Tregua Israele-Hamas, chi potrebbero essere i 33 ostaggi liberati nella prima fase

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Introduzione

L’accordo per un cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas - che dovrebbe entrare in vigore il 19 gennaio - prevede tra i punti principali il rilascio degli ostaggi ancora in mano al gruppo che controlla la Striscia (IL RACCONTO IN DIRETTA). L’intesa è articolata in tre fasi: nella prima, che dovrebbe durare 42 giorni, è previsto che siano 33 le persone a cui sarà consentito tornare a casa. E su questi primi rapiti che saranno rilasciati, Israele ha messo un paletto irrinunciabile: devono essere tutti vivi, nessuna salma. 

Quello che devi sapere

Subito liberi i primi 3 ostaggi

  • Secondo quanto emerso dalle bozze dell’accordo, Hamas dovrebbe rilasciare subito i primi tre rapiti, "entro domenica prossima”. A essere liberati nel primo giorno dovrebbero essere donne civili e bambini. Tra i nomi circolati ci sono quelli della famiglia Bibas, in particolare la madre Shiri e i figli Kfir e Ariel: tuttavia non è chiaro se siano ancora in vita o, come dichiarato da Hamas, morti da più di un anno.

Per approfondire: Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Che cosa prevede e cosa succede adesso

Le parole della famiglia Bibas

  • Ieri la famiglia Bibas, ore prima dell’ufficialità dell’accordo, ha diffuso una dichiarazione attraverso il Forum delle famiglie degli ostaggi: "Siamo a conoscenza di notizie che affermano che la nostra famiglia è inclusa nella prima fase dell'accordo e che Shiri e i bambini Kfir e Ariel dovrebbero essere tra i primi a essere rilasciati. Data la nostra esperienza di delusioni, non consideriamo nulla di definitivo finché i nostri cari non attraversano il confine". La famiglia ha aggiunto che “siamo in attesa di certezze sul loro rilascio e sulle loro condizioni e chiediamo di non essere contattati in questo momento delicato. Chiediamo di astenersi dal diffondere voci. Continuiamo a fare appello al primo ministro e a chiedere il ritorno di tutti, fino a quando l'ultimo ostaggio non sarà tornato a casa".

La sorte degli ostaggi di Hamas

  • In totale il 7 ottobre 2023 - secondo quanto ricostruito da Cnn - sono state 251 le persone rapite da Hamas in Israele. In base a quanto riferito dal governo di Tel Aviv, 94 si troverebbero ancora a Gaza. Di questi ostaggi, 60 sarebbero ancora in vita mentre 34 si presume che siano morti. Tuttavia si teme che il numero reale delle persone decedute possa essere più alto.

 

  • I restanti 157 sono invece stati recuperati: 109 sono stati rilasciati, mentre 8 sono stati salvati dall’esercito israeliano. Altri 37 sono stati recuperati morti, mentre gli ultimi 3 erano scappati ma sarebbero stati uccisi per errore dall’Idf.

 

  • Inoltre nelle mani Hamas ci sono anche altri quattro ostaggi, catturati dal 2014, almeno due dei quali sono morti.

Chi saranno i primi 33 liberati

  • Come detto, nella prima fase dell'intesa sono 33 gli ostaggi che dovrebbero essere liberati gradualmente. Questo gruppo iniziale dovrebbe essere composto da bambini, donne, anziani e malati. Tra queste persone, secondo quanto riportato da Reuters, ci dovrebbero essere anche due cittadini americani: si tratterebbe di Keith Siegel e Sagui Dekel-Chen. Tra i primi 33 rapiti a tornare a casa, inoltre, ci dovrebbero essere anche 5 soldatesse israeliane.

Le fasi del rilascio

  • Il rilascio dei primi 33 ostaggi dovrebbe avvenire secondo un preciso calendario: dopo i primi tre nel primo giorno della tregua, altri quattro dovrebbero poter tornare a casa una settimana dopo, altri tre in quella successiva e altrettanti al ventunesimo giorno. Nell'ultima settimana della prima fase è prevista poi la liberazione di 14 rapiti. Nella seconda fase dell’accordo, sempre della durata 42 giorni, dovrebbero poi essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi. L'Idf ha voluto dare un nome simbolico all'organizzazione militare per riportare indietro gli ostaggi: “Wings of freedom”, ali della libertà.

Il protocollo di accoglienza degli ostaggi

  • Intanto in vista del rilascio degli ostaggi, il ministero della Salute israeliano ha pubblicato un protocollo dettagliato per l'accoglienza che comprende controlli medici e test - compresi test di gravidanza e per individuare malattie sessualmente trasmissibili - trattamenti psicologici e documentazione delle atrocità subite. Nel protocollo distribuito agli amministratori degli ospedali si stabilisce anche che "il trattamento dei rimpatriati sarà amministrato in un complesso separato dal resto dei pazienti in ospedale". È stato poi spiegato che è possibile che alcuni dei rapiti abbiano bisogno di ricovero psichiatrico.

Cosa darà in cambio Israele

  • L’accordo con Hamas prevede che Israele rilasci almeno mille prigionieri palestinesi - che potrebbe arrivare fino a 1.650 secondo alcune fonti e dipenderà dagli ostaggi liberati - durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni e un centinaio di quelli all'ergastolo. Chi è accusato di aver ucciso israeliani non sarà rilasciato in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza o all'estero. Non sarà liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato a vita. Il governo Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso ad ottobre scorso, mentre avrebbe accettato di rilasciare un numero maggiore di prigionieri palestinesi per gli ostaggi vivi rispetto ai corpi. Nella prima fase sarebbe esclusa anche la liberazione di miliziani che hanno partecipato all'attacco al Nova Festival e ai kibbutz in cui furono uccise circa 1.200 persone.

Per approfondire: La questione israelo palestinese, cos'è e come è nata