Brazilian Butt Lift nei bagni pubblici: il Far West dei ritocchi in Uk

In gergo viene chiamato BBL. È l’acronimo di Brazilian Butt Lift, una delle procedure estetiche più richieste al mondo per rimodellare i glutei, aumentando volume e attraverso il trapianto di grasso da altre parti del corpo. Il procedimento prevede che il chirurgo estragga grasso da aree come l’addome, le cosce o i fianchi del paziente, lo purifichi e lo inietti nei glutei, ma se praticato da mani inesperte o in ambienti non idonei, può avere esiti devastanti: infezioni, necrosi, danni ai nervi, e soprattutto embolia grassosa, una delle principali cause di decesso associata a questo tipo di intervento. Secondo la British Association of Aesthetic Plastic Surgeons , il BBL ha un tasso di mortalità che si aggira intorno all’1 su 3.000 interventi, rendendolo uno dei più rischiosi nel panorama estetico globale. Eppure, la domanda non accenna a diminuire. Anzi: cresce, trascinata da modelli estetici promossi sui social media e dalla promessa di trasformazioni rapide a basso costo. Una tendenza ancora più preoccupante se si considera che nel Regno Unito chiunque può praticare iniezioni di filler, e solo alcuni tipi di Botox sono limitati al personale medico. Ciò crea una zona grigia normativa che consente a centinaia di “beauty practitioner” di operare senza supervisione. Nel Regno Unito la situazione ha raggiunto livelli allarmanti. A denunciare il fenomeno è stato il Trading Standards, l’ente pubblico incaricato di vigilare sul rispetto delle norme commerciali e sulla sicurezza dei consumatori. In un recente dossier, l’ente ha parlato senza mezzi termini di un “Far West di trattamenti non regolamentati”, citando casi di BBL eseguiti in ambienti non sterilizzati come bagni pubblici, camere d’albergo e negozi improvvisati. La denuncia è stata rilanciata dal Chartered Trading Standards Institute , che ha parlato di “vite messe a rischio ogni giorno” e di una “allarmante mancanza di controlli” in un settore che si sta espandendo senza freni. Secondo una stima di Statista, oltre il 60% dei britannici tra i 18 e i 35 anni ha preso in considerazione almeno una volta un trattamento estetico, invasivo o non. E il valore del settore è destinato a raggiungere gli 11,7 miliardi di sterline entro il 2026, con un tasso di crescita annuale del 6,4%. La mancanza di regole chiare ha già prodotto vittime. Il caso più noto è quello di Alice Webb, 33 anni, madre di cinque figli, morta nel 2023 dopo essersi sottoposta a un BBL eseguito con tecnica liquida. È stata la prima morte documentata nel Regno Unito legata direttamente a questa procedura, ma secondo la British Journal of Plastic Surgery, il numero effettivo delle complicazioni gravi potrebbe essere decine di volte superiore a quello riportato, a causa della reticenza a denunciare da parte delle vittime, spesso attratte da offerte informali o fatte all’estero. Una ricerca del NHS Digital ha rilevato che nel solo 2023 più di 3.000 pazienti sono stati ricoverati per complicazioni derivanti da trattamenti estetici eseguiti in ambito non regolamentato. Le complicazioni più frequenti includono infezioni gravi, reazioni allergiche ai filler, ostruzioni vascolari e necrosi dei tessuti. Il CTSI ha anche puntato il dito contro la vendita online di prodotti estetici non regolamentati: filler dermici a partire da 20 sterline , dispositivi non approvati, sostanze sciogli-grasso come il controverso Lemon Bottle, promossi senza alcuna autorizzazione sanitaria. Questi prodotti, acquistabili anche da minorenni o da utenti senza alcuna formazione, sono spesso pubblicizzati su Instagram e TikTok, veicolati da influencer con migliaia di follower ma nessuna competenza medica. Oltre ai problemi normativi, esistono paradossi geografici. In Inghilterra, la legge vieta trattamenti estetici invasivi ai minori di 18 anni. Ma in Galles e Scozia questa restrizione non esiste ancora: un fenomeno che ha portato molti giovani a viaggi “oltreconfine” per sottoporsi a filler e Botox. Secondo il BBC Health Monitor, oltre 500 minorenni inglesi si sono rivolti a cliniche gallesi tra il 2022 e il 2023 per aggirare le restrizioni. Di fronte a questa escalation, le pressioni per una regolamentazione centralizzata si fanno sempre più forti. Il Joint Council for Cosmetic Practitioners ha proposto l’introduzione di un registro nazionale obbligatorio per tutti gli operatori, nonché un sistema di licenze locali per le cliniche estetiche. Alcuni deputati conservatori e laburisti hanno chiesto al governo di inserire la questione tra le priorità sanitarie della prossima legislatura.

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