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Patrick Zaki, dall'arresto alla grazia: le tappe della vicenda
Il giovane, che frequentava il master in studi di genere dell'Università di Bologna, fu fermato in Egitto e portato in custodia nel febbraio 2020. Nel dicembre 2021 viene disposta la scarcerazione ma non l'assoluzione dalle accuse di aver diffuso notizie false. Poi, un'infinita serie di rinvii della pronuncia: la condanna arriva il 18 luglio 2023, all'11esima udienza. Un giorno dopo viene graziato dal presidente al-Sisi e il 20 luglio viene rilasciato. Il 5 luglio 2023 Zaki si era laureato dall'Egitto
L'arresto, i mesi in prigione, la scarcerazione, l'attesa infinita di una sentenza definitiva. Poi la condanna, il 18 luglio 2023, e solo un giorno dopo la grazia di al-Sisi. Infine il 20 luglio, finalmente, il ritorno in libertà. Sono gli ultimi tre anni di Patrick Zaki, attivista egiziano incarcerato la prima volta in Egitto il 7 febbraio 2020, quando era studente del Master europeo in studi di genere "Gemma" dell'Università di Bologna
La vicenda giudiziaria di Zaki inizia quindi il 7 febbraio 2020, quando approda al Cairo per una breve vacanza in famiglia, con l'idea di tornare a Bologna e proseguire gli studi nel master europeo. Il giovane viene fermato in aeroporto e, secondo le denunce di attivisti e legali, viene sottoposto a torture durante un interrogatorio su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt
La formalizzazione dell'arresto in Egitto arriva il giorno dopo, l’8 febbraio, quando il ricercatore compare a Mansoura, sua città natale, in stato di arresto per un mandato di cattura emesso nel 2019. Per lui vengono stabiliti 15 giorni di custodia cautelare, mentre con una petizione su Change.org inizia la mobilitazione internazionale per chiederne la liberazione