Yaroslav Trofimov: “La guerra in Ucraina è la guerra per la Storia”

“L’intero Paese è passato da un tritacarne, le vite di tutti sono state sconvolte e fatte a pezzi… Non certo un posto per l’amore” l’Ucraina in cui prende vita la storia difficile di Debora e Samuel, nel romanzo di esordio di Yaroslav Trofimov, capo dei corrispondenti del Wall Street Journal, finalista nel 2022 e 2023 del Premio Pulitzer, e nato a Kiev nel 1969. È difficile definire “Non c’è Posto per l’Amore qui”, edito in Italia da La Nave di Teseo, come un “romanzo storico”, perché mentre si entra in maniera appassionata nei meandri dell’amore impossibile tra Debora e Samuel, plasmato e piegato dai drammi di un Paese nei tumulti della prima metà del XX secolo, non si può che rimanere in qualche modo ancorati all’attualità delle violenze di oggi. Per l’Ucraina, quel passato è una storia di orrore, rivoluzione e guerra civile, di pogrom contro gli ebrei e deportazioni, di esecuzioni sommarie di dominazione sovietica e promesse mancate trasformatesi in tragedia, come la carestia nelle campagne creata a tavolino da Mosca negli anni Trenta e nota come Holodomor. I sopravvissuti di oggi, discendenti dei sopravvissuti di ieri “Abbiamo ribaltato ogni pronostico e siamo sopravvissuti”, dice Samuel a Debora, giovane ebrea ucraina protagonista del romanzo che non si vuole biografico ma che attinge profondamente, ci ha detto lo stesso autore, dalla storia della sua famiglia, dai racconti finalmente condivisi negli anni della vecchiaia da sua nonna, dopo decenni di riservati e dolorosi silenzi. Così oggi, con questo romanzo in mano, davanti all’ostinata resistenza ucraina all’aggressione russa, non si può non pensare ai discendenti di quei “sopravvissuti”. “È impossibile capire le ragioni della resistenza e resilienza ucraina senza capire la tragedia che ha vissuto questo Paese negli anni bui del XX secolo – ci ha detto l’autore Trofimov - Se guardiamo i numeri, più di quattro milioni di ucraini furono ammazzati durante la carestia artificiale organizzata da Mosca negli anni Trenta, poi c'è stata la sterminazione di massa della classe intellettuale ucraina, la guerra e la guerriglia dopo. Milioni e milioni di ucraini sono morti e tutti quelli che oggi sono qui ancora sono i discendenti degli ucraini sopravvissuto a questo tritacarne della Storia”. È il motivo stesso per il quale Yaroslav Trofimov ha scritto questo romanzo. Ha deciso di farlo molto tempo fa, durante l’anno del primo atto di questo conflitto, nel 2014 quando la Russia invase militarmente la Crimea e annesse in maniera unilaterale la penisola. Lui allora guidava l’ufficio di corrispondenza del suo giornale a Kabul, Afghanistan. Ha terminato il manoscritto poco prima che la Russia aggredisse l'Ucraina. Una guerra per la storia “Mi ha ispirato la storia di mia nonna che è la storia di tantissime famiglie ucraine: sono storie sconosciute anche perché la Russia ha fatto di tutto negli anni del suo dominio per nasconderle. E ancora oggi vediamo che la guerra è la guerra per la Storia”. Ricorda infatti Trofimov il manifesto in cui il presidente russo Vladimir Putin sostiene che ucraini e russi siano lo stesso popolo, e come gli ucraini non abbiano diritto alla propria Storia separata. Ancora oggi, spiega, i russi continuano a insabbiare il passato. Quando per esempio le truppe di Mosca entrano in un villaggio conquistato, tra le prime azioni dei soldati c’è quella di distruggere il monumento alle vittime dell’Holodomor, che per loro non sarebbe accaduto. Dall’altra parte, lo “Spirito degli ucraini è “mai più”. “Gli ucraini di oggi – continua Trofimov - combattono perché non vogliono ritornare a questo passato buio, al precedente dominio russo, dominio sovietico. Questo spiega la resistenza”. Dopo la sconvolgente visita di Debora nelle campagne ucraine durante i giorni della devastante carestia creata da Mosca, Rebecca, la saggia madre della giovane, dice: “La Storia si è scatenata di nuovo contro questo Paese per spezzarlo e rifarlo di nuovo”: parole quasi profetiche le sue alla luce di quanto avviene ancora oggi e ancora una volta in Ucraina. Rebecca incarna assieme al marito Gersh un’Ucraina presovietica che guardava più a ovest che a est, alla connessione culturale con l’Europa che è sempre stata parte del dna dell’Ucraina, prima di tutto come idea che resta oggi trainante nel mezzo di questo conflitto. “La lotta ucraina non è una lotta per una lingua, una etnia – conclude Trofimov - Questo non è un conflitto etnico, ma la lotta per una idea: un’idea di libertà, idea fondamentale che unisce il popolo ucraino che elegge un ebreo come suo presidente, Volodymyr Zelensky, che ha un ministro della Difesa musulmano e un capo dell'esercito russo , venuto dalla Russia adolescente e che oggi serve l'Ucraina. E questa idea di libertà è la ragione per la quale la guerra è scoppiata all'inizio, nel 2014, quando gli ucraini sono scesi nelle strade di Kiev sotto le bandiere dell'Unione europea per cacciare il presidente filo-russo, ”.

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Yaroslav Trofimov: “La guerra in Ucraina è la guerra per la Storia”