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Giappone, assolto dopo la condanna a morte: risarcimento record a un 89enne

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Iwao Hakamada, ex pugile giapponese condannato ingiustamente per una strage nel 1968, ha trascorso 47 anni nel braccio della morte prima di essere assolto nel 2024. Ora gli è stato riconosciuto un indennizzo di 217 milioni di yen (oltre un milione di euro) per quasi mezzo secolo di detenzione ingiusta

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Per decenni è stato considerato colpevole di una strage, condannato a morte e detenuto per 47 anni e sette mesi, fino all’assoluzione arrivata nel 2024. Oggi, a 89 anni e con le capacità cognitive fortemente compromesse, ha ottenuto un risarcimento di 217 milioni di yen (pari a poco più di un milione di euro) per l’ingiusta detenzione subita: si tratta del più alto risarcimento penale mai concesso in Giappone. È la storia di Iwao Hakamada, dichiarato colpevole nel 1968 per aver ucciso il suo capo, la moglie dell'uomo e i loro due figli adolescenti. Solo nel 2024, dopo la revisione del processo, è stato definitivamente assolto, al termine di una delle vicende giudiziarie più lunghe e note del Paese.

Il risarcimento dopo l’assoluzione

La richiesta di risarcimento è stata presentata lo scorso gennaio, dopo che, nell’ottobre 2024, l’assoluzione di Iwao Hakamada è diventata definitiva, mettendo fine a una battaglia giudiziaria durata decenni portata avanti dalla sua famiglia. In base al Criminal compensation act giapponese, chi viene assolto ha diritto a ricevere fino a 12.500 yen per ogni giorno trascorso in detenzione. Gli avvocati di Hakamata hanno richiesto l'importo massimo, citando "l'entità incommensurabile del danno subito mentalmente e fisicamente, e anche per essere stato sotto la paura della pena di morte".

Le accuse e la condanna

Ex pugile professionista, Hakamada, che lavorava in un'azienda produttrice di miso, fu arrestato con l'accusa di aver ucciso il direttore generale della società, la moglie e due dei loro figli. Fu condannato a morte dal tribunale distrettuale di Shizuoka nel settembre 1968 e la sentenza fu resa definitiva dalla Corte Suprema nel dicembre 1980. Nel marzo 2014, dopo 47 anni e sette mesi di reclusione, Hakamata fu rilasciato. Nuove prove avevano infatti sollevato dubbi sulla sua condanna, portando all'inizio di un processo di revisione. Lo scorso anno, il tribunale distrettuale di Shizuoka ha stabilito che gli investigatori avevano falsificato le prove. I pubblici ministeri hanno scelto di non presentare ricorso. La storia di Iwao Hakamada ha fatto il giro del mondo ed è entrata anche nel Guinness dei primati, che lo ha riconosciuto come il condannato a morte più longevo al mondo.

 

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