Netanyahu vola in Ungheria ma in patria è assediato dal Qatargate

Benjamin Netanyahu atterra in Ungheria per una visita di cinque giorni su invito da Viktor Orban che gli consente di lasciarsi temporaneamente alle spalle le tensioni del cosiddetto “Qatargate” che da giorni terremota il governo di Tel Aviv. Nella giornata di lunedì 31 marzo Jonatan Urich, per anni un importante collaboratore del primo ministro, ed Eli Feldstein, ex portavoce di Netanyahu, sono stati arrestati a Gerusalemme nell’ambito di un’indagine avviata dal servizio segreto interno, lo Shin Bet, e passata poi alla polizia circa la possibile corruzione di importanti funzionari dello Stato Ebraico da parte del Qatar. Come si sta sviluppando il Qatargate d’Israele Il procuratore titolare dell'inchiesta su Urich e Feldstein, Menachem Mizrahi, ha parlato di un "ragionevole sospetto che i due sospettati fossero attivi per conto del Qatar", prospettando una futura loro incriminazione per reati decisamente pesanti: riciclaggio di denaro, corruzione, frode e abuso d'ufficio. Il Times of Israel ha sottolineato che l’influenza di Doha si sarebbe intensificata dopo gli attacchi di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023 e lo scoppio della guerra a Gaza. Scrive il Times che secondo l’accusa “una società di lobbying americana chiamata The Third Circle, di proprietà del lobbista americano pro-Qatar Jay Footlik, ha puntato su Feldstein per dare una svolta positiva al ruolo di Doha come facilitatore nei negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza”. Il Qatar ha effettivamente giocato, in maniera energica, un ruolo da protagonista nella mediazione che ne ha valorizzato l’immagine come Paese capace di plasmare trattative di pace e ha aperto all’ipotesi della futura formalizzazione dei rapporti diplomatici con Tel Aviv. Nel quadro dell’operazione qatariota, secondo il Times of Israel, “Urich avrebbe mediato tra The Third Circle e Feldstein, che sarebbe stato compensato finanziariamente da Footlik tramite l'imprenditore israeliano Gil Birger, residente nel Golfo” e dunque interessato a un approfondimento dei legami tra Doha e Tel Aviv. Il premier nel mirino Ad oggi Netanyahu non è indagato nel quadro di questo nuovo filone d’indagine che però va a toccare da vicino la sua cerchia ristretta. Il primo ministro è stato raggiunto dalla notizia dell’arresto di Urich e Feldstein mentre deponeva nel processo per corruzione che lo vede imputato e ha dichiarato che i suoi collaboratori sono “in ostaggio” dei magistrati per metterlo sotto pressione, definendo il Qatargate israeliano “una caccia alle streghe”. Ma la crisi sta già assumendo una notevole valenza politica. In primo luogo, il premier è messo sotto pressione dal fatto che il Qatar è stato negli anni scorsi il maggior finanziatore di Hamas nella Striscia. Doha finanziava il gruppo vicino ai Fratelli Musulmani garantendo un continuo appoggio economico e politico. Questo processo è stato favorito spesso dai governi del primo ministro conservatore del Likud al fine di usare il rafforzamento degli islamisti come strumento per spezzare in due il movimento palestinese. La dimostrazione di una capacità d’inserimento tanto diretta di Doha nel cuore del potere israeliano danneggerebbe la stabilità politica del premier, già da tempo accusato di aver sottovalutato le cause profonde che hanno portato agli attacchi del 7 ottobre. In secondo luogo, il caso-Qatar si salda alla battaglia politica interna sullo Shin Bet, dato che la Corte Costituzionale ha, prima dell’arresto dei due funzionari vicini al premier, sospeso il licenziamento del direttore dell’agenzia di spionaggio interno Ronen Bar, promotore dell’indagine sull’ingerenza di Doha, ritenendolo un atto ingiustificato e motivato unicamente da ragioni politiche. Nonostante lo stop della Corte, Netanyahu ha provato a sostituire il direttore con l'ex comandante della Marina, il viceammiraglio Eli Sharvit, prima di compiere un clamoroso dietrofront dopo l’arresto di Urich e Feldstein. Il leader dell’opposizione Yair Lapid aveva in precedenza attaccato la mossa di Netanyahu non tanto per il profilo scelto quanto per la scelta di portare su “una procedura frettolosa, allarmante e irresponsabile progettata per un solo scopo: fermare l'indagine Qatargate”. Il predecessore dell’attuale capo di governo ha tuonato contro il leader del Likud: “Di tutti gli scandali riguardanti l’ufficio del Primo Ministro, questo non è solo il più grave, è anche il più inquietante e pericoloso". Dopo la visita in Ungheria Netanyahu atteso da grandi sfide Al contempo, si vanno intensificando le proteste contro la strategia militare del premier dopo che Israele ha rotto unilateralmente la tregua a Gaza ed è tornata a bombardare la Striscia. Netanyahu può, temporaneamente, consolarsi con il fatto che dopo la ripresa degli scontri la pressione internazionale per una trattativa si è allentata considerato anche il fermo sostegno dell’amministrazione Trump allo Stato ebraico. Per alcuni giorni Netanyahu potrà giocare in casa grazie all’ospitalità dell’amico e alleato Orban, che lo ha accolto in Ungheria violando il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, ma per lui si tratterà solo di una pausa: al ritorno in Israele dovrà barcamenarsi tra guerra, proteste, processi e il nuovo Qatargate, ennesimo simbolo di una lotta di potere che, all’ombra del conflitto a Gaza, sta violentemente spaccando Israele.

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