Musk contro Altman, la battaglia per conquistare Trump

Elon Musk è un nome noto a livello internazionale dai primi anni Duemila, quando ha messo il suo nome dietro la fondazione di aziende che hanno rivoluzionato il panorama tecnologico: PayPal prima, poi SpaceX, Tesla e – in tempi più recenti – OpenAI. Ma l’opinione pubblica più ampia lo sta conoscendo da poche settimane, nelle qualità di braccio destro e tuttofare del 47esimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che nel corso del weekend ha deciso di sua sponte di inviare un’email a qualsiasi impiegato del governo federale per ricevere un resoconto dettagliato delle sue attività lavorative, pena il licenziamento. Eppure proprio dal campo dell’intelligenza artificiale – e dal consorzio di IA più noto a livello globale – viene la minaccia più concreta per la leadership di Musk: il suo nome è Sam Altman, ed è il Ceo di OpenAI. Musk e Altman hanno co-fondato OpenAI, un’ente di ricerca sull’intelligenza artificiale senza scopo di lucro, nel 2015, con l’obiettivo dichiarato di sviluppare un’IA al servizio dell’umanità, ma da allora le loro strade si sono separate: il primo, che all’inizio aveva annunciato che avrebbe investito un miliardo di dollari nella nuova impresa, ha finito per impegnare soltanto 15 milioni del suo patrimonio, e nel 2018 è definitivamente uscito da OpenAI, citando possibili conflitti d’interesse con le sue altre aziende. Altman, invece, è stato apertamente critico del primo mandato di Trump, e più o meno da allora è in causa con Musk per il controllo del consorzio di IA. Le scaramucce si fanno sentire a intervalli regolari: all’inizio del mese Musk e una cordata di imprenditori ha presentato un’offerta da 97,4 miliardi di dollari per rilevare OpenAI; Altman, dal canto suo, gli ha risposto direttamente su X: «No, grazie. Ma se vuoi ti compriamo Twitter per 9,74 miliardi». Musk gli ha dato dello «swindler», del truffatore. Il confronto al vertice della Silicon Valley è arrivato anche nelle stanze della Casa Bianca: se è vero che alla cerimonia di insediamento di Trump del 20 gennaio il Ceo di OpenAI non sedeva in prima fila come Musk o Mark Zuckerberg, Altman è riuscito a conquistare il neo presidente con la promessa di sviluppare l’intelligenza artificiale generale – ovvero facoltà di intelligenza artificiale pari a quelle umane – durante il suo mandato: il piano, annunciato con grande fanfara da Trump accanto allo stesso Altman, è noto come Stargate, e poggia su investimenti miliardari della stessa OpenAI, di Oracle e di SoftBank. Come nota il New York Times, è una notizia che Altman sia riuscito a mettere ai margini Musk nei piani di grandeur presidenziale per l’intelligenza artificiale, e la mossa testimonia le sue capacità diplomatiche affinate in decenni al timone delle maggiori realtà della Silicon Valley. Dopo essere diventato un habitué della Casa Bianca di Joe Biden, oggi Sam Altman è riuscito a entrare nelle grazie di quella trumpiana: qui però deve guardarsi le spalle da un vecchio nemico col dente avvelenato e svariati miliardi da spendere.

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