La pace obbligata. Cosa succede in Ucraina?

Partiamo da ciò che è più evidente: il disimpegno americano più volte annunciato da Trump potrebbe materializzarsi a fine gennaio, dopo l’insediamento del Presidente eletto alla Casa Bianca. Il flusso di miliardi di aiuti è sempre stato rinnovato con l’amministrazione Biden e anche i toni sono sempre stati di totale chiusura alla Russia e alle sue rivendicazioni. Il tema del diritto internazionale era centrale, ma le cose stanno cambiando. Il linguaggio è radicalmente diverso ora, Trump inoltre dovrà rispondere di tanti annunci roboanti su una pace da raggiungere in poco tempo, per poi concentrare risorse ed energie alle questioni di casa. Altro elemento: le forze ucraine sono allo stremo. Lo stesso presidente ucraino Zelensky ha detto ufficialmente che il suo esercito non può tornare in Donbass e in Crimea. Cosa c’è di diverso nelle dichiarazioni degli ultimi giorni? Intanto, il fatto che Zelensky parla di questioni negoziali e non più di princìpi. Anche gli ucraini, d’altro canto, lo seguono. Secondo un sondaggio recente di Gallup, la maggioranza è disposta a concessioni territoriali in cambio della pace. Anche i russi, da parte loro, stanno peggio di quello che sembra. I toni sono muscolari e tranquillizzanti ma la trasformazione dell’economia russa in una economia di guerra non fa bene a Mosca, Putin può resistere più a lungo gettando continuamente soldati in battaglia ma i fronti aperti si stanno moltiplicando - dai problemi militari alle sanzioni. Inoltre, gli ucraini pungono con azioni mirate, come l’uccisione del generale Kirillov a Mosca, uno smacco che dalle parti del Cremlino si fa fatica a digerire. Certamente, Putin guarda al negoziato ed è pronto a sedersi al tavolo anche con Zelensky o con chiunque venga legittimato dal voto popolare. Infine, l’Unione europea non vuole restare da sola a sostenere lo sforzo bellico senza l’amico americano, considerando che anche Londra potrebbe venir meno agli impegni che oggi garantisce sul fronte ucraino, impegni confermati ancora questa settimana con oltre 220 milioni di euro di aiuti. I vari summit a Bruxelles di questi giorni stanno mettendo a fuoco alcune opzioni per il negoziato, a cominciare dalla proposta di una forza di interposizione europea da schierare sui nuovi confini. La storia dei negoziati di pace La chiusura di ogni dialogo, di fatto, era cominciata nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia e si è intensificata con l’invasione su larga scala nel febbraio 2022, con conseguenze devastanti sia per la popolazione civile ucraina che per l’equilibrio geopolitico globale. I tentativi di negoziato per porre fine al conflitto in Ucraina sono cominciati praticamente dal primo momento dell’invasione russa, ma hanno attraversato molte fasi, con alti e bassi, per le difficoltà a trovare un terreno comune tra le parti. I primi sforzi significativi si sono concentrati sugli Accordi di Minsk, firmati nel settembre 2014 e nel febbraio 2015. Questi accordi, mediati dall’OSCE e supportati da Francia e Germania, miravano a un cessate il fuoco e a un processo politico per risolvere la crisi in Donbass, la regione dell’Ucraina orientale dove le forze separatiste sostenute dalla Russia erano emerse. Tuttavia, gli Accordi di Minsk non hanno mai portato a una pace stabile. Le violazioni del cessate il fuoco da entrambe le parti sono state frequenti, e le condizioni politiche non sono mai state attuate in modo completo, principalmente a causa delle divergenze su questioni fondamentali come l’autonomia delle regioni separatiste e il controllo dei confini. Nel frattempo, la Russia ha continuato a sostenere i separatisti attraverso il sostegno militare e logistico, mentre l’Ucraina ha continuato a chiedere il ritiro delle forze russe e il ripristino della sovranità nazionale. Con l’invasione russa del 2022, la situazione è diventata ancora più complessa. All’inizio del conflitto, ci sono stati alcuni tentativi di negoziazione diretta tra Ucraina e Russia, supportati da Paesi terzi come la Turchia e Israele. Tuttavia, questi colloqui non sono riusciti a fermare l’escalation della guerra e sono stati interrotti quando entrambe le parti hanno preso posizioni più rigide. Le prospettive di pace Attualmente, le prospettive per una risoluzione pacifica del conflitto rimangono incerte ma salgono di quota. Le posizioni di partenza sono distanti per un accordo rapido, eppure qualcosa si muove. Alcuni analisti suggeriscono che, per una pace duratura, potrebbero essere necessari compromessi territoriali, ma è difficile immaginare che l’Ucraina possa accettare qualsiasi forma di cessione di territorio in forma definitiva. Piuttosto, la situazione potrebbe evolversi verso una sorta di congelamento del conflitto, con una linea del fronte stabile ma senza una soluzione definitiva, magari garantita da una forza di interposizione a guida Onu. Altri indicano la necessità di una mediazione internazionale più forte, che coinvolga Paesi terzi come la Cina o l’India, che hanno finora mantenuto una posizione più neutrale. Tuttavia, la Cina, pur criticando l’invasione russa, ha evitato di schierarsi esplicitamente con l’Ucraina, mentre l’India ha seguito una linea più equilibrata, continuando a mantenere relazioni sia con la Russia che con l’Occidente. In conclusione, lo sguardo di tutti - Putin e Zelensky compresi, se si guarda alle loro ultime dichiarazioni - è rivolto alla Casa Bianca, sarà Trump a dover trovare il giusto compromesso.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La pace obbligata. Cosa succede in Ucraina?