Un’indagine realizzata dal Guardian insieme a +972 Mag e Local Call, e condotta su un database interno dei servizi d’intelligence israeliani, rivela che i risultati sul campo dichiarati pubblicamente nel corso dei mesi dallo stato ebraico non sono mai stati conseguiti. Dall’indagine risulta, infatti, che le dichiarazioni pubbliche dell’esercito — che ha confermato l’esistenza del database — e dei funzionari pubblici israeliani, contraddicono le informazioni raccolte dalla Direzione dell’Intelligence israeliana
A cura di Mirea D'Alessandro
Solo un detenuto su quattro catturato dalle forze israeliane a Gaza dopo il 7 ottobre è un combattente. Questo è quanto reso pubblico da un’inchiesta congiunta realizzata dal Guardian insieme a +972 Mag e Local Call e condotta su un database classificato e gestito dalla Direzione dell’Intelligence Militare Israeliana (Aman). Tra le persone detenute senza accusa, né processo, anziani, minori e disabili. Le informazioni su cui si è basata l’inchiesta congiunta coprono il lasso temporale che va dall’ottobre del 2023 al maggio del 2025.
I dati
A maggio di quest’anno lo Stato Ebraico, su richiesta dell’Alta Corte di giustizia, aveva rivelato che 6000 palestinesi erano stati arrestati nella Striscia di Gaza durante i primi 19 mesi di guerra e trattenuti nelle carceri israeliane in base alla legge per l’incarcerazione dei combattenti illegali. Dai dati numerici, tuttavia, — si legge nel rapporto — è emerso che dei 6000 detenuti, solo 1450 sono stati identificati dall’esercito israeliano come combattenti attivi nelle ali militari di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese. Il database riporta l’elenco completo di 47.653 palestinesi considerati parte dei due gruppi islamisti palestinesi. Di questi, risulta che Israele abbia arrestato circa 500 combattetti della Jihad Islamica e 900 combattenti di Hamas nel lasso temporale che va da ottobre del 2023 a maggio 2025. L’elenco, aggiornato regolarmente, include anche persone reclutate dopo il 7 ottobre. Gli altri gruppi armati che operano nell’enclave palestinese non rientrano nel database ma sono citati in diversi rapporti del Servizio penitenziario israeliano come rappresentati di circa il 2% dei detenuti classificati come “combattenti illegali”.
Potrebbe interessarti
Assalto finale a Gaza City, Onu: è genocidio
La legge sui combattenti illegali: cosa è cambiato dopo il 7 ottobre
La legge sull’incarcerazione dei “combattenti illegali” — categoria non riconosciuta dal diritto internazionale — consente ad Israele di detenere persone durante un conflitto, in caso queste ultime rappresentino un pericolo per la sicurezza nazionale, senza dover riconoscere lo status di “prigioniero di guerra”, come invece previsto dalla Convenzione di Ginevra. Attraverso questa norma, lo stato ebraico nega ai detenuti l’accesso ad un avvocato per i primi 75 giorni di detenzione. Secondo quanto riportato da diverse organizzazioni non governative, tra cui il gruppo per i diritti dei prigionieri Addameer, la maggior parte dei prigionieri palestinesi che sono stati catturati dopo il 7 ottobre sono trattenuti senza capi di accusa e senza processo e il tempo di detenzione senza contatti con l’esterno è aumentato da 75 a 180 giorni. Secondo Jessica Montell, direttrice dell’organizzazione israeliana per i diritti umani HaMoked: “Il sistema israeliano ha facilitato attraverso questa legge la sparizione forzata di centinaia di persone” che sono trattenute senza la garanzia di essere sottoposte ad un equo processo.
