Cosa non funziona nella nuova legge greca anti immigrazione

Sembra draconiana, ma non lo è. La nuova legge anti-immigrazione, approvata nelle scorse ore dal Parlamento greco, ha tutto l’aspetto della normativa più rigida dell’UE. E probabilmente lo è. O meglio, lo sarebbe se solo fosse applicabile. In buona sostanza, la nuova norma, prevede che tutte le persone che saranno sorprese sul territorio greco senza visto o permesso di soggiorno siano passibili di una pena detentiva dai due ai cinque anni; inoltre, prevede l’espulsione immediata di tutti i migranti ai quali non sia stato riconosciuto il diritto di asilo. La legge greca è, inutile negarlo, un colossale giro di vite sui migranti. Migranti di cui la Grecia è, insieme a Spagna e Italia, uno dei principali approdi. In base ai dati Frontex, solo nei primi sei mesi del 2025, sulle coste greche sono sbarcate 26 mila persone , e in estate è stata teatro di una lunga serie di sbarchi che hanno portato alla memoria le immagini della crisi del 2015, e riportato il tema al centro del dibattito politico ed elettorale. Per questo, buona parte della retorica del governo di centrodestra guidato da Kyriakos Mitsotakis è incentrata sulla repressione di un fenomeno percepito come prioritario dai cittadini greci. E per questo, il ministro all’Immigrazione Thanos Plevris usa spesso toni accesi. Toni che sono rispecchiati dalla decisione, presa all’inizio dell’estate, di sospendere per tre mesi tutti i visti di ingresso e, ora, da questa legge che prevede l’arresto immediato di chi sia clandestino, oltre che l’espulsione di chi non riceva lo status di rifugiato. E sulla carta è tutto molto coerente: prometto ai miei elettori di ridurre l’immigrazione, dunque redigo una legge dura sull’immigrazione. Il problema, però, è che poi, dalla carta, questa legge deve uscire. E trovare applicazione nel mondo reale, dove però la nuova legge pone una serie di problemi. Prima di tutto, non è possibile sapere quanti immigrati clandestini ci siano in Grecia, ma possiamo stimarli nell’ordine di alcune migliaia . La popolazione carceraria della Grecia, oggi, conta circa 10 mila detenuti. Ammettendo che, nei prossimi mesi, le forze di polizia greche arrestino mille clandestini, questo significherebbe un aumento del numero dei detenuti del Paese del 10%. Tra l’altro con pene detentive lunghe, e quindi onerose per le casse pubbliche. Un altro problema riguarda la concessione del diritto di asilo: la Grecia, come l’Italia, è un Paese europeo e, in quanto tale, è tenuta ad accogliere i richiedenti asilo che arrivano dai Paesi ‘non sicuri’. L’elenco dei Paesi non sicuri è stilato dalla Commissione Europea. In questo elenco compaiono Paesi in situazioni di guerra, o in cui sono presenti regimi dittatoriali e oppressivi. E se un migrante in arrivo da uno di questi Paesi bussa alle porte di un Paese UE, il Paese UE in questione è tenuto ad accoglierlo. Non può respingerlo . E i dati dicono che la stragrande maggioranza dei migranti che arriva sulle coste greche arriva da un Paese non sicuro: secondo il Ministero delle Migrazioni, la maggior parte dei richiedenti asilo arrivati nei primi cinque mesi del 2025 proveniva da Afghanistan , Egitto , Siria , Pakistan , Sudan . Quindi, alla luce di questi numeri, la misura di rifiuto dello status di rifugiato e l’eventuale rimpatrio immediato riguarderebbe solo una parte decisamente residuale dei migranti. E nemmeno tutta, in realtà. Perché la questione rimpatri costituisce un problema nel problema: i rimpatri sono costosi e logisticamente complicati. Inoltre, affinché abbiano luogo, occorrono accordi con i Paesi che, in teoria, dovrebbero ricevere questi loro cittadini respinti. Accordi che, nella maggioranza dei casi, non ci sono. Questo fa sì che i rimpatri dall’UE in buona sostanza, non esistano e consistano più in una specie di vaga promessa elettorale, un drappo rosso da agitare di fronte a un elettorato scontento, ma che poi, nella realtà, siano irrealizzabili e irrealizzati. Guardiamo, ancora una volta, i numeri: secondo i dati diffusi lo scorso dicembre da Eurostat, nel 2024 sono state rimpatriate 27.740 persone migranti su un totale di circa 112 mila persone che avevano ricevuto un ordine di espulsione. Significa meno del 20%. Se poi guardiamo ai numeri per Paese, vediamo che di queste 27 mila persone che si è effettivamente riusciti a rimpatriare , circa la metà sono state rimpatriate da Francia, Germania e Spagna. Dalla Grecia, invece, ne sono state rimpatriate 1400. Numeri esigui e che smentiscono la rigidità di una legge che ha più l’aspetto di una trovata elettorale che di una misura in grado di risolvere la questione.

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Luciana Grosso