CO2, quanto ha emesso l'Ue nella prima metà del 2025?

Ultimo aggiornamento sui dati delle emissioni di gas climalteranti, o gas serra, in Unione europea. L’ufficio di statistica europeo ha appena pubblicato i risultati relativi al primo trimestre 2025, che presentano qualche interessante novità. Le emissioni sono aumentate rispetto al trimestre precedente ma lo sono, soprattutto, in confronto allo stesso periodo dell’anno del 2024. Entrambe le cose sono da tenere sotto controllo, perché invertono due tendenze che si speravano consolidate. Climalteranti in aumento I gas serra comprendono anidride carbonica , protossido di azoto , metano e gas fluorurati (idrofluorocarburi , perfluorocarburi , esafluoruro di zolfo e trifluoruro di sodio . Nel primo trimestre del 2025, le emissioni di gas serra sono state stimate a 900 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, con un aumento del 3,4 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2024, quando furono 871 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. A leggere in sequenza i dati degli ultimi 4 anni è possibile individuare due fenomeni precisi: una generale diminuzione e l’andamento trimestrale in cui il periodo invernale sono quelli in cui l’Europa emette più gas serra, col quarto sempre un po’ più inquinante del primo. Il primo trimestre del 2025 ha, invece, smentito sebbene di poco questo trend: abbiamo emesso di più rispetto al primo trimestre 2024 e, sebbene di pochissimo, anche rispetto al quarto del 2024. Lo scostamento non è in termini assoluti drammatico ma merita attenzione. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Bene i trasporti, male l’energia I consumi delle famiglie europee incidono per un quarto sulle emissioni totali, il resto è responsabilità del settore produttivo e dei servizi. Tra questi sono la fornitura di elettricità e gas e il settore manifatturiero a pesare di più. Anche in questo caso, oltre al dato in sé, è interessante osservare le variazioni anno su anno, che sono meno omogenee del previsto. A sbilanciare gli equilibri sono le emissioni di gas climalteranti dovute all’energia, aumentate di oltre il 13 per cento anno su anno. Settori come quello manifatturiero, agricolo e soprattutto i trasporti sono, invece, i più virtuosi e hanno registrato cali di CO2 rilasciata in atmosfera. Se non visualizzi il grafico, clicca qui CO2 e PIL una relazione complicata Fino alla diffusione su larga scale delle fonti energetiche rinnovabili, le emissioni seguivano fedelmente l’andamento dell’economia. All’aumentare del PIL crescevano anche i gas serra. Oggi non è più così, né a livello di media Ue né, tantomeno, a livello dei singoli Paesi, che mostrano macroscopiche differenze in questo complicato rapporto. In Italia, ad esempio, le rinnovabili non sembrano ancora sufficienti ad avere l’impatto che hanno avuto in altre nazioni: mentre rispetto al primo trimestre 2024 le emissioni sono aumentate del 2,3 per cento, il prodotto interno lordo italiano è aumentato solo dello 0,1 per cento. Molto meglio, in ogni caso, di quanto accaduto in molti altri Paesi Ue. Come la Germania, dove i gas serra hanno fatto registrare un +4,5% a fronte di una riduzione del PIL . Peggio di tutti in Ue hanno fatto Repubblica Ceca e Bulgaria, dove i gas climalteranti sono aumentati di oltre il 10 per cento mentre l’economia meno del 3 per cento. Interessante il dato irlandese, col PIL schizzato di oltre il 15 per cento rispetto al primo trimestre 2024 e le emissioni in crescita del 3,5%. Se non visualizzi il grafico, clicca qui I quattro Paesi europei più virtuosi, invece, sono riusciti nella miracolosa impresa di conciliare economia e ambiente in modo ideale. Svezia, Danimarca, Finlandia e Malta hanno registrato PIL in aumento e gas serra in diminuzione. La vera sfida è seguire il loro esempio.

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Gabriele De Palma