Il politologo Ian Bremmer: “Trump? Mai stato così potente come in questo momento”

Abbiamo incontrato l’analista geopolitico e presidente di Eurasia Group, Ian Bremmer, a Davos per il World Economic Forum. Una conversazione che parte dell’insediamento di Trump, che è al bivio tra populismo e globalismo, e arriva all’Ucraina che, secondo Bremmen, non è più in grado di recuperare le regioni perse, passando per l'Argentina di Milei e la Siria. Come si aspetta il secondo mandato del presidente Trump? Più moderato della campagna elettorale o in pieno stile MAGA? La nuova presidenza porterà un cambiamento molto più drastico anche rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. Trump è molto più potente che in passato negli Stati Uniti: ha la maggioranza della Corte Suprema, controlla sia il Senato che la Camera, ha piazzato i suoi uomini nell’amministrazione. Mentre la comunità internazionale è molto più debole: la Cina vive la peggiore crisi economica dagli anni Novanta, la Russia è in declino, l’Iran ha perso buona parte dei suoi alleati. Ecco perché potrà fare ciò che vuole, a un grado molto maggiore. La sua politica seguirà quindi il movimento Make America Great Again, assolutamente. Ma di che genere? Potrà essere il” deep MAGA”, il pensiero populista che non crede nelle aziende, negli interessi particolari, e che vuole che la politica torni a concentrarsi sulla working class, escludendo gli immigrati. Oppure sarà un “dark Maga”, quello che incarna Elon Musk: globalista, che difende i visti di ingresso e riduce le tasse per i più ricchi. Ma che sia deep o dark, Trump seguirà certamente la filosofia del Make America Great Again. E cosa si attende invece sulla relazione tra Europa e Stati Uniti con Trump? La differenza principale tra Biden e Trump su questo è che il primo credeva che un’Europa forte fosse un aiuto fondamentale per gli Stati Uniti, soprattutto in un mondo frammentato. Trump invece no. Lui vuole un’Europa debole, e non apprezza l’Unione Europea. Trump costruirà relazioni personali con i leader europei che gli permettano di negoziare accordi migliori. Ma non credo che l’Europa cederà sotto la sua pressione. Credo che Ursula von der Leyen sia in una posizione più forte rispetto a quanto non fosse cinque anni fa durante il primo mandato di Trump. Il prossimo cancelliere tedesco mi pare sarà ben allineato su questo fronte. E il presidente francese, benché molto debole internamente, sta ancora guidando la politica estera del Paese. E poi, forse la cosa più importante, la vostra Presidente del Consiglio. Certo, è molto vicina a Trump e Musk, ma non è semplicemente una versione più in grande di Viktor Orban. Meloni ha una buona capacità di lettura della realtà e un rapporto efficace con Von der Leyen, anche su come trattare con Trump. Quindi ritengo che l’Italia giocherà un ruolo molto utile nell’aiutare l’Europa a reagire. Cosa può sperare l’Ucraina con Trump di nuovo alla Casa Bianca? Penso che ormai non ci siano dubbi: perderà parte dei suoi territori, forse per sempre. Lo credevo già un anno fa, ancor prima di sapere l’esito delle elezioni americane. Non mi fa piacere, ma gli ucraini non sono in grado oggi di riconquistare le regioni perse. Il punto ora quindi è: come avverrà questo processo? Ci saranno negoziati, probabilmente quest’anno, tra Stati Uniti, Ucraina e Russia. Forse i cinesi staranno dalla parte dei russi. Questo porterà probabilmente a un cessate il fuoco, ma non fermerà il conflitto. Temo che dovremo fare i conti anche in future con una Russia aggressiva, un attore del caos, per molto tempo. Si aspettava un accordo di tregua tra Israele e Hamas in questo momento, ancora sotto la presidenza Biden? Non penso che avremmo raggiunto questo accordo se avesse vinto Kamala Harris. L’amministrazione Biden è stata molto efficace: ma la pressione necessaria a firmare l’accordo è arrivata dall’elezione di Trump. Soprattutto perché ritenuto credibile di dare seguito alle proprie minacce. Questo è il motivo della sua posizione di forza attuale, che piaccia o meno. Ci dice due eventi che si sono verificati nell’ultimo anno che non si sarebbe mai aspettato? Prima di tutto ritenevo che il presidente argentino Javier Milei avrebbe fatto molta più fatica a risollevare l’economia nazionale. Non avrei mai pensato che sarebbe stato tanto pragmatico. Sono molto sollevato di essermi sbagliato completamente: è stato decisamente efficace, l’economia argentina sta performando molto bene. L’inflazione è scesa, il Fondo Monetario Internazionale sta lavorando a stretto contatto con il suo governo, Milei continua a essere estremamente popolare. E mai mi sarei aspettato che Assad in Siria cadesse dopo sole due settimane, per finire a rifugiarsi in Russia.

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