Quanti sono (e come vivono) i bambini sfruttati sul lavoro nel mondo

Bambini sfruttati. Senza diritti, resi schiavi per qualche euro al giorno. Minori che non hanno un’infanzia, che non vanno a scuola, non possono giocare. È qui, in quella parte del pianeta dove la povertà continua a crescere, che le fabbriche hanno sostituito le aule scolastiche: fra mura fatiscenti, migliaia di bambini continuano a lavorare per cucire vestiti e per aiutare le loro famiglie a sopravvivere. Siamo a Dacca, capitale del Bangladesh, uno dei centri nevralgici della catena globale del fast fashion. 138 milioni di bambini sfruttati Jui ha 13 anni, vive in una baraccopoli e fino all’anno scorso era una piccola operaia che lavorava in uno stabilimento di abbigliamento, nel reparto di filatura per sei o sette ore al giorno, senza pausa. Oggi, grazie a un programma mirato di supporto educativo di Action Aid Bangladesh, sostenuto da Action Aid Italia, è potuta tornare a studiare. Ha così ritrovato le sue amiche e i suoi giochi. Ma molti altri della sua età restano in fabbrica, senza il diritto di studiare, di mangiare, di vivere sereni. Secondo gli ultimi dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell'Unicef, nel 2024 sono quasi 138 milioni i bambini e adolescenti vittime di lavoro minorile: 54 milioni sono stati coinvolti in lavori pericolosi, come quello in miniera, o esposti al rischio di contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli. In Bangladesh, da uno studio di Action Aid, che è presente nel Paese dal 1982 con programmi di supporto per i diritti delle donne e dei bambini, il tessile rappresenta oltre l’80% dell’export nazionale. Il 60% della popolazione segnala rischi nei luoghi di lavoro e il 23,4% denuncia la mancanza di uscite di emergenza e una costante violazione delle norme di sicurezza che provocano tragedie enormi. Come quella del Rana Plaza, l’edificio commerciale di otto piani che collassò il 24 aprile 2013 e provocò la morte di oltre 1.100 persone. I dati sul Bangladesh e sui Paesi più poveri Secondo il Bangladesh Bureau of Statistics, più di un milione di bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni è coinvolto in lavori pericolosi. Nei centri urbani la situazione peggiora: a Dacca, infatti, molti bambini lavorano non solo nei cantieri edili, ma anche come domestici e sono spesso a contatto con rifiuti pericolosi. A Chittagong, invece, sono frequentemente coinvolti nei cantieri di demolizione navale o in attività industriali informali, esposti a rischi seri per la salute e la sicurezza. Ne derivano scenari drammatici: perdita del sonno, abbandono scolastico, sfruttamento fisico e psicologico, malattie, abusi. Le bambine sono anche vittime di matrimoni in tenera età. Secondo i dati del Rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dall'Unicef, ci sono vari settori dove i bambini vengono impiegati: quello dell'agricoltura resta il primo, con il 61% dei casi; poi viene quello dei servizi , che raggruppa il lavoro domestico e, infine, il settore industriale con il 13% che comprende l'industria mineraria e manifatturiera. Ma i dati registrano anche una riduzione significativa dell’impiego del lavoro minorile, come in Asia e nel Pacifico dove, rispetto al 2020, il tasso è sceso dal 6% al 3% . In America Latina e nei Caraibi la prevalenza del lavoro minorile è rimasta invariata negli ultimi quattro anni, ma il numero totale di bambini coinvolti è sceso da 8 a circa 7 milioni. La strada dei diritti dell’infanzia è ancora molto lunga: "Il mondo ha compiuto progressi significativi nella riduzione del numero di bambini e adolescenti costretti al lavoro. Eppure, troppi bambini continuano a lavorare nelle miniere, nelle fabbriche o nei campi, spesso svolgendo lavori pericolosi per sopravvivere", ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice Generale dell'Unicef. Da qui un appello all’applicazione delle tutele legali, dell’estensione della protezione sociale, dell’investimento in un’istruzione gratuita e di qualità e il miglioramento dell’accesso al lavoro dignitoso per gli adulti. «I tagli su scala globale dei finanziamenti — ha sottolineato Russell — minacciano di far retrocedere le conquiste faticosamente ottenute». La situazione in Italia Non ci sono solo i Paesi poveri dall’altra parte del mondo. E non occorre andare troppo lontano perché, anche in Italia, i minori che lavorano sono una realtà sempre più preoccupante. È scritto nell’ultimo report dell’Unicef, pubblicato proprio nella giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. In Italia il 2024 fa registrare il record di lavoratori minorenni rispetto agli altri anni: sono 80.991 gli under-18 coinvolti tra i 15 ed i 17 anni. Le regioni con la percentuale più alta sono: il Trentino-Alto Adige , la Valle D'Aosta , l'Abruzzo seguiti da Marche , Puglia e Sardegna . In crescita anche le denunce di infortunio passate dai 5.816 del 2020 ai 18.825 nel 2023. “Il lavoro minorile è un tema da osservare con attenzione perché rappresenta una spia dello stato di salute della nostra società e del benessere e del futuro dei giovani nel nostro Paese”, ha dichiarato Carmela Pace, presidente di Unicef Italia. Che sottolinea come sia urgente affrontare questa problematica che mette a rischio lo sviluppo e la sicurezza degli adolescenti coinvolti. Questo il commento del presidente dell'Unicef Italia Nicola Graziano: “Gli Stati riconoscano il diritto di ciascun bambino, bambina, ragazzo e ragazza ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale".

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