A Parigi una coalizione di volenterosi per l'Ucraina

Grandi manovre europee sull’Ucraina: a Parigi, nella giornata odierna, si svolgerà il summit ristretto convocato da Emmanuel Macron per rispondere all’avvio di trattative dirette tra Stati Uniti e Russia per porre fine al conflitto in Europa orientale e al rifiuto di Washington di coinvolgere i Paesi del Vecchio Continente nel confronto. Macron sarà affiancato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, dal primo ministro britannico Keir Starmer, dal capo di governo polacco Donald Tusk, dal leader spagnolo Pedro Sanchez e dal premier olandese Dick Schoof. La danese Mette Frederiksen rappresenterà gli otto Paesi nordico-baltici e al summit parteciperanno anche i presidenti della Commissione e del Consiglio Europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa. Al centro della discussione due temi chiari: la risposta al presidente statunitense Donald Trump e le mosse europee per giocare un ruolo nella sicurezza del Vecchio Continente in generale e dell’Ucraina in particolare qualora il conflitto scoppiato tre anni fa con l’invasione russa giungesse a una conclusione. Il summit di Parigi dopo una settimana di schiaffi americani La risposta è arrivata decisa dopo una settimana durissima per l’Europa, in cui l’amministrazione Trump ha colpito tre volte gli alleati transatlantici: la chiamata con Vladimir Putin per avviare le trattative è stato sicuramente lo schiaffo più sonoro, ma anche le parole pronunciate dal segretario alla Difesa Pete Hegseth al vertice Nato dell’11 febbraio a Bruxelles e dal vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco hanno pesato. Gli Stati Uniti annunciano di non esser più disposti a garantire l’Europa e la sua sicurezza come in passato e addirittura mettono in dubbio l’adesione dei Paesi del continente ai valori di libertà occidentali . Da qui nasce un summit voluto da Macron, pronto ad accogliere la sfida di Trump, per dare una dimostrazione di unità europea e proporre soluzioni concrete. Sul tavolo, alla vigilia del summit, Starmer ha proposto l’ipotesi di garantire la sicurezza dell’Ucraina inviando truppe sul terreno come peacekeeper in caso di cessate il fuoco. Per il leader laburista "è chiaro che l'Europa deve assumere un ruolo più importante nella Nato mentre lavoriamo con gli Stati Uniti per garantire il futuro dell'Ucraina e affrontare la minaccia che ci viene dalla Russia”. Questa ipotesi è stata definita "assolutamente una possibilità" dal premier svedese Ulf Kristersson, mentre un falco anti-russo come Tusk si è detto per ora freddo ribadendo però che Varsavia “è pronta a continuare il suo sostegno logistico, finanziario, umanitario e militare all’Ucraina a qualunque costo”. Cosa deve fare l'Ue? Il dibattito sulle truppe in Ucraina sembra prematuro anche per il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, che parlando in un’intervista radiofonica alla vigilia del vertice ha detto che la priorità dovrà essere capire “ciò che noi europei dovremmo fare in futuro per garantire che in Ucraina si giunga il prima possibile a una pace giusta e duratura” e sottolineato che “si tratta di un problema riguardante la sicurezza europea e la protezione dei nostri cittadini". In sostanza, si tratterà di capire come l’Europa può porre in essere strategie volte a far sì che nessun accordo sia fatto senza il suo coinvolgimento e senza quello degli ucraini, così da minare la sicurezza transatlantica. Una strategia esplorata nelle scorse settimane è quella della costruzione di una “coalizione dei volenterosi” capace di continuare a sostenere militarmente Kiev qualora il presidente Volodymyr Zelensky respingesse un accordo negoziato senza l’Ucraina. Starmer ha incontrato i Ventisette dell’Ue a inizio mese proprio per discutere di questo e ribadito il sostegno al Paese invaso. Una seconda prospettiva porta nella direzione del rafforzamento dell’unità militare europea. Un’ipotesi, quest’ultima, che piace anche al leader di Kiev: “Sabato mattina, Zelensky parlando alla Conferenza di Monaco aveva chiesto la creazione di un "esercito d'Europa", in seguito alla crescente preoccupazione che gli Stati Uniti non possano più intervenire in aiuto del continente”, ricorda la Bbc. Le lezioni per l'Europa La convocazione del vertice, inoltre, conferma la presenza di un nocciolo duro di Paesi europei chiamati a garantire la priorità della sicurezza del continente in caso di disimpegno americano, la necessità di uno stretto dialogo tra l’Ue e il Regno Unito e anche alcune fragilità dell’architettura comunitaria in tempi difficili per la stabilità europea. Il summit è ristretto perché convocare un Consiglio europeo d’emergenza avrebbe posto ogni azione comune europea sotto la minaccia del veto dei leader dell’Ue più caldi verso Mosca, come l’ungherese Viktor Orban e lo slovacco Robert Fico. Regole come l’unanimità bloccano il processo decisionale europeo e non si prestano alla necessità di rapidità e chiarezza che l’attuale contingenza impone. Un portato della crisi attuale potrà essere anche un ragionamento a tutto campo sui meccanismi di governance europei e il loro contributo alla capacità d’azione dei Paesi del Vecchio Continente in un mondo mai stato così caotico e pericoloso dalla fine della Guerra Fredda. Il banco di prova del sostegno a un’Ucraina invasa che teme l’abbandono americano potrà contribuire a plasmare nuovi equilibri e nuovi rapporti di forza in Europa, ma rappresenta al contempo un’ultima chiamata per costruire una vera autonomia strategica e una proiezione indipendente del Vecchio Continente. Se la strategia di marginalizzazione dell’Europa sull’Ucraina promossa da Washington proseguirà, sarà davvero difficile invertire la rotta, mentre venti contrari si fanno giorno dopo giorno sempre più impetuosi.

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