Un milione di voti in 6 anni: l’ascesa di Chega, il partito di estrema destra portoghese

“Ancora non avete visto niente”, ha dichiarato André Ventura, leader del partito di estrema destra Chega, commentando il risultato delle ultime elezioni legislative in Portogallo. Nonostante la maggioranza dei voti sia andata alla coalizione di centrodestra Aliança Democratica, Chega ha ottenuto un risultato sorprendente: si è fermato a poco meno di 50mila voti dal Partido Socialista , la seconda formazione del Paese, e ha raggiunto il suo stesso numero di seggi . All’appello mancano ancora i voti degli elettori residenti all’estero , ma il messaggio è chiaro: Chega potrebbe diventare ufficialmente la seconda forza politica del Paese. E anche se il sorpasso dei socialisti in parlamento non arrivasse, il risultato dell’estrema destra passerà alla storia: è dal 1976, anno in cui si sono tenute le prime elezioni in Portogallo dopo la Rivoluzione dei Garofani, che la destra in parlamento non è così forte. E tutto grazie a un partito che in soli sei anni è passato dall’ottenere 60mila a oltre 1,3 milioni di voti. Da micropartito a forza politica “Per molto tempo, all’estrema destra In Portogallo non sono mancati gli elettori, è mancato un leader”, ha spiegato Riccardo Marchi, professore di Relazioni internazionali all’Università Lusófona di Lisbona. Fino al 2019, infatti, il Portogallo è stato uno dei pochi Paesi europei a non avere un partito di estrema destra: secondo Marchi, in realtà, la domanda da parte dell’elettorato di un movimento populista che andasse oltre il bipartitismo tra centrodestra e centrosinistra che ha scandito la politica del Paese dalla caduta del regime di António de Oliveira Salazar risale all’inizio degli anni Duemila. Il leader di cui parte della popolazione portoghese era alla ricerca è André Ventura, ex avvocato e commentatore sportivo, cresciuto all’interno del Partido Social Democrata , il principale partito di centrodestra portoghese. È nel 2019, infatti, che, dopo aver perso le elezioni municipali a Loures, un comune dell’area metropolitana di Lisbona, e messo in discussione la leadership del PSD, Ventura decide di uscire dal partito per fondare Chega, che in portoghese vuol dire “basta”. Da quel momento, l’ascesa di Ventura è stata costante, al punto che già l’anno scorso il partito aveva superato il milione di elettori ed era diventato la terza forza politica del Paese. Un risultato inatteso All’inizio dell’ultima campagna elettorale, tuttavia, Chega non sembrava destinato a migliorare il risultato ottenuto nel 2024. Durante la scorsa legislatura, infatti, un membro del partito, Miguel Arruda, è stato al centro del cosiddetto “Malagate” : il deputato si dedicava infatti a rubare valigie all’aeroporto di Lisbona e in quello di Ponta Delgada, nelle Azzorre. Poche settimane dopo, un altro deputato, Nuno Pardal, è stato accusato di aver mantenuto relazioni sessuali con un sex worker minorenne, conosciuto sull’app di incontri Grindr nel 2023. Per tutti questi motivi, Chega ha condotto “una campagna elettorale inizialmente piuttosto fiacca. Tuttavia negli ultimi dieci giorni, due episodi hanno riportato il partito al centro del dibattito pubblico”, ha spiegato Marchi. Il primo è stata la mobilitazione di alcune comunità rom che hanno contestato apertamente la carovana elettorale di Chega, accusato dalla sua fondazione di antiziganismo, riaccendendo la visibilità del partito su tutti i media. Il secondo è stato un malore che ha portato Ventura prima ad accasciarsi sul palco durante un comizio e poi a trascorrere una notte in ospedale in osservazione. “Alla fine, si trattava di un semplice reflusso gastrico, che lui però ha trasformato in un evento politico, dicendo di stare male perché stava dando tutto se stesso per portare a un ‘risorgimento’ nazionale e rilanciando la sua immagine di oppositore radicale rispetto a quella che considera un’élite corrotta che governa il Paese da cinquant’anni”, ha aggiunto Marchi. La crisi socialista L’ascesa di Chega è legata a doppio filo al graduale crollo di consensi che ha sperimentato il Partido Socialista dal 2022 in poi. Già nel 2024, l’estrema destra era riuscita a strappare l’intera regione dell’Algarve ai socialisti: domenica ha aggiunto anche i distretti di Portalegre, Beja, Évora e Setúbal . Dal punto di vista numerico, i socialisti hanno perso più di 400 mila voti rispetto all’anno scorso, mentre Chega ne ha guadagnati quasi 300 mila. Questo ha portato i due partiti a una distanza minima e ha cambiato radicalmente lo scenario politico portoghese. “Credo che questo risultato rifletta una stanchezza profonda e trasversale nei confronti dell’élite politica che ha gestito il Paese dalla nascita della democrazia: una classe dirigente che, a partire dagli anni Duemila, ha fatto promesse mai mantenute. In larghi settori dell’elettorato c’è una domanda di cambiamento che analisti e commentatori fanno ancora fatica a comprendere, perché si concentrano solo nel demonizzare Chega come forza antidemocratica. Ma per quasi il 23% degli elettori, Ventura rappresenta semplicemente un’alternativa concreta al sistema”, ha precisato Marchi. Nonostante questa profonda rivoluzione, è molto probabile che il nuovo governo portoghese sia fin troppo simile al precedente. Il Paese infatti è andato a elezioni anticipate domenica scorsa perché a marzo l’ex primo ministro Luís Montenegro ha perso la fiducia del parlamento dopo essere stato coinvolto in un presunto conflitto di interessi tra la sua attività politica e l’azienda che ha fondato nel 2021, Spinumviva. Montenegro è anche il leader della coalizione di centrodestra Aliança Democratica che, al posto di accusare le conseguenze del coinvolgimento del suo capofila in uno scandalo e dell’aver costretto la popolazione a tornare alle urne per la quarta volta in sei anni, è tornata a ottenere la maggioranza dei voti. “Le possibilità di alleanze per Montenegro sono piuttosto limitate. I liberali, che si pensava potessero ottenere un exploit elettorale e rendere possibile una maggioranza solida di centrodestra, hanno guadagnato solo un deputato in più: troppo poco per fare la differenza. Montenegro continua quindi a puntare su una strategia di respiro corto: un governo di minoranza, come quello del 2024, guidato esclusivamente dalla sua coalizione, che cercherà di volta in volta l’appoggio parlamentare per far passare le misure. Nessun accordo di coalizione né con il Partito Socialista, né tantomeno con Chega”, ha commentato Marchi. Opposizione dura ma responsabile L’estrema destra, dal canto suo, ha chiarito la propria posizione: intende collocarsi all’opposizione, ma in modo duro e responsabile. Ventura ha dichiarato di non voler far cadere l’esecutivo, ma neppure di sostenerlo attivamente. E la logica politica dietro questa scelta è chiara: Ventura sa di avere il vento in poppa, ha già superato il Partito Socialista e ora punta più in alto: diventare il primo partito del Paese alle prossime elezioni. “Se ci riuscisse, Ventura potrebbe rivendicare per sé la guida di un governo, anche di minoranza, chiedendo agli altri partiti lo stesso tipo di ‘responsabilità istituzionale’ che lui oggi dichiara di voler esercitare. È una strategia ambiziosa e politicamente coerente”, ha dichiarato Marchi. Chega si prepara, insomma, a stare ancora per un po’ all’opposizione, ma il suo sguardo resta puntato sul governo. Come ha detto Ventura nel suo discorso di vittoria, non abbiamo ancora visto niente.

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