Gaza, la maestra Farida nella scuola-tenda: “Lo studio è un diritto”

“Trattateci come esseri umani: non chiediamo grandi cose, solo di avere beni di prima necessità a Gaza”. Farida lancia un appello. Le brillano gli occhi mentre mi guarda, seduta su una sedia in una camera dalle pareti color crema. È a casa sua, nel nord della Striscia di Gaza. A separarci, più di 2 mila chilometri e una videocamera. Farida Algoul è un'insegnante palestinese che, dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas, porta avanti un progetto coraggioso per garantire a bambine e bambini uno dei diritti fondamentali dell'essere umano: l'istruzione. La maggior parte delle scuole nella regione palestinese sono state demolite dai bombardamenti israeliani, e le poche strutture rimaste convertite in rifugi per le famiglie sfollate. Come riporta Save the Children, circa il 90% degli istituti a Gaza sono stati distrutti o danneggiati, lasciando oltre 600mila piccoli studenti privi di un'istruzione di base, di uno spazio di apprendimento, di un luogo di crescita e di svago. Farida, insieme ad altri insegnanti nella Striscia, ha scelto così di dare vita alla “scuola in tenda”: classi improvvisate negli accampamenti, dove ci si siede per terra per imparare. Dove si torna per un attimo a sorridere. Dove i bambini possono, per qualche ora, essere nuovamente bambini. “La situazione attuale delle scuole a Gaza è completamente catastrofica e disastrosa”, ha raccontato la docente a Sky Tg24 Insider. Essere un'insegnante a Gaza oggi “è molto, molto difficile” perché “non ci sono luoghi sicuri o ambienti di apprendimento adatti, c'è una grave carenza di materiale didattico, di libri di testo. Se ci sono, sono molto costosi e le persone non possono permetterseli”, spiega ancora. Il progetto di Farida, Educational Tent Initiative, nasce il 25 maggio 2024, in un contesto estremamente complesso, tra carenza di cibo, acqua e servizi di ogni genere. Insegnante e interprete per Medici Senza Frontiere , Croce Rossa Canadese e Centro Palestinese per la Democrazia e la Risoluzione dei Conflitti , Farida è anche la fondatrice della Follow Me Academy, una scuola di inglese per bambini e adulti. “Educational Tent Initiative è nato come risposta all'urgente necessità di fornire ai miei studenti uno spazio sicuro per continuare il loro percorso scolastico, nonostante la guerra. Volevamo creare un luogo alternativo in cui i bambini potessero imparare, esprimere liberamente i propri sentimenti senza alcuna restrizione e riacquistare un senso di normalità”, ha aggiunto la docente. Come nasce l'idea del progetto Educational Tent Initiative? L'obiettivo è quello di sostenere il benessere psicologico dei bambini, aiutandoli ad affrontare il trauma della guerra. In questo senso l'istruzione svolge un ruolo cruciale. La mia scuola-tenda non li aiuta solo a imparare, a istruirsi, ma anche a dare loro uno spazio per esprimere i propri sentimenti, per parlare liberamente. Vivere nelle tende è molto difficile per tutti noi, perché sappiamo cosa significa andare a scuola, sappiamo cosa significa vivere una vita normale. Ma questa guerra genocida ha reso tutto molto più difficile. Dove si trovano le tende-scuola che avete allestito? Le tende didattiche sono state allestite in diversi campi di sfollamento a Gaza, dove si sono rifugiate milioni di famiglie. Sono state istituite non appena abbiamo capito che i bambini non avevano accesso ad alcuna forma di apprendimento. Si trovano in diverse città, come Deir el-Balah, nel campo di Nuseirat e in quello di Zawaida. È stato molto difficile istituire migliaia di tende in un solo campo, ma sono riuscita a farlo con l'aiuto della mia grande squadra e grazie alla mia grande passione. Studiare è un diritto ed è importante, come l'acqua e il cibo. Come hanno reagito i bambini all'istituzione delle scuole-tenda? L'iniziativa ha avuto un profondo impatto sui nostri bambini. Ha dato loro un senso di stabilità, di normalità, in una realtà altrimenti caotica e terrificante. Oltre all'apprendimento, le tende forniscono uno spazio in cui i bambini possono interagire, riunirsi con i loro