Ahmed Bashbash, ideatore dell’app che sfida Israele: “Boicottare per farsi sentire”

“La bandiera della Palestina nelle piazza italiane mi ha ridato speranza nel futuro del mio Paese”. A parlare è Ahmed Bashbash, un ingegnere informatico palestinese di appena 26 anni, gli occhi buoni e il sorriso aperto. “Protestare è l’unico modo per fermare la carneficina in corso a Gaza e il genocidio della mia gente. La popolazione civile – si infiamma – deve ribellarsi a quello che sta facendo Israele”. Bashbash ha fatto della resistenza il centro della sua vita, da quando, ormai sette anni fa, ha lasciato la Striscia per una borsa di studio in Ungheria. “Conoscevo le sofferenze della mia famiglia e intorno a me vedevo persone che, pur compatendomi, continuavano a finanziare Israele inconsapevolmente. Volevo fare qualcosa per sensibilizzare la popolazione, poi la morte di mio fratello ha accelerato tutto”. Bashbash è il fondatore dell’app No!Thanks, che segnala, scannerizzando il codice a barre di un bene o scorrendo un’apposita lista, le aziende o le società che in qualche modo finanziano l’esercito e il governo israeliani. “Dare vita a quell’applicazione mi ha portato tanti guai, ma mi ha cambiato la vita”. Come nasce No!Thanks “L’occupazione israeliana è la causa di tutti i dolori della mia vita”, ammette Bashbash. Nel 2020, quando Ahmed era appena al secondo anno del suo percorso di studi in Ungheria, sua sorella Bismah muore a causa di un banale problema di salute. “Aveva fatto richiesta – ricorda Bashbash – per curarsi a Gerusalemme, ma l’autorizzazione di Israele è arrivata troppo tardi. È morta da sola, in ambulanza, e io non sono neanche potuto andare al funerale”. A 25 giorni dal 7 ottobre 2023, il fratello di Ahmed, Ibrahim, muore sotto i bombardamenti dell’Idf. “Era stato invitato a Gaza da un nostro parente, in una zona che doveva essere sicura. È stato ucciso sul balcone, mentre beveva il tè insieme al marito di mio cugina e ai loro due figli. Altre 20 persone sono morte quel giorno”. L’uccisione di Ibrahim rappresenta per Ahmed un punto di svolta. “Ricordo che ero al supermercato e vedevo tutti quei prodotti in fila sugli scaffali. Non riuscivo a smettere di chiedermi quali di queste aziende avessero rapporti con Israele, acquistando questi beni avrei finanziato la morte di mio fratello? Pensavo che sarebbe stato comodo avere un’app che te lo dicesse e decisi di realizzarla”. Inizialmente Ahmed si rivolge ad alcuni sviluppatori di software, che però respingono l’idea. Decide di farcela da solo e si chiude in casa per due settimane. “Ho imparato i linguaggi di programmazione, ho messo in pratica quello che avevo appreso in università. E poi No!Thanks è nata”. L’app ottiene fin da subito uno strepitoso successo, che va al di là delle aspettative di Ahmed. “In men che non si dica era diventata virale e io cominciavo ad avere delle ripercussioni. Sul mio posto di lavoro si era sparsa la voce che fossi un antisemita e su LinkedIn i miei colleghi avevano diffuso un hashtag che inneggiava al mio licenziamento. Qualche settimana dopo sono stato mandato a casa”. Mentre crescono i download di No!Thanks, l’app è minacciata da continui attacchi hacker. “È stata assediata da milioni di bot che la segnalavano. La prima volta sono riusciti a bloccarla, la seconda volta sono intervenuto in tempo e l’ho ripristinata”. “Grazie Italia, per il tuo coraggio” Ad oggi, l’app conta oltre 12 milioni di download e ha più di cinque milioni di utenti attivi. “Io e il mio team – racconta Bashbash – la teniamo costantemente aggiornata. Ci informiamo e aggiungiamo le aziende che hanno stretto nuovi rapporti commerciali, o peggio, con Israele. Forniamo anche una lista di marchi alternativi da cui comprare se si vuole perseguire uno shopping etico”. Per Ahmed, ribellarsi e rifiutarsi di essere complici inconsapevoli delle azioni di Israele è fondamentale se si difende la causa palestinese. “Il boicottaggio è forse l’unico gesto concreto che la società civile può fare per ribadire la sua posizione, nell’assoluto silenzio dei governi. Per questo ho apprezzato le proteste che ci sono state in Italia in nome della Palestina: siete stati generosi e coraggiosi, voi italiani. Non è mai scontato scendere in piazza per urlare i propri diritti e voi lo avete fatto in nome di un popolo messo a tacere. Grazie, non me lo scorderò mai”.

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Benedetta Macchini