
È un complesso meccanismo quello che sorregge l’ecosistema di una delle contee del Kenya maggiormente colpite da violenza di genere, persone affette da AIDS e gravidanze precoci. Tra questioni etiche, una mentalità sagomata da rigide tradizioni e secoli di povertà c’è in gioco la vita di molte ragazze, spesso vittime della loro stessa famiglia
Kisii è una delle quarantasette contee del Kenya, a sud ovest del territorio, con una popolazione di circa 1,350,000 abitanti. Le sue verdi colline e rigogliose piantagioni di platani nascondono un contesto difficile ed estremamente particolare; è infatti uno dei luoghi del Paese dove si registrano i maggiori casi di persone affette da AIDS, gravidanze precoci e violenza di genere. Un mondo che offre, e allo stesso tempo, toglie tanto. Un circolo vizioso tra demografia in continua crescita, affollamento urbano e strutture inadeguate, disoccupazione, strutture sanitarie inefficienti, malattie e violenza.

Ai margini di Kisii
Gli alti tassi di disoccupazione giovanile e la mancanza di opportunità lavorative contribuiscono alla povertà e a problemi sociali come l'abuso di droga e la criminalità. Camminando per le strade della città si vedono ragazzi ai margini della società, senza alcuna famiglia alle spalle, nell’attesa di ricevere un minimo gesto di aiuto. Soprattutto la sera, fuori dai locali notturni, i ragazzi senza tetto si riuniscono in compagnia ballando sopra le note della musica che proviene dalle sale, rendendo la danza e la condivisione degli strumenti di forza per sopravvivere. Succede che, soprattutto bambine e ragazze si trovino costrette (dalla povertà e anche dalla famiglia stessa) a prostituirsi; esistono delle strutture, specialmente nella parte più ad ovest della contea, vicina al Lago Vittoria, dove i macabri giri di prostituzione sono supportati dallo scambio di prodotti ittici, come ad esempio la tilapia – un pesce che vive in acque tropicali, considerato un alimento pregiato. La prostituzione aggrava i contagi di AIDS, inoltre anche malattie come la malaria e il tifo sono molto diffuse a Kisii – un contesto per giunta acutizzato da sistemi di assistenza sanitaria inadeguati e dalla mancanza sia di conoscenze basiche di educazione sessuali sia di denaro da poter spendere in metodi che proteggano dalle malattie sessualmente trasmissibili o da gravidanze indesiderate.


Questione demografica
Con una demografia in continua crescita ed una densità abitativa di 960 abitanti per chilometro quadrato, la sovrappopolazione e la pressione territoriale sono fenomeni con i quali i cittadini convivono quotidianamente. L’affollamento urbano, specialmente a Kisii, capoluogo dell'omonima contea, sfocia in alloggi e infrastrutture inadeguate, oppure in piccole proprietà terriere estremamente frammentate, che limitano sia la produttività sia l'espansione agricola.

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Sfide alimentari
Nonostante il verdeggiante terreno sia di natura fertile e offra alla popolazione folte piantagioni, l’insicurezza alimentare deriva dall’eccessiva dipendenza da mais e platani, che lascia la popolazione piuttosto vulnerabile al fallimento dei raccolti, dovuto a fattori maggiori non controllabili dai contadini locali. Le principali fonti di energia che alimentano le varie fasi della produzione e la vita quotidiana sono: legna, petrolio, elettricità, carbone e biogas; tuttavia, la copertura elettrica è stimata intorno al 45% (secondo il reportage di Kisii County Government) a causa degli elevati costi di connessione, inclusa l'installazione dei trasformatori.

