La Bulgaria abbraccia l’euro, ma i filorussi temono la perdita di sovranità

Dopo diciotto anni d’attesa, la Bulgaria vede aprirsi la strada per l’ingresso nell’area euro ma per il Paese balcanico le sfide non mancano e l’entrata nella moneta unica avverrà in un clima di proteste e sommovimenti sociali. Dopo che nella giornata di mercoledì tanto la Banca centrale europea quanto la Commissione europea hanno dato il via libera all’ingresso di Sofia nell’Eurozona a partire dal 1° gennaio 2026, il Paese ha visto animarsi tanto il fronte dei favorevoli quanto quello dei contrari all’adesione all’eurozona. La fiducia delle istituzioni a Sofia e Bruxelles Il primo ministro Rosen Zhelyazkov, in carica da gennaio alla guida del Partito dei Cittadini per una Bulgaria Europea , formazione liberal-conservatrice di centro-destra, ha rivendicato che l’ingresso di Sofia nell’area euro porterà “crescita e sviluppo al Paese” e che il superamento del lev, la valuta nazionale, causerà “l'eliminazione dei costi di conversione valutaria, una maggiore trasparenza dei prezzi, l'accesso a finanziamenti più economici e un maggiore interesse da parte degli investitori internazionali". Sia la Commissione Ue che la Bce hanno dato il via libera a Sofia, la cui domanda di adesione all’euro era stata bocciata sia nel 2024 che nel 2025, dopo aver mostrato apprezzamento per i progressi in campo politico e macroeconomico nel Paese. Il governo di centro-destra di Sofia nato dopo le elezioni dell’ottobre 2024 è stato ritenuto solido da Bruxelles, soddisfacendo il requisito della presenza di un esecutivo stabile che la Commissione Europea impone per approvare la candidatura all’euro. Sul fronte della finanza pubblica, invece, la Bulgaria è riuscita a abbattere l’inflazione a livelli contenuti, al 2,7%, dopo che l’aumento del costo della vita aveva toccato la doppia cifra negli anni scorsi per effetto della crisi energetica, mantenendo al contempo il rapporto tra debito pubblico e Pil sotto controllo. Col 24%, questa statistica è la seconda più bassa in Europa, ben lontana dalla soglia ritenuta critica in Europa, cioè il 60%. Dombrovskis: “L’euro funge da scudo” Per il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis "aderire all'area euro è il miglior investimento che la Bulgaria possa fare per il suo futuro". L'ex premier lettone ha sottolineato che in una fase critica sul fronte economico e geopolitico "l'euro funge da scudo" e con esso "i nostri risparmi sono al sicuro", aggiungendo che per Sofia "garantire la trasparenza dei prezzi e contrastare gli aumenti abusivi dei prezzi richiederà uno sforzo particolare". La Bce e la Commissione hanno raccomandato a Sofia di proseguire nel contrasto alla criminalità organizzata in ambito economico e di accelerare la lotta alla corruzione, mostrando però approvazione per il percorso compiuto finora. Con la Bulgaria, 21 Paesi su 27 dell’Ue aderiscono all’Eurozona: la mossa apre al rafforzamento dell’unità interna al blocco, come nota Politico.eu, secondo cui “questa mossa vincola ancora più strettamente uno dei paesi più poveri dell'Ue alle strutture istituzionali comunitarie”, un fatto importante “in un momento in cui la Russia sta esercitando pressioni economiche, politiche e persino militari sui suoi ex vicini del blocco orientale, portando alcuni a flirtare con una politica estera più favorevole al Cremlino”. Filorussi sulle barricate Non a caso, le formazioni maggiormente ostili all’adesione della Bulgaria sono le stesse che perorano un avvicinamento politico a Mosca. In particolare Rinascita , partito di estrema destra sovranista che è risultato alle ultime elezioni la terza formazione del Paese, ha da tempo promosso un’attiva campagna contro l’adesione di Sofia, sottolineando come la recente esplosione del costo della vita in Croazia, ultimo Stato ad entrare nell’Eurozona, debba insegnare molto alla Bulgaria. A ben guardare, però, proprio l’aumento dell’attenzione e della vigilanza contro eccessivi rincari legati all’ingresso nell’euro del Paese è una delle raccomandazioni fatte da Bce e Commissione al governo bulgaro. Secondo Rinascita, però, la difesa del lev è "l'ultima battaglia per salvare la sovranità della Bulgaria", come ha dichiarato sabato durante una manifestazione convocata a Sofia contro l'ingresso nell'euro il leader sovranista Kostadin Kostadinov, per il quale è un dovere patriottico "far saltare in aria l'eurozona". Per il governo bulgaro, guidare con attenzione il passaggio del Paese all’euro da qui all’inizio del 2026 sarà una sfida chiave per gestire la stabilità interna di fronte alla montante sfida sovranista. Al contempo, una volta di più una partita critica per l’Europa si gioca sul fianco Est: dopo i voti in Romania e Polonia, la marcia d’avvicinamento di Sofia alla moneta unica sarà un nuovo “termometro” della stabilità europea, oggi più che mai minacciata da sfide sistemiche e chiamata a dare prova della sua unità e della tenuta dei suoi meccanismi istituzionali spesso messi a repentaglio dall’interno.

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