Scholz sfiduciato: il ritratto della Germania al voto

L’attesa sfiducia al governo di Olaf Scholz apre la strada alle elezioni anticipate in Germania. Con 207 voti a favore e 394 contro, il Bundestag ha ufficialmente sfiduciato, come atteso, il cancelliere al potere dal 2021 alla guida di una coalizione ‘Semaforo’ Composta dal suo partito socialdemocratico , Verdi e, fino a novembre, i liberali . La sfiducia al Bundestag è stato un passaggio necessario: ora Scholz potrà domandare al capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier di anticipare la conclusione della legislatura, prevista per settembre 2025, e portare il Paese al primo voto anticipato dal 2005 a oggi. Una volta che il presidente della Repubblica, membro della Spd di Scholz, avrà formalizzato il suo assenso, si potrà aprire la strada al ritorno alle urne, nella giornata del 23 febbraio. La sfiducia rappresenta l’ultima tappa di un percorso iniziato quando a novembre Scholz aveva cacciato il suo ministro delle Finanze Christian Lindner, provocando l’uscita del suo partito, Fdp, dalla coalizione con i socialdemocratici e i Verdi. A suo modo, il dibattito parlamentare precedente il voto che ha sancito la fine del governo di coalizione è stato un vero e proprio calcio d’inizio della campagna elettorale che in una Germania colpita da una dura crisi economica e industriale si preannuncia accesa. Scholz e un discorso da campagna elettorale Nel suo discorso al Bundestag prima della votazione, Scholz ha lanciato il suo manifesto per le elezioni: più investimenti in energia rinnovabile, infrastrutture, protezione sociale, ma anche un deciso rilancio delle politiche di riarmo. Il cancelliere uscente ha poi rivendicato di voler proporre un investimento nell’aumento del salario minimo da 12 a 15,75 euro l’ora e di voler abbattere l’Iva sui beni di prima necessità dal 7 al 5% per permettere ai cittadini tedeschi di combattere l’inflazione. Rivendicando un’agenda orientata alla spesa pubblica, Scholz è andato all’attacco del Fdp, accusando Lindner di aver provocato con le sue richieste di maggior rigidità fiscale una rottura dell’esecutivo cercata ad arte. "La politica non è un gioco", ha affermato, accusando i liberali di aver agito per "sabotare il proprio governo" e di "teatralità, che non danneggia solo l'immagine di un singolo governo, ma anche di questa democrazia stessa". La Spd è solo terza nei sondaggi, ma di recente è rimbalzata dal 14 al 17% e spera di rafforzarsi iniziando dal prendere le distanze contro i suoi ex alleati. Lindner ha reagito criticando le proposte di Scholz come “pura fantasia”, ma gli attacchi più duri sono arrivati da Friedrich Merz, leader dell’Unione Cristiano-Democratica che con il 31% guida i sondaggi davanti alla destra radicale di Afd . Merz all'attacco sfida Scholz "Avete gettato la vergogna sulla Germania" di fronte all'UE e agli altri alleati, ha affermato Merz accusando Scholz di "aver gettato nella vergogna la Germania in Europa per la crisi economica, l'inflazione record e i ritardi nel finanziamento delle forze armate", accusando poi Scholz di debolezza per le sue posizioni attendiste sull'Ucraina e le sue aperture a un negoziato con Vladimir Putin. Merz, che auspica di poter governare in sponda con i liberali dopo il voto, ha definito la Spd come “partito del potere, che ha governato 22 degli ultimi 26 anni” sommando agli anni di governo di Scholz e Gerhard Schroeder quelli di tre dei quattro governi di Angela Merkel in cui la Spd affiancava la Cdu. Afd affonda contro Cdu e Spd L’ex manager di BlackRock, storico rivale interno della Cancelliera, ha così voluto marcare tanto la sua distanza da Scholz quanto la volontà di spostare un futuro governo del partito cristiano-democratico su posizioni più conservatrici. Una mossa che mira soprattutto a riconquistare quei voti usciti in direzione della destra radicale di Afd. "Non voglio vedere Merz in una posizione di responsabilità in nessuna circostanza", ha detto Jürgen Pohl, deputato dell’Afd, alla vigilia del voto, aprendo un fronte che ha visto poi Alice Weidel, leader e candidata cancelliera dell’estrema destra, lanciare bordate sia contro la Spd che verso la Cdu nel suo discorso in risposta a Scholz. Questi è accusato da Weidel di “aver gestito un’agenda fallimentare sull’immigrazione e di non aver previsto il rimpatrio dei profughi siriani” dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Merz, invece, è indicato da Weidel come un leader che “vuole trasformare la Germania in un bersaglio nucleare” per le sue visioni politiche sull’Ucraina. Il clima rissoso della discussione parlamentare mostra l’asprezza del confronto in un Paese che si avvia al voto anticipato in un contesto di crescente fragilità, dettato soprattutto dalla recessione economica che ha coinvolto l’industria esportatrice tedesca. Simbolo di questo stallo è stato l’annuncio di Volkswagen di voler chiudere tre impianti in Germania, una decisione che mostra l’ampiezza della crisi della “locomotiva d’Europa”. Finita la disponibilità di gas a basso prezzo dalla Russia, in calo la proiezione globale della sua manifattura e in emersione una strisciante rivalità col colosso cinese, Berlino si è trovata in difficoltà. Uno scenario, quello del tramonto del vecchio mondo su cui la Germania aveva costruito le basi della sua prosperità, destinato a fare da sfondo all’intera campagna elettorale. E a cui nessun partito tedesco sembra sapere come costruire un’alternativa.

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