Potrebbe interessarti
Stefano Di Carlo, Medici senza Frontiere: A Gaza situazione critica e catastrofica
Le testimonianze dei soldati israeliani
Nell’ultimo rapporto pubblicato nel luglio del 2025 da Btselem — il Centro d'informazione israeliano per i diritti umani nei territori occupati — intitolato “Our Genocide”, sono state raccolte una serie di testimonianze dei soldati dell’esercito israeliano che hanno prestato servizi nei centri militari e nelle prigioni dello Stato Ebraico. "Ho visto persone arrivare ferite dalla Striscia di Gaza nella struttura in cui prestavo servizio, morire di fame per settimane senza ricevere cure mediche", ha detto all’organizzazione un soldato israeliano che ha prestato servizio nel campo israeliano di Sde Teiman. “Molti di loro non erano nemmeno membri del commando di Hamas ma semplici civili palestinesi di Gaza detenuti per indagini. Dopo aver subito brutali abusi molti sono stati rilasciati quando si è scoperto fossero innocenti” ha proseguito. E ancora. Un ufficiale dell'esercito israeliano che ha guidato le operazioni di arresti di massa nel campo profughi di Khan Younis nel 2024 ha dichiarato a +972, Local Call e al Guardian che la missione della sua Unità era quella di "svuotare" il campo e costringere i residenti a fuggire più a sud. Nell'ambito di questa missione, molti palestinesi sono stati arrestati in massa e condotti in strutture militari dove sono stati classificati senza alcuna prova come “combattenti illegali”.
Approfondimento
La questione israelo-palestinese, cos'è e come è nata
Waleed Ahmad, il primo minore morto nelle carceri israeliane dopo il 7 ottobre
Ad aprile di quest’anno un giovane di appena 17 anni è morto in una prigione israeliana. Il suo nome era Waleed Ahmad e viveva a Silwad, in Cisgiordania. Svenuto nel cortile della prigione israeliana di Megiddo, è morto poco dopo. Dai risultati dell’autopsia è emerso che il 17enne soffriva di colite, malnutrizione estrema e scabbia al momento della morte. Il padre di Waleed ha dichiarato al quotidiano israeliano Haaretz, che quando è stato incarcerato, suo figlio era sano e non soffriva di patologie pregresse. Ahmad era in prigione da settembre dell'anno scorso, quando è stato arrestato con l'accusa di aver lanciato pietre e una molotov ai soldati israeliani. In sei mesi ci sono state solo brevi comparizioni in tribunale durante le quali non è mai stata fissata alcuna data per un processo, fino a quando il 23 marzo Walid — come testimonino diversi testimoni oculari — è crollato a terra nel cortile della prigione. Le autorità carcerarie non hanno risposto ad alcuna richiesta di chiarimento su quanto accaduto. L'Autorità Nazionale Palestinese ha sottolineato che Ahmad è il primo palestinese sotto i 18 anni a morire in detenzione israeliana e il 63° palestinese della Cisgiordania o di Gaza dal 7 ottobre 2023.
Potrebbe interessarti
La voce di Hind Rajab, la data d’uscita al cinema in Italia del film
L’83% dei civili uccisi nella Striscia di Gaza sono civili
All’interno del database inoltre, — si legge su +972 Magazine — dei 47.653 nomi di palestinesi di Gaza che l’intelligence israeliana ritiene siano militanti attivi, 34.873 sono identificati come operativi di Hamas, i restanti 12.702 invece della Jihad islamica palestinese. Dai dati numerici, ottenuti nel mese di maggio, risulta che dal 7 ottobre 2023, l’esercito israeliano abbia confermato l’uccisione certa di 7330 militanti attivi, probabile di 1570. Se si considera il bilancio delle vittime palestinesi complessive nella Striscia di Gaza al mese di maggio — pari a 53.000, come riportato dal Ministero della Salute di Gaza, dato considerato attendibile dallo stesso Stato Ebraico — e si sottrae il numero di militanti attivi dal numero totale, risulta che circa l’83% dei morti a Gaza sono civili. In questo caso è importante sottolineare, tuttavia, che il numero totale dei militanti uccisi potrebbe essere superiore perché tra le vittime, alcune non sono mai state identificate. Anche il numero totale delle vittime civili nell’enclave palestinese potrebbe essere superiore perché il Ministero della Salute di Gaza elenca solo le persone i cui corpi sono stati recuperati, non quelli sepolti sotto le macerie.