Julie Sweet: “Le aziende stanno usando l’IA ma dobbiamo accelerare”

Per il New York Times e Fortune è una delle donne più potenti nel panorama aziendale statunitense. Ha 59 anni e gli ultimi 6 li ha trascorsi da amministratrice delegata di Accenture, colosso della consulenza da oltre 700mila dipendenti in tutto il mondo. Abbiamo incontrato a Milano Julie Sweet. Abbiamo parlato di intelligenza artificiale, delle potenzialità dell’Italia e di gender gap. Inevitabile però partire dalla guerra dei dazi. Che impatto potrebbero avere? L’Unione Europea può continuare a considerare ancora gli Stati Uniti come un partner strategico? In Accenture rappresentiamo sia aziende che Paesi. Siamo una realtà globale, quasi il 40% del nostro business è in Europa e quasi il 50% nelle Americhe. Quindi ogni giorno vedo quanto sia importante il partenariato strategico tra Europa e Stati Uniti nel nostro lavoro quotidiano. Allo stesso tempo, come CEO di un'azienda che ha stretto molte partnership, sappiamo che per essere davvero efficaci, nel lungo termine, queste devono portare valore a entrambe le parti. Ci deve essere chiarezza nelle aspettative e credo che oggi non stiamo assistendo a un indebolimento del carattere strategico del partenariato, piuttosto a un momento di riflessione e riequilibrio in cui Europa e Stati Uniti stanno ridefinendo il valore e orientandosi verso un partenariato rinnovato. Allo stesso tempo ci sono due guerre, in Medio Oriente e in Ucraina, che sono devastanti sul piano umanitario. Ma dal punto di vista del business, questo clima di incertezza come sta cambiando la strategia delle aziende? Da un lato si può dire che queste due guerre abbiano aumentato l'incertezza, ed è vero, ma se guardiamo agli ultimi 5 anni i CEO hanno dovuto affrontare un livello costante di incertezza. Eventi ‘cigno nero’ che un tempo si verificavano una sola volta nella carriera di un CEO e oggi sono molteplici. È importante riconoscere che le aziende sono già in un percorso verso una maggiore resilienza e oggi vediamo che non si stanno fermando. La risposta all'incertezza è: focalizzazione e salto in avanti. Molti dei nostri clienti oggi stanno raddoppiando gli sforzi per abbracciare l'intelligenza artificiale, un nuovo strumento che non avevano due o tre anni fa, quando affrontavamo un'incertezza già molto forte. Quindi questo focus non solo sulla resilienza, ma anche sulla crescita e sul progresso è un cambiamento fondamentale, catalizzato in parte dalle nuove opportunità offerte dall'intelligenza artificiale. Sull'intelligenza artificiale le aziende sembrano aver capito ormai di dover investire in questa tecnologia, ma hanno capito come utilizzarla veramente? Sì, abbiamo molti clienti anche qui in Italia che la sanno usare. Per esempio Fincantieri, uno dei più grandi costruttori navali del mondo, sta immaginando la nave del futuro, alimentata da intelligenza artificiale, che prenderà il largo a breve. L'intelligenza artificiale servirà per permettere alla nave di comunicare con il porto prima dell'attracco, gestire autonomamente il proprio consumo energetico e prevedere quando avrà bisogno di manutenzione. Questo cambierà radicalmente non solo l'azienda, ma l'intero settore. Questo è un grande esempio italiano. Poi c'è Poste Italiane, un esempio straordinario, un'azienda con 160 anni di storia che ha trasformato il proprio modello di business passando dalla consegna della posta a servizi assicurativi, energetici e finanziari. Queste aziende stanno usando l'intelligenza artificiale e le tecnologie digitali per offrire questi servizi. Quindi sì, abbiamo leader anche in Italia e in Europa che stanno adottando queste tecnologie. La sfida è che molte aziende europee non si sono mosse abbastanza velocemente verso le tecnologie digitali, tantomeno verso l'intelligenza artificiale. È stato anche uno dei temi principali del ‘rapporto Draghi’ in Europa. Dobbiamo assolutamente accelerare, ma abbiamo già i modelli di riferimento e gli ingredienti per farlo. L'intelligenza artificiale sta creando nuovi posti di lavoro ma stiamo sottovalutando l'impatto sul welfare? Molti posti di lavoro andranno