coetanei, esprimersi. Molti studenti che si erano ritirati da scuola a causa dei traumi psicologici provocati dalla guerra hanno iniziato a riacquistare fiducia e un senso di speranza grazie a queste lezioni. Alcuni di loro mi dicono: "Maestra Farida, la scuola-tenda non è solo un luogo per imparare, ma anche per divertirsi, per parlare". La sua iniziativa ha l'obiettivo di garantire non solo l'istruzione dei bambini ma anche il loro benessere psicologico. Quali attività svolgete nelle tende? Oltre alle materie di base, come arabo, matematica, scienze e inglese, integro le mie lezioni con arte, racconti, storie, giochi per aiutare i bambini a elaborare le loro emozioni. Sono sempre in contatto con gli istituti internazionali e locali affinché possano sostenere i miei studenti. Utilizziamo anche riunioni di gruppo e attività creative per supportare gli alunni con specifici problemi di salute mentale. Dal momento che molti bambini hanno subito gravi traumi, ci concentriamo sul rendere il processo di apprendimento più coinvolgente e terapeutico, piuttosto che opprimente. Per quanto riguarda il lato psicologico, è molto importante garantire agli studenti uno spazio in cui possano esprimersi e parlare. Perché da più di un anno non hanno alcun tipo di relazione, di discussione. A volte i nuovi studenti mi chiedono: "Maestra Farida, le scuole sono tutte così o ce ne sono anche di altri tipi?". Io spiego loro che non importa in quale luogo o rifugio si trovino per imparare, ciò che conta è la conoscenza. Sono sicura che ricostruiremo di nuovo le nostre scuole perché abbiamo buoni insegnanti, grandi conoscenze e grande senso di speranza. Forse. Come descriverebbe una tipica giornata nella scuola-tenda a Gaza? Iniziamo radunando i bambini e coinvolgendoli nelle attività per aiutarli a sentirsi a proprio agio. Poi facciamo brevi lezioni sulle materie principali, seguite da sessioni interattive come la narrazione di storie o il disegno. Questi sono anche i momenti in cui i bambini possono giocare e parlare con i loro coetanei. Il nostro obiettivo principale è fornire sia istruzione che sostegno emotivo. Ci assicuriamo che l'ambiente rimanga il più confortevole possibile e che li incoraggi. Il mio obiettivo era sostenerli non solo attraverso queste 'tende educative', ma anche fornendo loro pasti caldi e acqua pulita. Non avrebbe alcun senso offrire loro un servizio importante come l'istruzione mentre soffrono la fame. Com'è cambiato il suo progetto nel corso dei mesi, a causa della guerra? A Gaza non ci sono scuole, non ci sono infrastrutture e non c'è alcun senso di normalità, di vita. L'istruzione come la conoscevamo prima ora non esiste più. La distruzione è al di là della comprensione umana. Ci sono solo rovine e disperazione. Un cessate il fuoco non significa ripresa. Per ricostruire l'istruzione ci vorranno anni e, fino ad allora, le tende educative restano l'unica speranza per questi bambini. Quale messaggio vorrebbe inviare a chi legge? Mi rivolgo a tutte le persone libere nel mondo: abbiamo bisogno della vostra mano, abbiamo bisogno delle vostre menti. Non abbiamo vita, non abbiamo acqua, non abbiamo alcun tipo di bene di prima necessità. Anche se il mondo intero non fa nulla per Gaza, noi vogliamo ricostruirla e lo faremo con le nostre mani. Ma tutti voi, ora, siete la nostra unica speranza. Soprattutto l'Europa. Mi rivolgo ai cittadini europei: ora tocca a voi, abbiamo bisogno del vostro aiuto, del vostro sostegno. Questa è la nostra terra, non vogliamo lasciarla perché è un nostro diritto. Qual è la frase più bella che le hanno detto i suoi studenti? Il mio amato Ayman, un martire di questa guerra, mi disse: "Maestra Farida, lei è l'unica forza che abbiamo ora per completare il nostro percorso scolastico. La prego, ci sostenga, perché crediamo che lei sia la persona giusta che può dare questa spinta". Questa è una frase che non posso dimenticare. Perché il potere che ho, devo trasmetterlo a tutti i miei studenti e a tutta la mia gente a Gaza.

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Gaza, la maestra Farida nella scuola-tenda: “Lo studio è un diritto”

Silvia Donnini