I sistemi politici non piacciono, ma nessuno crede in un cambiamento. Cosa dicono i dati

Qualche giorno fa, commentando i risultati definitivi sull’affluenza alle urne alle regionali nelle Marche, abbiamo visto come in Italia la partecipazione al processo democratico sia in calo ormai da qualche decennio. Non si tratta tuttavia di un fenomeno isolato: anche in altre grandi democrazie occidentali negli ultimi anni l’astensionismo è aumentato in maniera preoccupante. A spingere questo malcontento diffuso è la crescente sfiducia nei confronti della politica, che porta sempre più persone a non credere più che il voto possa davvero cambiare le cose e a considerare i partiti tradizionali troppo simili tra loro o incapaci di risolvere i problemi reali. Un’indagine del Pew Research Center condotta in 25 paesi del mondo fotografa questa insofferenza verso i sistemi politici e la classe dirigente. Il centro di ricerca americano rivela infatti che la maggioranza degli intervistati in 20 paesi su 25 ritiene che il proprio sistema politico necessiti di cambiamenti radicali o debba essere addirittura totalmente riformato. Questo malcontento è particolarmente evidente in Nigeria, Corea del Sud, Brasile, Grecia, Kenya, Argentina, Stati Uniti, Francia e Sudafrica dove più di tre persone su quattro condividono questa visione. In Italia, il 46% degli intervistati dichiara che ci sarebbe bisogno di grandi cambiamenti al sistema politico e il 22% vorrebbe una riforma completa, mentre il 26% ritiene che basterebbero solo dei piccoli cambiamenti per migliorare la situazione. Un elemento centrale di questo malcontento riguarda la delusione nei confronti della classe politica. In media, circa la metà degli intervistati nei 25 Paesi presi in considerazione dallo studio pensa che pochi o nessun rappresentante eletto sia onesto, competente, capace di comprendere i bisogni delle persone comuni o davvero dedicato a risolvere i problemi cruciali del Paese. Le valutazioni più negative arrivano da Grecia , Italia , Turchia , Spagna , Stati Uniti , e da molti paesi africani e latinoamericani. I giudizi meno duri si registrano invece in Canada , Svezia , India , Giappone e Paesi Bassi , luoghi in cui si registra anche un malcontento generale più lieve. Ma lo studio di Pew mostra che chi invoca cambiamenti tende spesso a non credere siano davvero possibili, soprattutto nei Paesi occidentali. Questa sfiducia alimenta così un clima di rassegnazione e pessimismo, che a sua volta è tra le cause dirette dell’astensionismo. I livelli di sfiducia più alti si registrano in quattro Paesi dell’Europa meridionale, dove più della metà della popolazione si dice poco fiduciosa che le cose possano cambiare: parliamo di Grecia , Francia , Spagna e Italia . A questi seguono, con circa una persona pessimista su due, la Corea del Sud , gli Stati Uniti e il Giappone . Alti livelli di ottimismo in un cambiamento futuro si registrano invece in diversi Paesi del sud globale, come l’India e il Kenya , il Sudafrica , l’Indonesia , la Nigeria , il Brasile e l’Argentina .

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Gianluca De Feo