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Il progetto “Forever Africa”
Testimone della complessa situazione è Jacqueline Marwa, un’attivista kenyota che si occupa di dare supporto alle persone più vulnerabili di Kisii attraverso la sua organizzazione “Forever Africa”, cercando di sensibilizzare – soprattutto sulle questioni che riguardano la violenza di genere e gli abusi minorili - e agire in modo pratico. È lei a raccontarci in maniera dettagliata la realtà della contea.
Provi a descrivere la sua città con una frase
Kisii è una contea vivace e densamente popolata nel Kenya sudoccidentale, conosciuta per le sue colline verdi e le forti tradizioni culturali.
Qual è l’obiettivo che le sta maggiormente a cuore?
Il mio obiettivo più grande è generare un cambiamento positivo nella nostra comunità o nella società in generale, difendendo la giustizia, l'uguaglianza e il benessere dei gruppi emarginati. Che si tratti di affrontare questioni ambientali, diritti umani oppure disuguaglianze sociali, l'obiettivo è ispirare ad agire concretamente, aumentare la consapevolezza e apportare miglioramenti duraturi attraverso sforzi collettivi.
Cos’è stato che l’ha segnata a tal punto da decidere di intraprendere questo difficile progetto?
Ciò che più mi ha toccata è stato crescere in un periodo di povertà, in cui ho sperimentato in prima persona le difficoltà nell’accesso ai diritti e alle risorse di base. Questa esperienza, che mi ha colpita profondamente, ha suscitato dentro di me la passione di lottare per il cambiamento sociale. Nel corso del tempo, sono diventata un’attivista per la salute e i diritti sessuali-riproduttivi (SRHR), lavorando per garantire che tutti, in particolare le ragazze adolescenti, le giovani donne e le comunità emarginate abbiano accesso alle informazioni e ai servizi di cui hanno bisogno per fare scelte informate sulla loro vita. Il mio viaggio con Forever Africa consiste nel trasformare le sfide in una forza trainante per l’empowerment.
C’è una storia di speranza in particolare che vuole condividere con Sky TG24?
Kwamboka è una donna cresciuta in un villaggio rurale che, nonostante abbia dovuto affrontare molte sfide, è diventata una forte sostenitrice dei diritti delle donne. Nella comunità da cui proviene le ragazze vengono spesso date in spose presto e non possono andare a scuola. Determinata a istruirsi, con il supporto di Forever Africa Power Dada CBO, Kwamboka è riuscita ad accedere alle lezioni, ma doveva comunque conciliare gli studi con l'aiuto domestico e la crescita di suo figlio, tanto da pensare di arrendersi molte volte. Ciononostante, grazie alla sua resilienza, è riuscita a completare gli studi e, successivamente, ha iniziato a collaborare con le organizzazioni locali per sensibilizzare sull’importanza dell’istruzione, ha avviato laboratori per mettere le ragazze a conoscenza dei propri diritti e offrire sostegno psicologico ed economico. Ora è iscritta all'Università di Kisii per studiare giurisprudenza.
Ha due figli a cui è molto legata. Cosa augura loro per il futuro?
Ciò che desidero di più per i miei due figli è l’opportunità di crescere in un ambiente sicuro, sano e solidale. Spero ricevano un’istruzione di qualità che consenta loro di inseguire i propri sogni e dare un contributo positivo alla società. Ma, cosa più importante, voglio che crescano sentendosi amati, apprezzati e con la convinzione di poter realizzare qualsiasi cosa si prefiggano.

La violenza di genere
Nella contea di Kisii sono ancora presenti delle pratiche culturali normalizzate – fondate sulla disuguaglianza tra uomo e donna - come la violenza di genere, che continuano a minare il progresso. Poliginia, matrimoni combinati e precoci, violenza domestica, mutilazione genitale femminile e un numero di figli elevato in rapporto alla qualità delle strutture sanitarie e alle possibilità economiche (in media si stima che una donna abbia almeno tre figli), alimentano un contesto difficile.

Approfondimento
Su Sky TG24 la violenza di genere vista da un figlio

I dati del Kenya Demographic and Health Survey
L’indagine sui fondamenti demografici e sanitari in Kenya del 2022 (2022 KDHS), svolta dal Kenya National Bureau of Statistics (KNBS) in collaborazione con il Ministero della Salute (MoH) e altre parti interessate, mostra che il 53% delle donne di età compresa tra 15 e 49 anni (che sono state sposate o hanno avuto un partner) sono state vittime di violenza fisica, sessuale o psicologica/emotiva all’interno del contesto privato.
Sempre secondo questo report, la contea, attualmente, starebbe affrontando un aumento delle gravidanze precoci, con un tasso del 26%. Per cercare di sensibilizzare le coscienze sulla questione, Jacqueline, insieme a Roselyne Nyakona (coordinatrice della prevenzione e risposta alla Violenza di Genere nella Contea), hanno recentemente riportato il problema anche sul giornale kenyota “People Daily Newspaper”. Spiegano come le gravidanze adolescenziali abbiano a che fare con le dinamiche familiari e siano, molto spesso, coinvolti proprio i patrigni, tutelati e protetti dalle stesse madri delle ragazze vittime. Pur di non perdere la casa e il sostentamento finanziario derivato dalla presenza maschile, infatti, molte donne arrivano ad abbandonare la loro responsabilità materna; in alcuni casi sono le prime a mandare le figlie da uomini benestanti, in cambio di un po' di zucchero o farina. “Dare potere alle donne dal punto di vista finanziario può aiutare a ridurre il tasso di violenza di genere. Quando le donne avranno la libertà finanziaria, potranno fare scelte più sicure - ha commentato Nyakona, sottolineando che - L'istruzione è fondamentale; le persone devono conoscere i propri diritti".
Purtroppo infatti, a Kisii, le scuole risentono della mancanza di materiali didattici e del numero scarso di personale. Per i più fortunati esistono delle scuole private che assicurano le lezioni e la mensa, preparata da signore del posto, mentre il resto dei bambini è assegnato a delle scuole, spesso molto affollate e lontane dai centri abitativi, che forniscono un livello minimo di istruzione.

