Nasce Baltic Sentry, la sentinella della Nato nel mar Baltico

Sulla scia degli allarmi lanciati a dicembre da Finlandia, Estonia e Svezia per il danneggiamento alle infrastrutture sottomarine del mar Baltico riconducibili – secondo diversi osservatori - all’operato della “flotta ombra” di Mosca la Nato lancia Baltic Sentry, la prima missione dell’Alleanza ideata dalla segreteria di Mark Rutte, insediatasi da meno di due mesi. La missione approvata dalla segreteria di Bruxelles mira a coordinare gli sforzi congiunti per prevenire possibili minacce ad asset strategici come i cavi Internet e i gasdotti. Da tempo, infatti, il Mar Baltico è diventato sempre più caldo. A dicembre, in particolare, il governo di Helsinki ha ordinato di sequestrare la petroliera Eagle S nel corso di un’operazione navale. La nave, registrata nelle Isole Cook, è al centro di un'indagine da parte delle autorità finlandesi, che sospettano una connessione tra il danneggiamento del cavo elettrico sottomarino Estlink 2 avvenuto alla Vigilia di Natale e altri incidenti simili: tra questi, i danni subiti da un collegamento energetico tra Finlandia e Germania e da due cavi di telecomunicazione nel Baltico , causati il 18 novembre dalla nave cargo battente bandiera cinese Yi Peng 3. Tutte queste navi, secondo le accuse, sarebbero parte di una ‘flotta ombra’ di Mosca utilizzata sia per esportare petrolio, aggirando le sanzioni in vigore, sia per compiere atti di “guerra ibrida” come il danneggiamento delle infrastrutture sottomarine. A inizio gennaio, l’Estonia ha avviato una pattuglia marittima per prevenire ulteriori incidenti. Il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, ha sottolineato l'importanza che Tallinn dava all’unione degli sforzi con la Finlandia. A loro non ha mancato di unirsi Stoccolma preoccupata dalle minacce ibride russe. Il varo della missione “Non siamo né in guerra, né in pace”, aveva dichiarato Ulf Kristersson, primo ministro svedese nella giornata del 12 febbraio sintetizzando le tensioni geopolitiche che scuotono la regione oggi al centro dello scontro tra Occidente e Russia. intervenendo alla conferenza annuale Popolo e Difesa a Sälen, Kristersson ha annunciato l’invio di tre navi della flotta svedese nel Baltico per rafforzare le operazioni di monitoraggio delle infrastrutture. Due giorni dopo è arrivata la missione Nato che, ricorda il Financial Times, ”schiererà droni navali, sottomarini, navi e aerei” per contribuire a rilevare eventuali minacce. A parteciparvi, tutti gli Stati rivieraschi della regione: Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Svezia. “Siamo determinati a scoraggiare, individuare e contrastare qualsiasi tentativo di sabotaggio. Qualsiasi attacco alle nostre infrastrutture comporterà una risposta forte e determinata. Siamo pronti a ritenere responsabili gli attori ostili, se necessario”, hanno dichiarato gli otto Paesi in un comunicato congiunto. L’idea che il Baltico possa trasformarsi in un nuovo fronte caldo tra l’Occidente e la Russia non è peregrina anche in relazione al fatto che la minaccia non proviene solo da Mosca. La Russia ha subito la perdita del gasdotto Nord Stream 2 nel settembre 2022, dopo un’operazione di sabotaggio di cui sono sospettati operatori ucraini che avrebbero ricevuto il sostegno della Polonia, e ha da tempo allo studio l’uso di operazioni ibride come risposta al sostegno convinto degli attori del Baltico a Kiev. Una Nato baltica coesa che parla a Mosca... e Trump La Nato vedrà gli otto Paesi coordinarsi per mare in uno sforzo già attivo sul piano aereo e terrestre: in Estonia, Lettonia e Lituania sono schierati contingenti forniti, a rotazione, dai Paesi membri; di recente anche la Svezia, ultimo Paese a entrare nella Nato, ha avviato il suo schieramento militare in Lettonia. La Polonia ha superato il 4,5% nel rapporto tra spese militari e Pil, record nella Nato, e in Lituania c’è convergenza tra il presidente di centro-destra Gitsan Natuseda e il primo ministro socialdemocratico Gintautas Paluckas di portarle al 5-6% nel 2026. I Paesi baltici sono, assieme al Regno Unito, il perno del contenimento antirusso in Europa e ogni loro mossa sembra dimostrarlo. Il varo di Baltic Sentry mostra tanto la volontà della Nato di mettere a sistema la necessità di tutelare le infrastrutture critiche, quanto quella di trovare scenari in cui gli alleati europei possono prendersi carico della propria sicurezza. Un messaggio non solo a Mosca ma anche a Washington, dove l’arrivo del neopresidente Donald Trump mette in discussione il ruolo Usa alla difesa dell’Europa.

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