Ucraina, cosa aspettarsi dalla conferenza sulla ricostruzione di Roma

Giovedì e venerdì Roma ospiterà la quarta Conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, appuntamento chiave per tutti i partner di Kiev che intendono contribuire in modo attivo al rilancio del Paese aggredito dalla Russia nel 2022 e ancora oggi al centro di una guerra che ne mette a rischio non solo l’integrità territoriale, ma anche la tenuta economica e istituzionale. Il format, nato nel 2022 su iniziativa di Ucraina e Svizzera, è passato per Londra e Berlino prima di arrivare nella capitale italiana. Ma la due giorni in programma alla Nuvola di Fuksas si preannuncia come la più cruciale dall’inizio del conflitto. Vi parteciperanno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Sarà la conferenza della concretezza, quella in cui si dovrà fare i conti con i vincoli imposti dalla prosecuzione della guerra e con il ridimensionamento del sostegno statunitense sotto la presidenza Trump. Gli Stati Uniti si defilano Washington arriverà a Roma con una delegazione di basso profilo: nessun segretario di gabinetto, a guidarla sarà l’inviato personale di Trump per l’Ucraina, il generale ottantenne in pensione Keith Kellogg. Figura vicina al presidente, Kellogg è subordinato nella gerarchia diplomatica a Steve Witkoff, consigliere con competenze estese dal Medio Oriente fino ai dossier Russia-Ucraina. La partecipazione Usa si annuncia dunque formale più che operativa, coerente con la linea di distacco assunta dalla Casa Bianca sul fronte ucraino. A confermare il disimpegno è anche la notizia, diffusa a ridosso della conferenza, del sostanziale ritiro di BlackRock dai progetti per la ricostruzione. Il colosso della gestione patrimoniale, che avrebbe dovuto co-guidare assieme a JPMorgan un fondo da 15 miliardi di dollari per attrarre capitali privati verso l’Ucraina, ha interrotto i negoziati già a gennaio, poco dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, come riportato da Bloomberg. BlackRock si chiama fuori Già nel 2024, secondo Military Watcher Magazine, BlackRock era stato vicino a ottenere il supporto di entità pubbliche e private tedesche, polacche e italiane. Ma nulla di tutto questo sarà presentato a Roma. Il ritiro del fondo americano suona come un segnale inequivocabile: “Senza un cessate il fuoco entro metà anno, il rischio è che gli aiuti occidentali su larga scala non bastino a sostenere l’economia ucraina”, scrive il mensile. E senza fondi certi, anche la ricostruzione rischia di restare un progetto incompiuto. Lo ha confermato anche il Fondo Monetario Internazionale: in un report pubblicato a giugno, il FMI ha quantificato in oltre 150 miliardi di dollari l’ammontare dell’assistenza esterna necessaria all’Ucraina tra il 2023 e il 2027. Una cifra enorme, che pone due problemi: la sostenibilità del sostegno internazionale nel lungo periodo, e la distinzione tra finanziamenti per la gestione quotidiana dello Stato in guerra e veri e propri investimenti in ricostruzione. I primi servono a garantire stipendi, pensioni e spese militari; i secondi, a ricostruire un’economia e un Paese. Il maxi-conto della ricostruzione Il conto, già oggi, è imponente. “Secondo la Quarta Valutazione Rapida dei Danni e dei Bisogni , pubblicata dalla Banca Mondiale nel febbraio 2025, l’invasione russa ha causato danni fisici per 176 miliardi di dollari alle infrastrutture e agli edifici ucraini entro la fine del 2024”, scrivono le analiste di ISPI Eleonora Tafuro Ambrosetti e Giada Bilancioni. Ma se si allarga lo sguardo anche alle perdite indirette — calo di produzione, minori entrate fiscali, aumento di vulnerabilità e costi sociali — il totale sale a 589 miliardi di dollari, con un +18% rispetto all’anno precedente. E non è finita. Se, come sembra probabile, l’offensiva russa continuerà nei mesi estivi e si intensificheranno gli attacchi missilistici contro infrastrutture civili e industriali, questo conto è destinato a crescere ancora. Un’Europa chiamata alla prova Secondo quanto riferisce il Kyiv Independent, la Francia di Emmanuel Macron starebbe lavorando a una soluzione alternativa al fondo di BlackRock. Il rischio, però, è che i partner europei si trovino a dover supplire anche sul fronte economico-finanziario, dopo essere già stati chiamati a un rafforzamento dell’impegno militare. A Roma saranno presenti 2.000 aziende, tra cui 500 italiane: segno dell’interesse concreto, ma anche della necessità di chiarezza su modalità, tempi e rischi. Progettare la ricostruzione senza avere certezze sulla fine del conflitto resta una sfida complessa. La conferenza di Roma dovrà servire da piattaforma politica per ribadire la vicinanza europea a Kiev, ma anche per fare i conti con la realtà: il ritorno di Trump ha cambiato le carte in tavola, e il sostegno alla ripresa ucraina rischia di poggiare, oggi più che mai, sulle spalle del Vecchio Continente.

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