Microsoft ferma Israele: cosa sappiamo sullo spionaggio ai palestinesi

“Voglio informarvi che Microsoft ha interrotto e disattivato una serie di servizi per un'unità del Ministero della Difesa israeliano ”. Inizia così la comunicazione ufficiale del vicepresidente di Microsoft, Brad Smith, a tutti i dipendenti dell'azienda circa la decisione presa nelle ultime ore di sospendere l’accesso ai servizi di cloud Azure all’intelligence israeliana: “Microsoft non è un governo o un Paese. Siamo un'azienda. Come ogni azienda, decidiamo quali prodotti e servizi offrire ai nostri clienti” ha continuato. Alla base della decisione non c’è una presa di posizione dell’azienda contro Israele ma una banale violazione contrattuale: l’agenzia di sorveglianza militare di Israele, l'Unità 8200, a quel che risulta, avrebbe infatti usato il servizio di archivio di Microsoft per conservare milioni di intercettazioni telefoniche di civili, cosa che viola le norme del contratto. Per capire le ragioni di questa decisione, occorre fare un passo indietro e arrivare allo scorso 6 agosto, quando un articolo apparso sul Guardian denuncia il possibile abuso: “Grazie alla capacità di archiviazione pressoché illimitata di Azure - scrive il Guardian - l'Unità 8200 ha iniziato a sviluppare un nuovo e potente strumento di sorveglianza di massa: un sistema invasivo e capillare che raccoglie e archivia le registrazioni di milioni di chiamate da cellulare effettuate ogni giorno dai palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Secondo tre fonti dell'Unità 8200, la piattaforma di archiviazione basata su cloud ha facilitato la preparazione di attacchi aerei mortali e ha plasmato le operazioni militari a Gaza e in Cisgiordania. Grazie al controllo esercitato sulle infrastrutture di telecomunicazione palestinesi, Israele intercetta da tempo le telefonate nei territori occupati. Ma il nuovo sistema indiscriminato consente agli agenti dell'intelligence di riprodurre il contenuto delle chiamate cellulari effettuate dai palestinesi, catturando le conversazioni di un bacino molto più ampio di civili”. Secondo la ricostruzione del Guardian, questa enorme operazione di spionaggio e intercettazione avrebbe avuto lo scopo di organizzare omicidi mirati: “Fonti dell'Unità 8200 - scrive il quotidiano- hanno affermato che le informazioni ricavate dagli enormi archivi di telefonate archiviati in Azure sono state utilizzate per ricercare e identificare obiettivi di bombardamento a Gaza: quando si pianifica un attacco aereo contro un individuo che si trova in aree densamente popolate con un elevato numero di civili, gli agenti utilizzano il sistema basato su cloud per esaminare le chiamate effettuate dalle persone nelle immediate vicinanze”. In questa operazione di sorveglianza - va detto e chiarito- Microsoft non ha nessun ruolo. Anzi. Le sue regole contrattuali, così come il comunicato del presidente dell’azienda, mettono bene in chiaro che i loro strumenti non possono essere usati, in nessun caso, per operazioni di sorveglianza di massa sui civili. E quindi che c’entra Microsoft? C’entra perché Israele, da solo, non avrebbe disposto di spazio sufficiente a conservare l'enorme mole di dati generata dalla intercettazione di una popolazione intera e di milioni di telefonate ogni giorno. “Fonti di intelligence a conoscenza del progetto- continua Guardian nel suo articolo del 6 agosto - hanno affermato che la dirigenza dell'Unità 8200 si è rivolta a Microsoft dopo aver concluso che non aveva sufficiente spazio di archiviazione o potenza di calcolo sui server militari per supportare il peso delle telefonate di un'intera popolazione” Dopo l’articolo di Guardian, Microsoft aveva annunciato un’indagine che verificasse la fondatezza della vicenda. Ieri, poco più di un mese dopo l’avvio di quella indagine, la decisione di spegnere il servizio per l’intelligence di Israele. È ancora il Guardian, prima di tutti, a darne notizia: “Microsoft ha interrotto l'accesso dell'esercito israeliano alla tecnologia utilizzata per gestire un potente sistema di sorveglianza che raccoglieva milioni di telefonate di civili palestinesi effettuate ogni giorno a Gaza e in Cisgiordania. Microsoft ha comunicato ai funzionari israeliani che l'Unità 8200, l'agenzia di spionaggio d'élite dell'esercito, aveva violato i termini di servizio dell'azienda archiviando l'enorme quantità di dati di sorveglianza nella sua piattaforma cloud Azure”. Ma se questi sono i fatti, esposti nella loro cronologia, esiste un’altro aspetto della vicenda, ancora tutto da scrivere e da chiarire: le conseguenze che tutto questo può avere sull’Europa. L’Ue infatti ha da tempo riconosciuto che Israele rispetta gli standard previsti dal GDPR per quel che riguarda il trattamento e la conservazione dei dati dei cittadini. Questa decisione di fatto assimila Israele a un Paese europeo per quel che riguarda lo scambio di dati. Ma quanto riportato da Microsoft smentirebbe completamente questa lettura e oltre a spingere la Commissione a rivedere i termini dell’accordo, aprirebbe una voragine sul trattamento dei dati europei trasferiti e conservati in Israele.

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Luciana Grosso