Nelle regioni europee la crescita è diseguale: i dati

Nonostante le turbolenze geopolitiche e una serie di crisi economiche – da quella finanziaria globale del 2008 alla crisi del debito sovrano europeo, passando per la Brexit e la pandemia di Covid-19 – tra il 2008 e il 2023 l’economia dell’Unione europea è cresciuta complessivamente, in termini reali, del 24,3%. Tuttavia, secondo Eurostat, il ritmo di espansione nel 2023 è stato decisamente più lento rispetto agli anni precedenti: il PIL reale è aumentato solo dello 0,4% , dopo un rimbalzo post-pandemia del 6,4% nel 2021 e un’ulteriore crescita del 3,5% nel 2022. Alcune regioni europee hanno mostrato però una crescita molto più vivace della media, mentre 81 su 244 hanno registrato addirittura una decrescita. Malta guida la classifica con un incremento del PIL reale del 6,7% tra il 2022 e il 2023, seguita dalla regione Severen tsentralen in Bulgaria , dalle isole Baleari spagnole , dalle Canarie e dalla regione della capitale danese Hovedstaden . Tra le regioni che hanno invece perso più punti di PIL troviamo quella di Vorarlberg in Austria , Groningen nei Paesi Bassi , la regione irlandese del Sud , quella di Norra Mellansverige in Svezia e il Rheinhessen-Pfalz in Germania . È particolarmente degno di nota il fatto che dal sesto al decimo posto tra i territori con la peggiore performance economica figurino ben quattro regioni francesi: Corsica , Provenza-Alpi-Costa Azzurra , Alta Normandia e Piccardia . Allargando lo sguardo all’ultimo decennio, tra il 2015 e il 2023 alcune regioni dell’Ue hanno registrato una crescita economica eccezionalmente sostenuta, mentre altre hanno visto un andamento stagnante o addirittura negativo. In cima alla classifica spicca la regione di Bucarest, in Romania, con un incremento del PIL del 88,5%, seguita dalle regioni irlandesi Eastern and Midland e Northern and Western , oltre che da Malta e Southern Ireland . All’estremo opposto, dieci territori dell’Ue hanno invece subito contrazioni anche significative. La peggiore performance si registra nella Macedonia occidentale, in Grecia, dove il PIL è crollato del 20,7%, seguita dalla provincia olandese di Groningen e dalla regione romena del Sud-Muntenia . Perdite minori ma comunque rilevanti si sono registrate nel Saarland in Germania , nel Sud-Vest Oltenia in Romania e nella regione bulgara dello Yugozapad . Italia a due velocità Guardando all’Italia, nel periodo 2015-2023 la crescita del PIL reale ha mostrato un forte divario tra le regioni, con performance positive e negative sorprendentemente sparse tra il Nord e il Sud del Paese; nessuna regione, tuttavia, ha registrato una decrescita. La Lombardia guida la classifica con un aumento del 12,7%, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano e da quella di Trento . Subito dietro si collocano Emilia-Romagna , Veneto e Puglia , a conferma di un buon dinamismo sia nel Nord-Est sia in alcune aree del Sud. Anche Sicilia e Campania registrano progressi solidi, mentre chiudono la top ten Abruzzo e Lazio . Le regioni con la crescita più modesta sono state invece Liguria e Calabria , precedute dalla Valle d’Aosta e dall’Umbria . In generale, gli ultimi dieci anni sembrano aver premiato le economie più industrializzate e aperte all’export, mentre le regioni più periferiche e con minore diversificazione produttiva hanno registrato performance più deboli. Per quanto riguarda il periodo più recente, 2022-2023, si registrano invece alcuni casi di decrescita. Abruzzo e Sicilia hanno registrato i tassi di crescita più elevati, entrambe con +2,2%, seguite da Liguria , Valle d’Aosta e Calabria . Le principali regioni del Nord mostrano aumenti più modesti: Lombardia , Veneto e Piemonte , mentre è rimasta ferma l’economia dell’Emilia-Romagna. In territorio negativo figurano Umbria , Toscana e soprattutto Friuli-Venezia Giulia, che chiude la classifica con un calo dello 0,6%.

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Gianluca De Feo