Negli Usa il primo partito tra i nuovi elettori è l'astensione

Negli Stati Uniti ormai da qualche anno è emersa una tendenza figlia della delusione nei confronti delle due principali forze politiche: un numero sempre maggiore di nuovi iscritti alle liste elettorali non si riconosce né nel Partito Democratico né in quello Repubblicano. Secondo una recente indagine del New York Times, infatti, nel 2024 solo il 26% dei nuovi elettori registrati si è dichiarato democratico, il 29% repubblicano, mentre ben il 45% ha scelto di non affiliarsi a nessuno dei due partiti tradizionali, oppure di registrarsi con formazioni minori come i Verdi, i Socialisti o i Libertari. Benché questi dati evidenzino la chiara insoddisfazione nei confronti di entrambi i partiti dominanti, i dati relativi agli anni passati mostrano come oggi sia soprattutto il Partito Democratico a soffrire una crisi di consensi. Nel 2018, infatti, il 34% dei nuovi elettori si registrava come democratico e solo il 20% come repubblicano. Ciò significa che nel giro di sei anni, la quota di nuovi iscritti al Partito Repubblicano è salita di 9 punti percentuali, mentre quella del Partito Democratico è scesa di 8. Ma l’emorragia di consensi dei Dem va oltre i nuovi iscritti. Tra il 2020 e il 2024, nei 30 stati che in sede di iscrizione alle liste elettorali registrano l’affiliazione partitica, i democratici hanno perso circa 2,1 milioni di iscritti, mentre i repubblicani ne hanno guadagnati 2,4 milioni. Nel complesso, ciò ha determinato uno spostamento di 4,5 milioni di elettori verso il Partito Repubblicano, che ha direttamente contribuito al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2024 e alla vittoria dei repubblicani nel voto popolare per la prima volta dal 2004. Il dato è ancora più sorprendente perché riguarda ogni campo di battaglia: gli stati dove tradizionalmente vincono i democratici, quelli a maggioranza repubblicana, e anche gli stati in bilico. Un altro campanello d’allarme per il Partito Democratico è il fatto che la perdita di iscritti colpisca soprattutto categorie di elettori che in passato erano considerate saldamente progressiste. I giovani, ad esempio, hanno ridotto sensibilmente la loro adesione al partito: nel 2018 due terzi dei nuovi elettori registrati under 45 sceglievano i Dem, mentre nel 2024 la quota è scesa sotto il 50%. Un trend simile vale per il voto maschile: se nel 2020 quasi la metà degli uomini che indicavano la propria affiliazione a un partito optava per i democratici, nel 2024 questa percentuale è scesa intorno al 39%. Segnali di questo tipo arrivano anche dall’elettorato ispanico negli stati che raccolgono i dati sull’affiliazione partitica in base all’etnia. In Florida, ad esempio, i democratici sono passati dal raccogliere la maggioranza dei nuovi registrati latini a solo un terzo . In North Carolina, la stessa percentuale è scesa dal 72% al 58%. Questi dati riflettono da un lato il successo del Partito Repubblicano nel riuscire a rivolgersi a questi elettori e attirarli a sé, dall’altra l’evidente crisi di identità del Partito Democratico, che ora si trova a dibattere internamente sulla strategia da adottare per invertire la rotta. Tuttavia, sono anche un segnale più profondo dello stato d’animo dell’elettorato: il fatto che la forma di registrazione più comune sia oggi quella anti partiti tradizionali indica un crescente disillusione nei confronti del sistema bipartitico.

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Negli Usa il primo partito tra i nuovi elettori è l'astensione

Gianluca De Feo