Romania, dopo l’esclusione di Georgescu la destra punta su Simion

In Romania dopo lo shock dell’esclusione del loro candidato le destre si mantengono unite e puntano la presidenza. Sarà George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni , il candidato unico della destra conservatrice e nazionalista che raccoglierà il testimone dell’escluso Calin Georgescu alle imminenti presidenziali. Il leader del secondo partito rumeno per rappresentanza parlamentare, classificatosi quarto nel primo turno del voto di novembre poi annullato per presunte ingerenze russe a favore di Georgescu, che si era qualificato al ballottaggio, ha da allora in avanti stretto una solida alleanza con il tribuno populista e sovranista la cui candidatura è stata respinta dalla Commissione elettorale centrale di Bucarest. E dopo il verdetto contro l’ex favorito, ne ha raccolto il testimone. Simion correrà col sostegno di altri due partiti di estrema destra. Il primo è SOS Romania, la cui leader Diana Sosoaca ha visto respinta nella giornata di giovedì la sua richiesta di iscriversi alla competizione del 4 maggio. Il motivo? Come ricorda Associated Press, lo stesso che le ha impedito di partecipare al voto di novembre: Sosoaca è stata esclusa perché la commissione “ha sostenuto che il suo discorso pubblico, inclusa l'opposizione all'adesione della Romania all'Unione Europea e alla Nato, la rendeva inadatta a rispettare gli obblighi costituzionali della presidenza”. La corsa di Simion La seconda formazione, invece, è il Partito dei Giovani, formazione populista e nazionalista la cui candidata Anamaria Gavrila è emersa nel 2024 distaccando la formazione da Aur e si è contraddistinta per aver sostenuto dal primo momento l'indipendente Georgescu, ben prima che l’ex funzionario Onu ed esperto di sviluppo sostenibile emergesse come serio pretendente alla presidenza. La 43enne Gavrila è stata eletta deputata a dicembre e aveva annunciato la sua discesa in campo subito dopo l'esclusione di Georgescu, salvo poi virare immediatamente sull'appoggio a Simion. Il leader di Aur mira a presentarsi con un’agenda nettamente schierata a destra ma priva dell’estremismo retorico di Georgescu: la formazione di Simion, 39enne deputato dal 2020 e che ha portato ai massimi risultati storici la sua formazione col 18% del 2024, si inserisce nel quadro della galassia dei conservatori europei e mantiene una posizione meno critica rispetto all’alleato squalificato su temi come l’uscita dalla Nato e il distacco di Bucarest dall’Unione Europea. Simion, del resto, è dal gennaio 2025 vicepresidente dell’ex premier polacco Mateusz Morawiecki nel partito dei Conservatori e Riformisti Europei , numero due dell’alto esponente di Diritto e Giustizia assieme all’italiano Carlo Fidanza e alla francese Marion Marechal . Un ruolo che impone al leader sovranista una maggior cautela ma al contempo garantisce una copertura internazionale molto ampia alla sua candidatura. Simion ha ottenuto visibilità nazionale con una posizione libertaria e no-vax ai tempi del Covid-19, sostiene la necessità di procedere all’unione della Moldavia alla Romania, ha criticato la fornitura di armi all’Ucraina pur definendo il presidente russo Vladimir Putin “un criminale di guerra” e, parlando con Politico.eu, ha individuato in Giorgia Meloni il suo modello di leader. Simion sotto Georgescu ma la destra resta in testa La destra si mantiene unita e Simion è dato, con il 31-32% dei voti nei sondaggi più accreditati, come favorito per vincere il primo turno al voto del 4 maggio e qualificarsi al ballottaggio. Il risultato del leader sovranista, però, è per ora sottoperformante rispetto a quanto faceva registrare Georgescu prima della sua esclusione, meno di un mese fa. Tra fine febbraio e inizio marzo, Georgescu veniva dato tra il 38 e il 41%, ben sopra Simion ma comunque ancora molto lontano dalla soglia per una vittoria al primo turno. A favorire nazionalisti e populisti c’è una compattezza politica chiara e, al contempo, la capacità di fare sintesi in una corsa che vede, fuori dal campo delle destre radicali, molta confusione. Sia il Partito Socialdemocratico del premier Marcel Ciolacu che il Partito Nazional-Liberale di centrodestra, alleato della sinistra nella coalizione di governo e a cui apparteneva l’ex capo dello Stato Klaus Iohannis, hanno rinunciato a schierare candidati alle presidenziali per appoggiare l'indipendente Crin Antonesu, ex presidente del Senato, la cui corsa non è però decollata. Ad oggi, dietro Simion Antonescu se la deve vedere con due indipendenti: Nicusor Dan, sindaco di Bucarest eletto sulla base di una piattaforma anti-corruzione, e l'ex premier socialdemocratico, poi fuoriuscito dal partito, Victor Ponta. Il calcolo di tutti i pretendenti alla presidenza che sfidano Simion è chiaro: competere per accedere al ballottaggio e puntare sul voto utile contro i sovranisti. Ma secondo molte rilevazioni Dan e Ponta avrebbero più possibilità di sfidare Simion al ballottaggio rispetto ad Antonescu: a prescindere dall’esito delle presidenziali, l’esclusione del candidato dei partiti di governo dal ballottaggio sarebbe uno smacco politico importante che terremoterebbe il sistema rumeno. In quest’ottica, Antonescu non sembra avere beneficiato politicamente dell’esclusione di Georgescu dal voto, a testimonianza di un sistema politico diviso e polarizzato in cui la corsa alla presidenza rischia di acuire tensioni già notevoli. E in cui al cambiare dei nomi l’onda lunga di novembre si sente ancora: resta la destra la coalizione da battere.

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