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Iran, un programma nucleare in espansione: i principali siti

Mondo
©Ansa

Introduzione

Negli ultimi anni, l’Iran ha ampliato notevolmente la portata del proprio programma nucleare. Una scelta che Teheran giustifica come risposta al ritiro degli Stati Uniti, avvenuto nel 2018, dall’accordo internazionale che avrebbe dovuto limitare le attività atomiche iraniane in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Secondo l’ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), a metà maggio, Teheran disponeva di una scorta totale di uranio arricchito di 9.247,6 kg: un quantitativo 45 volte superiore a quello previsto dall’accordo, noto con l’acronimo JCPOA. Teheran continua a sostenere che il proprio programma abbia esclusivamente finalità civili e nega di volersi dotare di un'arma atomica. Ecco l’elenco dei principali siti, attualmente noti, sottoposti a ispezioni regolari da parte dell’Aiea.

Quello che devi sapere

Natanz: il sito più noto

Situato nel centro del Paese, lo stabilimento di Natanz è considerato il sito nucleare iraniano più noto. Rivelato nel 2002, ospita oltre 10.000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, in parte in un’area sotterranea. È stato più volte colpito da attacchi, tra cui un sabotaggio nel 2021 attribuito dall’Iran ai servizi segreti israeliani. L’Aiea ha confermato che il sito è stato colpito dai recenti attacchi israeliani

Natanz: il sito più noto

Il sito sotterraneo di Fordow

La costruzione del sito sotterraneo di Fordow, situato tra Teheran e Qom, nel centro dell’Iran, è avvenuta in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Teheran ne ha rivelato l’esistenza all’Agenzia internazionale per l’energia atomica nel settembre 2009, innescando una crisi diplomatica con le grandi potenze del Consiglio di sicurezza. Il governo iraniano aveva descritto l’impianto come un “sito di riserva”, costruito in una zona montuosa e nei pressi di una base militare, per proteggersi da eventuali attacchi aerei. Si tratta di una struttura per l’arricchimento dell’uranio ad alto tasso, progettata per ospitare circa 3.000 centrifughe. All’inizio del 2023, l’Aiea ha rilevato in questo sito tracce di uranio arricchito fino all’83,7%. Teheran ha attribuito il dato a “fluttuazioni involontarie” durante il processo di arricchimento. Per ora l'esercito israeliano non ha ancora colpito questo sito

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Lo stabilimento di conversione di Isfahan

Lo stabilimento di conversione di Isfahan, testato industrialmente nel 2004, consente di trasformare il "yellowcake" (polvere di minerale di uranio concentrato estratto dalle miniere del deserto iraniano) in tetrafluoruro e poi in esafluoruro di uranio (UF4 e UF6). Entrambi gas utilizzati nelle centrifughe per produrre uranio arricchito. All’interno del sito è attivo anche un laboratorio, inaugurato nell’aprile 2009, per la produzione di combustibile a basso arricchimento, destinato a eventuali centrali nucleari. A inizio 2024, l’Iran ha annunciato l’avvio della costruzione di un nuovo reattore di ricerca nel complesso. La stabilimento di Isfahan è tra i siti presi di mira dall'Idf negli ultimi attacchi: è stata distrutta un'infrastruttura per l'uranio arricchito

Lo stabilimento di conversione di Isfahan

Il reattore di Arak

La costruzione del reattore di Arak, ufficialmente destinato alla produzione di plutonio per finalità mediche e di ricerca, è iniziata negli anni 2000. Tuttavia, il progetto è stato congelato in seguito all’intesa di Vienna del 2015, che ne ha previsto la riconfigurazione per limitare il rischio di proliferazione. Il cuore del reattore è stato rimosso e sono stati gettati blocchi di cemento per renderlo inutilizzabile. Il sito dovrebbe rientrare in funzione nel 2026, secondo le informazioni comunicate dall'Iran all'Aiea. Il complesso comprende anche un impianto per la produzione di acqua pesante

Il reattore di Arak
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Il centro di ricerca nucleare di Teheran

Il centro di ricerca nucleare di Teheran ospita un reattore fornito dagli Stati Uniti nel 1967, utilizzato ancora oggi per la produzione di isotopi medici

La centrale nucleare di Bushehr

La centrale nucleare di Bushehr, con una capacità di 1.000 megawatt, ha iniziato a funzionare nel settembre 2011 a regime ridotto ed è stata collegata alla rete elettrica nazionale l’anno seguente. Il progetto fu avviato da ingegneri tedeschi prima della rivoluzione islamica del 1979, ma venne sospeso per poi essere ripreso nel 1994 grazie alla collaborazione con la Russia. Mosca ha curato la costruzione dell’impianto e ne fornisce tuttora il combustibile

La centrale nucleare di Bushehr
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Il complesso in costruzione a Sirik

All’inizio del 2024 sono partiti i lavori per realizzare un grande complesso energetico a Sirik, sullo stretto di Hormuz. Il progetto prevede la costruzione di quattro centrali elettriche distinte, per una capacità combinata di 5.000 megawatt

 

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