegnato, ogni anno, questo nuovo premio. Su queste basi, a una prima lettura, la creazione di questo premio sembrerebbe una cosa buona, ottima. E probabilmente lo è, perché i premi per i costruttori di pace e per il loro impegno non sono mai abbastanza. Eppure, l’annuncio, pochi giorni fa, della creazione di questo premio ha suscitato non poca freddezza e, persino, qualche ironia. Questo perché il tempismo è parso quanto meno sospetto. Come se questo premio fosse stato creato artatamente per lusingare qualcuno di molto influente, magari qualcuno di molto vicino, umanamente e politicamente, a Gianni Infantino stesso, e magari qualcuno che di recente è rimasto molto deluso dal fatto di non aver ricevuto il premio Nobel cui aspira. L’identikit di questo qualcuno appare piuttosto chiaro e porta dritto al nome di Donald Trump. Il rapporto tra Trump e Infantino è un rapporto di stretta amicizia che va avanti da anni e che non sembra aver mai dato segni di cedimento. In particolare i due sembrano essere stretti amici dal 2018, da quando cioè, stante la prima presidenza Trump, il consiglio della FIFA votò per assegnare l’organizzazione dei Mondiali 2026 a USA/Canada/Messico. In quell’occasione, secondo Sport Illustrated, da allora la frequentazione tra i due si sarebbe fatta sempre più fitta:” Infantino - scrive il giornale americano - si era recato alla Casa Bianca nell'agosto 2018 insieme al presidente della federazione calcistica statunitense Carlos Cordeiro per incontrare Trump nello Studio Ovale dopo l'assegnazione dei Mondiali del 2026. È stato fotografato con Trump al vertice dei leader del G20 in Argentina e, a quanto pare, è stato ospite del presidente presso il suo golf club di Bedminster, nel New Jersey, il mese scorso, dove si sarebbe discusso dei benefici finanziari dei Mondiali del 2026”. Il rapporto tra i due, negli anni, si è fatto sempre più solido: Infantino, per esempio, era presente alla cerimonia di insediamento del Presidente lo scorso gennaio, e da pochi mesi, la FIFA ha aperto un ufficio nella Trump Tower. Inoltre, dalla scorsa estate, nello Studio Ovale, troneggia una Coppa del Mondo di calcio, regalo di Infantino stesso. Dulcis in fundo, poche settimane fa, Infantino, dopo essere stato presente, senza un ruolo preciso, alla firma degli Accordi di Abramo nel 2020, è stato presente anche alla stipula del cessate il fuoco a Gaza, annunciando un grande piano di ricostruzione della Striscia devastata, proprio a partire dagli Stadi e dalle scuole calcio. Inoltre, in una specie di continuo e reciproco scambio di favori, l’annuncio della data del sorteggio della composizione dei giorni, che sarà il prossimo cinque dicembre, è stata annunciata non dalle sedi FIFA, ma dallo Studio Ovale e dal presidente Trump in persona. “Trump ha annunciato - scrive non senza ironia il New York Times - la data e il luogo del sorteggio, poi ha chiarito che questa Coppa del Mondo sarà sua. Dietro di lui c'era Gianni Infantino, presidente della FIFA, l'organismo di governo del calcio mondiale che è, o dovrebbe essere, responsabile della Coppa del Mondo. Infantino avrebbe potuto fare questo annuncio lui stesso, in una conferenza stampa o su Instagram, in qualsiasi momento e ovunque. Ma ha ceduto la scena e ha consegnato il trofeo della Coppa del Mondo a Trump”. Sulla base di questi presupposti, appare un segreto di Pulcinella il fatto che il prossimo 5 dicembre, a latere dei sorteggi per la fase a gironi dei Mondiali, il premio della FIFA per la Pace sarà assegnato a Trump: amico di Infantino, ospite dei Mondiali 2026, architetto del cessate il fuoco a Gaza, orfano di Premio Nobel e, guarda caso, presente in sala il giorno dei sorteggi che si terranno al Kennedy Center di Washington. Inoltre, ad accrescere la sensazione che il nome del vincitore di questo primo premio sia già scritto, ci sono anche le modalità di scelta e selezione dei candidati, che, a quanto pare, non esistono: “La FIFA - scrive AP - non ha fornito dettagli sulla procedura di selezione del vincitore. L'organizzazione non ha risposto alle domande inviate giovedì via email dall'Associated Press in merito a chi selezionerà il vincitore e quali criteri verranno utilizzati”. Non sarà un Nobel, ma magari va bene lo stesso. Del resto, nel calcio, quel che conta è il risultato. Il bel gioco, si sa, è un di più.

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Luciana Grosso