persi Credo che serva un nuovo patto sociale che parta sia dalle scuole che dalle aziende. Viviamo in un mondo che richiede apprendimento e aggiornamento continui. I governi devono creare una base solida per l'educazione fin dai primi anni e servono infrastrutture che aiutino piccole, medie e grandi imprese a riqualificare continuamente le competenze. Penso che abbiamo sottovalutato quanto serva un cambiamento per aziende e Paesi per garantire comunità sane e competitive. Ed è una discussione che dobbiamo assolutamente portare avanti in modo sistematico. Si parla molto di talento, ma ci vuole una collaborazione tra imprese e governi per rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla formazione. Parlando dell'Italia, cosa può fare il nostro Paese per recuperare la competitività? L'Italia ha tutti gli ingredienti necessari: un governo stabile, un Primo ministro forte, lungimirante e una tradizione di innovazione oltre a grandi player globali. Ma c'è anche un vasto settore di piccole e medie imprese per le quali è più difficile sfruttare l'intelligenza artificiale per ragioni di costo ed esperienza. Ci aspettiamo due cose nei prossimi anni: un processo di consolidamento per creare attori più grandi, ma anche un impegno concreto per investire nel mercato medio. L'Italia ha anche un enorme problema di divario di genere, specialmente nelle cosiddette materie stem, le materie scientifiche. Cosa possiamo fare per ridurre questo divario e avere una società più equilibrata? Noi lavoriamo per avere le persone più innovative al mondo e l'innovazione richiede diversità di esperienze. Il genere è una di queste. Quello che abbiamo imparato è che serve una strategia aziendale che parta dall'innovazione. E tra gli ingredienti dell'innovazione c'è proprio la diversità di esperienze. Quando diventa parte della strategia allora si investe nelle relazioni, nelle scuole e direi che la formazione è per tutto, dalla competitività dell'Italia a quella di ogni azienda, è assolutamente cruciale. Come mai avete scelto di eliminare i vostri obiettivi di diversità, equità e inclusione? Innanzitutto negli Stati Uniti avevamo motivi legali. Ma la scelta globale è nata dal desiderio di fermarci a riflettere. I programmi iniziati 15 anni fa sono ancora quelli giusti per il futuro? La risposta è no. Anche se il dibattito è partito da motivazioni legali, negli Stati Uniti abbiamo deciso che era il momento giusto per ripensare tutto. Siamo già vicini al 50% di equilibrio di genere a livello globale. Inclusione e diversità fanno parte della nostra strategia aziendale. Lo integriamo naturalmente nelle risorse umane, perché non possiamo innovare senza di esse. Quindici anni fa era diverso, ora servono investimenti per far sì che ogni persona in Accenture possa reinventarsi. In un'intervista al New York Times ha raccontato di aver imparato da un suo errore, commesso durante uno dei suoi primi lavori quando era ancora un'adolescente, continua ad imparare ancora dai suoi errori? E che Consiglio darebbe a un'adolescente che vuole iniziare una carriera nel settore dell'innovazione? In Accenture abbiamo questi principi fondamentali di leadership che definiscono davvero il nostro comportamento e li promuoviamo. Il primo è: fai sempre la cosa giusta ed è quello che dico a tutti gli adolescenti e ai giovani mentre crescono. Ma quello che mi ha plasmata di più e che ho introdotto quando sono diventata CEO è: guidare con eccellenza, fiducia in se stessi e umiltà. I giovani spesso hanno bisogno che qualcuno creda in loro, devono avere fiducia in se stessi per mettersi alla prova. Ma l'umiltà è altrettanto importante, sapere ciò che non sai, chiedere aiuto, costruire team forti. Anche nella mia vita grazie agli esempi ricevuti da giovane ho imparato l'umiltà e ho avuto persone che credevano in me. E concluderei con una frase che ha definito la mia carriera più recente, è una citazione che mi ha regalato mio marito. Se i tuoi sogni non ti spaventano, allora non sono abbastanza grandi. Quindi se ti senti nervoso o insicuro significa che stai sognando in grande.

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